Chioglossa lusitanica

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Chioglossa
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Amphibia
Ordine Caudata
Famiglia Salamandridae
Sottofamiglia Salamandrinae
Genere Chioglossa
Bocage, 1864
Specie C. lusitanica
Nomenclatura binomiale
Chioglossa lusitanica
Bocage, 1864
Areale

La chioglossa (Chioglossa lusitanica Bocage, 1864), unica specie del genere Chioglossa Bocage, 1864, è un anfibio caudato appartenente alla famiglia dei Salamandridi[2].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chioglossa è un salamandride molto sottile e allungato, con zampe corte, 10-11 solchi costali, occhi sporgenti e una lunga coda che rappresenta circa 2/3 della lunghezza totale. Le parti superiori sono lisce e lucide, di colore di base da marrone scuro a nero e generalmente percorse da 2 bande longitudinali dorate o color rame, parallele tra loro e convergenti alla base della coda. In rari casi queste bande longitudinali appaiono anche come disgregate, soprattutto nella zona meridionale dell'areale. Le parti inferiori sono invece di colore grigio scuro. Ha una lunghezza totale di 12-16 cm[3].

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

La chioglossa è una specie terrestre notturna dai movimenti svelti e agili, «da lucertola». In caso di pericolo può sbarazzarsi della propria coda come molte lucertole (autotomia), facendola quindi ricrescere nell'arco di diversi mesi. La coda amputata si agita ancora per qualche minuto, distraendo il predatore. Se catturata, questa salamandra emette talvolta versi simili a squittii. Si nutre di piccoli insetti e ragni, ma anche di vermi e lumache, che cattura grazie alla sua lunga lingua biforcuta ed estensibile. L'accoppiamento avviene presso ruscelli, sulla riva o nell'acqua poco profonda, con il maschio che cinge la femmina dal basso per le zampe anteriori, come la salamandra pezzata. Le 10-35 uova vengono deposte singolarmente o in ammassi poco fitti tra pietre di ruscelli o sulle pareti di grotte umide. Le larve vivono in acqua e sono dotate di branchie molto piccole. La metamorfosi si completa generalmente in tarda estate e in autunno, quando le giovani salamandre si spostano sulla terraferma[3].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La chioglossa vive nel nord-ovest della penisola iberica: Spagna nord-occidentale (Asturie, Galizia), Portogallo del nord e centrale, ad altitudini da 100 fino a un massimo di 1200 m. Si trova soprattutto in punti umidi e ricchi di vegetazione all'interno di foreste di latifoglie, dove può formare anche popolazioni molto dense presso torrenti limpidi e rocciosi, sotto pietre o in grotte. Si può trovare anche in vecchie gallerie e miniere, più raramente in brughiere aperte[3].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Oltre alla forma nominale C. l. lusitanica, che occupa un areale più piccolo, nel centro del Portogallo (a sud del Rio Mondego), c'è la sottospecie C. l. longipes che compare in tutto il nord-ovest della penisola iberica: questa è caratterizzata da zampe e dita leggermente più lunghe, come evidenziato anche dal suo nome scientifico[4].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Arntzen, J., Bosch, J., Denoel, M., Tejedo, M., Edgar, P., Lizana, M., Martinez Solano, I., Salvador, A., García París, M., Recuero Gil, E., Sá-Sousa, P. & Márquez, R. 2016, Chioglossa lusitanica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Frost D.R. et al., Chioglossa lusitanica, in Amphibian Species of the World: an Online Reference. Version 6.0, New York, American Museum of Natural History, 2014. URL consultato il 13 ottobre 2016.
  3. ^ a b c Chioglossa lusitanica, su AmphibiaWeb. URL consultato il 13 ottobre 2016.
  4. ^ JAN W. ARNTZEN, DICK S. J. GROENENBERG, JOÃO ALEXANDRINO, NUNO FERRAND & FERNANDO SEQUEIRA (2007) Geographical variation in the golden-striped salamander, Chioglossa lusitanica Bocage, 1864 and the description of a newly recognized subspecies. Archiviato il 2 giugno 2012 in Internet Archive. Journal of Natural History, 41(13–16): 925–936.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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