Critica socioculturale

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"Critica culturale" o "critica socioculturale" significa l'applicazione della critica per comprendere la realtà sociale di un determinato medium o cultura. Ad esempio, un'analisi socio-culturale dell'istruzione fornisce una visione più complessa e completa dei fatti e delle istituzioni, nel senso che tali fatti ed istituzioni sono generati da persone in interazione concreta tra loro, in relazione al loro ambiente, tenendo conto di aspetti economici, culturali, sociali, storici, politici. In tale senso "la cultura" è costruita da persone che si trovano in un luogo specifico, in una specifica situazione storica, e legate a un ambiente economico, politico e sociale che le contraddistingue e le limita, che le determina e allo stesso tempo le rende capaci di agire. Esiste una relazione molto significativa tra studi socioculturali, critica sociale e teorie critiche di Filosofia sociale, Sociologia, Pedagogia e altre scienze fondamentalmente sociali.

Un critico culturale occupa - in relazione alla vita intellettuale o artistica o, più in generale, a disposizioni o pratiche sociali educative - quasi la stessa posizione di quella che un iconoclasta occupa in relazione alla vita religiosa: le due figure sono simili in quanto la loro funzione è sfidare concezioni e pratiche che sono diventate stagnanti o burocratizzate. Resta inteso che la critica culturale viene applicata a problemi fondamentali piuttosto che a dettagli o miglioramenti specifici. Parte dalla percezione che le cose siano sbagliate o che il valore personale - o sociale- sono poco focalizzati o focalizzati su aspetti errati e giusti.

Terminologia[modifica | modifica wikitesto]

La nascita del termine "critica culturale" è stata rivendicata da Jacques Barzun, che cominciò insieme a Lionel Trilling nell'autunno del 1934. [1]

Casey Nelson Blake, un professore della Columbia University dove lavoravano Barzun e Trilling, usa il termine " critica culturale" nel suo libro Beloved Community: the Cultural Criticism of Randolph Bourne, Van Wyck Brooks, Waldo Frank, and Lewis Mumford[2].

Altri autori, come Richard Wolin nel suo The Terms of Cultural Criticism: The Frankfurt School, Existentialism, Poststructuralism usa il termine in un'accezione più ampia[3]. L'uso contemporaneo tende a includere nel termine tutte le forme di critica rivolte a una cultura.

I saggi vittoriani[modifica | modifica wikitesto]

Primi esempi di critica culturale si possono rintracciare nel XIX secolo, in epoca vittoriana, in autori come Matthew Arnold[4] (che si interessa anche di religione) e Thomas Carlyle sopra tutti. John Ruskin è un altro nome di spicco.

Data l'equazione tra la bruttezza dell'ambiente materiale e una vita misera, gli esteti potrebbero essere implicitamente considerati dei critici culturale, ma nei loro lavori manca generalmente la piena articolazione degli argomenti e delle situazioni. Invece si possono considerare primi esempi di critici culturali autori come Charles Baudelaire in Francia, Søren Kierkegaard in Danimarca, Friedrich Nietzsche in Germania e Charles Dickens in Inghilterra.

XX secolo[modifica | modifica wikitesto]

Nel XX secolo il campo di studi è cambiato considerevolmente, dato che le scienze umanistiche, almeno in Inghilterra, si sono estese fino a comprendere gli studi socioculturali in genere. Autori importanti di riferimento sono Irving Babbitt e Walter Benjamin.[5]

Tra i critici contemporanei di spicco si ricordano:

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Jacques Barzun, Memoir. Remembering Lionel Trilling. Encounter., su The Unz Review: An Alternative Media Selection, settembre 1976. URL consultato il 18 febbraio 2018.
  2. ^ Casey Nelson Blake, Beloved Community: the Cultural Criticism of Randolph Bourne, Van Wyck Brooks, Waldo Frank and Lewis Mumford, The University of North Carolina Press, 1990.
  3. ^ Richard Wolin, The Terms of Cultural Criticism: The Frankfurt School, Existentialism, Poststructuralism, Columbia University Press, 1995.
  4. ^ Matthew Arnold, Culture and Anarchy. An Essay in Political and Social Criticism, Oxford University Press, 2009.
  5. ^ Walter Benjamin, An Aesthetic of Redemption (Weimar and Now: German Cultural Criticism), University of California Press, 1994.
  6. ^ A cultural critic answers his own, su fortfreedom.org. URL consultato il 18 febbraio 2018.
  7. ^ Schooling: The Hidden Agenda, su ishmael.org. URL consultato il 18 febbraio 2018 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2013).
  8. ^ Scholar, cultural critic Gates to give Kent Lecture, su chronicle.uchicago.edu. URL consultato il 18 febbraio 2018.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • Theodor W. Adorno, Prismen. Kulturkritik und Gesellschaft, Berlin, Suhrkamp Verlag, 1955.
  • Winfried Thaa, Kulturkritik und Demokratie bei Max Weber und Hannah Arendt, Nomos Verlagsgesellschaft mbH, 2005.
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