Carl Bildt

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Disambiguazione – Se stai cercando l'omonimo diplomatico e storico svedese, vedi Carl Bildt (1850-1931).
Carl Bildt
Carl Bildt all'Halifax International Security Forum, 2017

Ministro di Stato della Svezia
Durata mandato4 ottobre 1991 –
7 ottobre 1994
Capo di StatoCarlo XVI Gustavo
Vice capo del governoBengt Westerberg
PredecessoreIngvar Carlsson
SuccessoreIngvar Carlsson

Ministro per gli affari esteri
Durata mandato6 ottobre 2006 –
3 ottobre 2014
Capo del governoFredrik Reinfeldt
PredecessoreJan Eliasson
SuccessoreMargot Wallström

Alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina
Durata mandato14 dicembre 1995 –
18 giugno 1997
Predecessorecarica istituita
SuccessoreCarlos Westendorp

Leader del Partito Moderato
Durata mandato23 agosto 1986 –
4 settembre 1999
PredecessoreUlf Adelsohn
SuccessoreBo Lundgren

Dati generali
Partito politicoPartito Moderato
UniversitàUniversità di Stoccolma
ProfessioneDiplomatico
FirmaFirma di Carl Bildt

Nils Daniel Carl Bildt (Halmstad, 15 luglio 1949) è un politico e diplomatico svedese, Ministro di Stato della Svezia dal 1991 al 1994.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

È stato Primo ministro dal 4 ottobre 1991 al 7 ottobre 1994 e leader del Partito Moderato dal 1986 al 1999.

Nel 1992 ha introdotto la riforma delle scuole pubbliche a contratto e l'abolizione della carta scolastica, riforme che hanno favorito la privatizzazione dell'istruzione.[1]

Dal 1998 è sposato con l'italiana Anna Maria Corazza, conosciuta nei Balcani mentre lei stava lavorando per una missione delle Nazioni Unite.

Bildt è stato Inviato Speciale dell'Unione europea in Jugoslavia durante le guerre jugoslave a partire da Giugno 1995, vicepresidente della conferenza di Pace di Dayton nel novembre 1995 e Alto Rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina da dicembre 1995 a giugno 1997, subito dopo la guerra in Bosnia. Dal 1999 al 2001, è stato Inviato Speciale delle Nazioni Unite per i Balcani.

Dopo aver lasciato la carica di leader del Partito moderato nel 1999, Bildt ha assunto posizioni nel settore privato e in think tank internazionali. Tra le sue posizioni nei think tank, è stato il primo membro non statunitense del Consiglio di amministrazione della RAND Corporation di Santa Monica, in California, e del Consiglio consultivo del Centre for European Reform di Londra. È stato membro del consiglio di amministrazione dell'European Policy Centre di Bruxelles, dell'International Institute for Strategic Studies di Londra e dell'International Advisory Board del Council on Foreign Affairs di New York.[2]

Bildt è stato direttore non esecutivo della società di gestione patrimoniale statunitense Legg Mason, Inc. con sede a Baltimora. È stato presidente del consiglio di amministrazione di Teleopti e presidente della società di consulenza per gli affari pubblici Kreab AB, nonché membro del consiglio di amministrazione della società di consulenza informatica HiQ AB. È stato presidente del Nordic Venture Network, che riuniva in una rete informale le società di venture capital high-tech nordiche.

Nel 2000, Bildt è entrato a far parte del consiglio di amministrazione del Gruppo Lundin, una società con interessi petroliferi in Etiopia e Sudan.[3] Nel 2002, Bildt è entrato a far parte del consiglio di amministrazione di Vostok Nafta, una società finanziaria con partecipazioni principalmente in Gazprom. Ha lasciato i suoi incarichi in tutti questi consigli di amministrazione quando è diventato ministro degli Esteri nell'ottobre 2006.

Dal 2006 al 2014 è stato Ministro degli esteri nel governo retto da Fredrik Reinfeldt.

Controversie e critiche[modifica | modifica wikitesto]

Diversi politici e giornalisti hanno evidenziato la questione del conflitto di interessi tra alcune posizioni assunte da Carl Bildt in politica internazionale e i suoi interessi privati come imprenditore, in particolare con il colosso del gas russo Gazprom e Lundin Petroleum, compagnia petrolifera attiva in Sudan.[4][5]

Carl Bildt è stato criticato per il suo ruolo di mediatore nella guerra di Bosnia. Da primo ministro, fu infatti accusato di indifferenza alla pulizia etnica e genocidio commesso dalle forze serbo-bosniache ai danni dei civili croati e musulmani.[6][7]

Secondo le rivelazioni di WikiLeaks, i diplomatici americani considerano Bildt "cocciuto", "arrogante" e dotato di "limitate abilità politiche".[8] Bildt è stato anche descritto dagli stessi come una persona che pensa di avere molto più potere ed influenza di ciò che ha veramente, è stato infatti definito "un pesce di media taglia con l'attitudine a pesce grosso".[9] Al presidente statunitense George W. Bush fu infatti consigliato di "far finta di assecondare il desiderio di Bildt di operare ad alti livelli", e di fingere di essere impressionato dai suoi precedenti incarichi internazionali.[10] Secondo alcune fonti, WikiLeaks sarebbe in possesso di documenti che proverebbero che Carl Bildt sia una spia americana, tuttavia alcuni giornalisti credono che si tratti di una campagna diffamatoria contro la Svezia per aver concesso l'estradizione di Julian Assange.[11]

In merito alla Crisi ucraina, in un'intervista a Radio Svezia il 15 marzo 2014, Bildt ha dichiarato che considera il Referendum sull'autodeterminazione della Crimea del 2014 illegale e "non valido, non importa cosa voteranno le persone". Ha poi evitato di rispondere alle domande sul ruolo del partito ucraino di estrema destra Svoboda, durante i disordini di Majdan, dicendo "non descriverò cosa è quel partito".[12]

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere di I classe dell'Ordine della croce della terra mariana (Estonia) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore di gran croce dell'Ordine della rosa bianca (Finlandia) - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Legion d'Onore (Francia) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica italiana - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore di gran croce dell'Ordine delle tre stelle (Lettonia) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran croce dell'Ordine del granduca Gediminas (Lituania) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce dell'Ordine reale norvegese al merito (Norvegia) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran croce dell'Ordine al merito della Repubblica di Polonia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di gran croce onorario dell'Ordine di San Michele e San Giorgio (Regno Unito) - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine del Fedele Servizio (Romania) - nastrino per uniforme ordinaria
Gran Croce al Merito dell'Ordine al Merito della Repubblica Federale Tedesca - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Violette Goarant, En Suède, au nom de la « liberté de choix », su Le Monde, 1º settembre 2018.
  2. ^ (EN) Carl Bildt, su Bruegel | The Brussels-based economic think tank.
  3. ^ (EN) ‘Lundin may have led Bildt to the heart of darkness’, su The Local Sweden, 22 dicembre 2011.
  4. ^ PM Nilsson, "Bildt måste gå" Archiviato il 12 febbraio 2007 in Internet Archive., Expressen, 11 January 2007 (SV) .
  5. ^ Fredrik Malm, "Bildt måste byta politik eller avgå" Archiviato il 18 febbraio 2007 in Internet Archive., Expressen, 15 January 2007 (SV) .
  6. ^ Dilsa Demirbag-Sten, |titolo=Oförebildtlig, su Expressen. URL consultato il 1º febbraio 2021 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2012)., 16 October 2006 (SV) .
  7. ^ (SV) Per Ahlmark, Du vet ju hur Carl är, in Dagens Nyheter, 24 ottobre 2006. URL consultato il 28 marzo 2009.
  8. ^ (SV) Mikael Holmström, Bildt ger USA problem, in Svenska Dagbladet, 6 dicembre 2010. URL consultato il 12 luglio 2011.
  9. ^ (SV) Thomas Larsson, Bildt har begränsad politisk förmåga, in Sveriges Television, 5 dicembre 2010. URL consultato il 12 luglio 2011 (archiviato dall'url originale l'11 ottobre 2011).
  10. ^ (SV) Mikael Stengård, Bildt har satt på sig en för stor kostym, in Aftonbladet, 5 dicembre 2010. URL consultato il 12 luglio 2011.
  11. ^ (SV) Expressen: Carl Bildt läcker till USA - Hbl.fi/nyheter, su hbl.fi, 22 febbraio 2012. URL consultato il 12 giugno 2012 (archiviato dall'url originale il 5 luglio 2013).
  12. ^ Bildt: Crimea referendum illegal, in Sveriges Radio, 15 marzo 2014. URL consultato il 15 marzo 2014.
  13. ^ Sito web del Quirinale: dettaglio decorato.
  14. ^ Tabella degli insigniti Archiviato il 10 febbraio 2017 in Internet Archive..

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (SV) Carl Bildt, Hallänning, svensk, europé, Stockholm, Bonnier, 1991, ISBN 91-34-51204-7.
  • (SV) Carl Bildt, Den enda vägen, Stockholm, Moderata samlingspartiet, 1994, ISBN 91-85816-09-4.
  • (SV) Carl Bildt, Uppdrag fred, Stockholm, Norstedt, 1997, ISBN 91-1-300324-0.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Ministro di Stato della Svezia Successore
Ingvar Carlsson 4 ottobre 1991 - 7 ottobre 1994 Ingvar Carlsson
Predecessore Ministro degli affari esteri della Svezia Successore
Jan Eliasson 6 ottobre 2006 - 3 ottobre 2014 Margot Wallström
Predecessore Alto rappresentante per la Bosnia ed Erzegovina Successore
nuova carica 14 dicembre 1995 - 18 giugno 1997 Carlos Westendorp
Predecessore Leader del Partito Moderato Successore
Ulf Adelsohn 23 agosto 1986 - 4 settembre 1999 Bo Lundgren
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