Ca' d'Oro

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Coordinate: 45°26′26.44″N 12°20′01.91″E / 45.440678°N 12.333865°E45.440678; 12.333865
Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro
Ca' d'Oro: facciata sul Canal Grande
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
LocalitàCannaregio
IndirizzoCannaregio n. 3932 (Strada Nuova) - Venezia, Italia
Coordinate45°26′26″N 12°20′02″E / 45.440556°N 12.333889°E45.440556; 12.333889{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Caratteristiche
Tipopittura, scultura
Istituzione1916
FondatoriGiorgio Franchetti
Apertura1954
[Galleria G. Franchetti alla Ca' d'Oro Sito web]
La facciata dopo i lavori di G.B. Meduna
Cortile interno
Vera di pozzo rinascimentale in marmo brocatello del cortile interno

La Ca' d'Oro è un noto palazzo di Venezia, situato nel sestiere di Cannaregio e affacciato sul Canal Grande. Attualmente è adibito a museo.

Storia

Il palazzo fu edificato tra il 1421 ed il 1440 circa su commissione del mercante veneziano Marino Contarini. L’edificio non ebbe un unico progettista, ma fu il frutto del lavoro di più maestri, coordinati da Marino Contarini stesso. Tra di essi vi furono certamente Marco d'Amedeo, probabilmente direttore dei lavori, lo scultore milanese Matteo Raverti, i veneziani Giovanni e Bartolomeo Bono e il francese Jean Charlier, citato nei documenti di spesa a tutt’oggi ancora conservati, come Zuanne de Franza, che si occupò della doratura e coloritura finale della facciata. Dopo la morte di Marino Contarini nel 1441 e in seguito a quella dell'unico figlio Piero, la Ca' d'Oro fu divisa tra le figlie di quest'ultimo, innescando, nei secoli successivi, una lunga serie passaggi di proprietà e di conseguenti alterazioni che ne mutarono la fisionomia, specialmente all'interno, proprio a causa delle differenti necessità abitative. Solo verso la fine del XIX secolo la Ca' d'Oro, per decisione di Alessandro Trubetzkoi, il proprietario di allora, fu sottoposta ad un restauro di cui fu incaricato l'architetto Giovan Battista Meduna. Meduna modificò pesantemente la facciata ed anche l'interno del palazzo. Nel 1894 l'intero edificio fu acquistato per 170.000 lire (un notevole esborso per l'epoca) dal barone Giorgio Franchetti, che volle intraprendere un attento restauro filologico dell'edificio, tentando di riportarlo il più possibile vicino alla morfologia quattrocentesca. Fin da principio il suo scopo non fu quello di fare della Ca' d'Oro la sua abitazione, ma di ospitarvi la propria collezione di opere d'arte per renderla visitabile al pubblico. Nel 1916 Franchetti stipulò un accordo con lo Stato Italiano nel quale si impegnò a cedere il palazzo al termine dei lavori in cambio della loro copertura finanziaria. Il 18 gennaio del 1927 venne inaugurato il museo intitolato "Galleria Giorgio Franchetti" alla memoria del barone, scomparso nel 1922.

Architettura e opere d'arte

La denominazione deriva dal fatto che in origine alcune parti della facciata erano ricoperte d'oro. Questa rifinitura faceva parte di una complessa policromia, oggi scomparsa, ritenuta uno dei massimi esempi del gotico fiorito a Venezia. Essa si caratterizza per la marcata asimmetria tra la parte sinistra, in cui si sovrappongono tre fasce traforate (portico per l'attracco delle barche al piano terra e loggiati ai piani superiori), e l'ala destra, in cui prevale la muratura rivestita di marmi pregiati con singole aperture isolate. Tale asimmetria non è dovuta alla mancanza di un'altra ala sinistra, ma fu una scelta dettata dallo stretto lotto disponibile: l'edificio non è quindi incompiuto. Nonostante ciò l'insieme è estremamente equilibrato, perché i pieni e i vuoti sono sapientemente bilanciati[1]. Nell'aspetto esteriore presenta diversi elementi di contatto con Palazzo Ducale (la cui attuale sistemazione esterna è infatti in parte coeva), come le forme del traforo del primo piano e la fascia merlata di coronamento.

Internamente l'edificio ha una pianta a forma di C articolata attorno ad una corte scoperta, al centro della quale è posizionata una grande vera di pozzo in marmo broccatello di Verona, realizzata da Giovanni e Bartolomeo Bon nel 1427, il quale vi scolpì su tre lati, tra un ricco fogliame, le allegorie femminili della Giustizia, della Fortezza e della Carità. Come consueto nelle dimore veneziane, alle ampie logge della facciata corrispondono all'interno dei lunghi saloni, detti portego che attraversano l'edificio in tutta la sua profondità.

Il pavimento marmoreo

Durante i lavori intrapresi da Giorgio Franchetti venne realizzato il pavimento marmoreo nel portico del piano terreno. Esso copre una superficie di 350 m² utilizzando le tecniche dell'opus sectile e dell'opus tessellatum. I motivi geometrici che compongono la decorazione si ispirano alle pavimentazioni medievali delle chiese dalla laguna veneta come la basilica di San Marco a Venezia, la Basilica di Santi Maria e Donato a Murano e la Cattedrale di Santa Maria Assunta a Torcello. Molti sono però anche i punti di contatto con le decorazioni cosmatesche del XII e XIII secolo. Sono presenti anche temi desunti dal repertorio decorativo bizantino. Giorgio Franchetti disegnò personalmente le geometrie della pavimentazione e si impegnò anche nella sua realizzazione materiale. Da sottolineare è il fatto che per tale opera Franchetti scelse di non utilizzare marmi e pietre di cavatura moderna, ma di utilizzare le tipologie più note e preziose fin dall’antichità romana, tra cui il porfido rosso antico, il serpentino, il cipollino verde, il giallo antico, il pavonazzetto, il verde antico, il marmo luculleo e molti altri.

Il museo

La galleria ospita la collezione di opere d'arte raccolta da Giorgio Franchetti nella sua vita. In seguito alla donazione allo Stato italiano (1916) e in vista dell'allestimento del museo, alla collezione Franchetti furono affiancate alcune raccolte statali da cui provengono la maggior parte dei bronzi e delle sculture esposte, oltre a numerosi dipinti veneti e fiamminghi.

Tra le opere di maggior pregio vi sono il San Sebastiano di Andrea Mantegna, la Pietà con due angioletti di Marco Palmezzano, la Venere alla specchio e la Giuditta di Tiziano, vedute di Francesco Guardi, la Venere dormiente di Paris Bordone e ampie porzioni degli affreschi del Giorgione, provenienti dalla facciata del Fondaco dei Tedeschi di Venezia. Di Vittore Carpaccio sono tre teleri con le Storie della Vergine (1504-1508).

Oltre alle sale espositive, il museo ospita vari laboratori per la conservazione e il restauro di opere d'arte.

Note

  1. ^ Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano 1999, pag. 11.

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