5º centro di allevamento quadrupedi: differenze tra le versioni

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina: {{Infobox unità militare |Nome= V Centro di Allevamento Quadrupedi |Immagine= |Didascalia= |Attiva= dal 1885 al 1954 |Nazione= Regno d'Italia |Servizio= [...
 
Riga 43: Riga 43:


==Storia==
==Storia==
L'area delle [[Valli mirandolesi]], abitata fin dall'epoca etrusca, era nota da tempi immemorabili per l'allevamento di cavalli di razze pregiate<ref name=Panizzi>{{cita libro|autore=Nicandro Panizzi|titolo=Monografia sull'economia agricola del Circondario di Mirandola|editore=G. Cagarelli|città=Mirandola|anno=1891|pp=4-6}}</ref>: infatti, un documento storico attesta che il 7 luglio 1461 il [[ducato di Ferrara|duca di Ferrara]] [[Borso d'Este]] si recò a San Martino Spino per acquistare un puledro<ref>{{cita libro|autore=L. A. Gandini|titolo=Viaggi, cavalli, bardature e stalle degli Estensi|editore=editore Fava e Baragnani|città=Bologna|anno=1892}}</ref>. Gli allevamenti dei famosi cavalli di razza Coniera, Villana e Zanetta, acquistati dalla nobiltà padana,<ref>{{cita web|titolo=Comitato Palazzo Porto Vecchio|sito=I luoghi del cuore|editore=FAI Fondo Ambiente Italiano|url=http://iluoghidelcuore.it/comitato/34|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170308051906/http://iluoghidelcuore.it/comitato/34|dataarchivio=8 marzo 2017}}</ref> furono gestiti dai [[Pico (famiglia)|Pico]], signori del [[Ducato della Mirandola]], fino alla loro decaduta nel 1711 e in seguito dai duchi [[Estensi]] di Modena, che la diedero in gestione ai marchesi Menafoglio.<ref>{{cita web|titolo=Storia del V Centro di Allevamento Quadrupedi – I capitolo|sito=Al Barnardon|data=2017-03-21|url=http://www.albarnardon.it/storia-del-v-centro-di-allevamento-quadrupedi-i-capitolo/}}</ref>
L'area delle [[Valli mirandolesi]], abitata fin dall'epoca etrusca, era nota da tempi immemorabili per l'allevamento di cavalli di razze pregiate<ref name=Panizzi>{{cita libro|autore=Nicandro Panizzi|titolo=Monografia sull'economia agricola del Circondario di Mirandola|editore=G. Cagarelli|città=Mirandola|anno=1891|pp=4-6}}</ref>: infatti, un documento storico attesta che il 7 luglio 1461 il [[ducato di Ferrara|duca di Ferrara]] [[Borso d'Este]] si recò a San Martino Spino per acquistare un puledro<ref>{{cita libro|autore=L. A. Gandini|titolo=Viaggi, cavalli, bardature e stalle degli Estensi|editore=editore Fava e Baragnani|città=Bologna|anno=1892}}</ref>. Gli allevamenti dei famosi cavalli di razza Coniera, Villana e Zanetta, acquistati dalla nobiltà padana,<ref>{{cita web|titolo=Comitato Palazzo Porto Vecchio|sito=I luoghi del cuore|editore=FAI Fondo Ambiente Italiano|url=http://iluoghidelcuore.it/comitato/34|urlmorto=no|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20170308051906/http://iluoghidelcuore.it/comitato/34|dataarchivio=8 marzo 2017}}</ref> furono gestiti dai [[Pico (famiglia)|Pico]], signori del [[Ducato della Mirandola]], dal XV secolo<ref>{{cita libro|titolo=Italian Historical Rural Landscapes: Cultural Values for the Environment and Rural Development|curatore=Mauro Agnoletti|editore=Springer|città=Dordrecht|anno=2012|p=304|lingua=en|url=https://books.google.it/books?id=_jT4zQkmqxQC&pg=PA304|isbn=978-94-007-5353-2|doi=10.1007/978-94-007-5354-9}}</ref> fino alla loro decaduta nel 1711 e in seguito dai duchi [[Estensi]] di Modena, che la diedero in gestione ai marchesi Menafoglio.<ref>{{cita web|titolo=Storia del V Centro di Allevamento Quadrupedi – I capitolo|sito=Al Barnardon|data=2017-03-21|url=http://www.albarnardon.it/storia-del-v-centro-di-allevamento-quadrupedi-i-capitolo/}}</ref>


[[File:San Martino Spino - Palazzo di Porto Vecchio.jpg|miniatura|sinistra|Il [[Palazzo di Porto Vecchio]] a [[San Martino Spino]]]]
[[File:San Martino Spino - Palazzo di Porto Vecchio.jpg|miniatura|sinistra|Il [[Palazzo di Porto Vecchio]] a [[San Martino Spino]]]]

Versione delle 17:50, 20 mar 2018

V Centro di Allevamento Quadrupedi
Descrizione generale
Attivadal 1885 al 1954
NazioneRegno d'Italia
ServizioForze armate italiane
TipoCentro allevamento
Guarnigione/QGSan Martino Spino (Mirandola)
Parte di
Stato maggiore Esercito italiano
Comandanti
Degni di nota>
Voci su unità militari presenti su Wikipedia

Il V Centro di Allevamento Quadrupedi è stata una struttura dell'Esercito Italiano avente sede a San Martino Spino, frazione del comune di Mirandola, in provincia di Modena. La sede era situata all'interno di una vasta area che, nei secoli precedenti, apparteneneva al Ducato estense.

Storia

L'area delle Valli mirandolesi, abitata fin dall'epoca etrusca, era nota da tempi immemorabili per l'allevamento di cavalli di razze pregiate[1]: infatti, un documento storico attesta che il 7 luglio 1461 il duca di Ferrara Borso d'Este si recò a San Martino Spino per acquistare un puledro[2]. Gli allevamenti dei famosi cavalli di razza Coniera, Villana e Zanetta, acquistati dalla nobiltà padana,[3] furono gestiti dai Pico, signori del Ducato della Mirandola, dal XV secolo[4] fino alla loro decaduta nel 1711 e in seguito dai duchi Estensi di Modena, che la diedero in gestione ai marchesi Menafoglio.[5]

Il Palazzo di Porto Vecchio a San Martino Spino

Nel 1711, la proprietà di Portovecchio passò dalla famiglia Pico agli Estensi di Modena. Durante la Repubblica Cisalpina, con l'abolizione dei feudi, la tenuta venne acquisita nel 1796 dal dipartimento del Panaro. Dopo il Congresso di Vienna, nel 1815 il centro di allevamento ritorno in possesso della Camera Ducale degli Stati Estensi, che pochi anni dopo, nel 1824, realizzò il Barchessone Vecchio.[6]

Con l'unità d'Italia, la tenuta di Portovecchio venne acquisita nel 1859 dal Regno di Sardegna, poi divenuto Regno d'Italia; tuttavia nel 1862 l'Erario decise di vendere l'area al barone Vincenzo Belinda, che ne rimase in possesso fino al 1880. In seguito, nell'estate del 1882 la tenuta di Portovecchio venne nuovamente riacquisitata dal Ministero della Guerra, al fine di impiantare un rifornimen­to di cavalli, opportunamente selezionati e corretti negli appiombi, e di muli con caratteristiche confacenti alle esigenze.[7] La ditta Paolo Zoboli di Modena iniziò a realizzare i ricoveri per i cavalli, con una spesa di 100.000 lire dell'epoca: complessivamente vennero costruite 19 "tettoie", ognuna delle quali era identificata con un toponimo, tra cui Macchinetta, Vallette, Casalvecchio, Ladri, Cappello, Pascoli, Mezzaluna, Spino e Fieniletto.[8]

Competenza territoriale dei centri ippici nazionali nel 1942 (Mirandola, Carso, Grosseto, Lazio, Persano e Bonorva)

Con il Regio Decreto 19 aprile 1883 fu ufficialmente istituito il "Quinto deposito Allevamento Cavalli", che diventò operativo nel maggio successivo. Nel 1885 il Palazzo di Porto Vecchio venne restaurato ed adibito ad abitazione del personale militare, con un costo di 60.000 lire. Nel 1891 è documentata l'esistenza di estesissimi prati naturali, dove pascola­vano dalla fine di marzo a novembre grandi mandrie di bovini, ovini ed equini; in particolare la razza equina «nostrana» stava migliorando notevolmente, grazie alla selezione incentivata dagli stalloni privati, ma soprattutto da quelli del Governo che erano siti in cinque stazioni di monta nel Circondario di Mirandola.[1]

La tenuta di Porto Vecchio fu molto importante soprattutto per rifornire con i propri cavalli e muli i fronti della prima guerra mondiale. Il centro fu utilizzato anche durante la seconda guerra mondiale, quando i nazisti vi concentrarono fino a 7.000 cavalli nel 1944. Dal 5 maggio 1945 venne istituito dall'esercito statunitense il 2605th Veterinary General Hospital, dove furono curati circa 500 cavalli feriti;[9] nella tenuta venero inoltre ammassati migliaia di animali catturati dopo la capitolazione nazista.[10]

Con l'avvento della motorizzazione, l'utilizzo militare degli equini diminuì notevolmente, tanto che il centro di allevamento venne chiuso nel 1954. L'area fu poi utilizzata come deposito del reggimento pontieri dell'arma del genio militare e poi dalla Folgore per addestrare dei cani anti-esplosivo[11]. La proprietà demaniale passò poi all'Aeronautica Militare come centro di Rilevazione atmosferica e ponte radio connessioni militari, inquadrato come distaccamento del 4° Deposito della Caserma Francesco Setti di Modena.

Allevamento

Il Barchessone Vecchio

A differenza dei metodi tradizionali usati a Grosseto e Persano, l'allevamento di San Martino Spino era organizzato in maniera simile a quello di Palmanova: i puledri pascolavano allo stato semibrado in grandi recinti, riparandosi di notte sotto le tettoie o nei barchessoni, e rimanevano liberi anche dentro le stalle.[12]

Le fattrici di proprietà dello Stato, soprattutto di razza TPR (tiro pesante ra­pido), erano concesse già gravide in "affida"[13] agli agricoltori di tutto il Nord Italia, che le impiegavano nei i propri lavori. In seguito, i contadini erano precettati a presentare, su determinate piazze e in certe date prefissate, il puledro nato da tre mesi, che veniva esaminato da una Commissione, che inoltre poteva anche acquistare altri cavalli dagli allevatori. Successivamente, i cavalli venivano trasportati a San Martino Spino per l'ispezione veterinaria, che prevedeva anche l'intradermoreazione alla malleina al fine di diagnosticare eventuali infezioni da morva (l'ultimo caso accertato nell'allevamento fu nel 1928); in caso di positività, lo stallone era soppresso e incenerito nel forno crematorio tuttora esistente. I puledri sani erano raggruppati in branchi omogenei per età, mentre quelli che non presentavano un perfetto appiombo erano affidati ai maniscalchi per essere "raddrizzati" con apposite ferrature. Al termine dell'allevamento, i cavalli maturi erano spediti al corpo di destinazione.[12]

Il centro di allevamento produceva anche molti esemplari di mulo, grazie alle ottanta-cento cavalle fattrici ingravidate da asini: a seconda delle necessità, venivano utilizzati gli stalloni di asino di Martina Franca per avere muli di grossa taglia oppure di asino grigio siciliano[14] (oggi estinto) per muli più leggeri e agili.[12]

Organizzazione

Magazzino dei cereali

La tenuta di Portovecchio era divisa in tre settori: il distacca­mento di cavalleria, con il comandante che era anche il direttore del centro, il settore veterinario per le attività zootecniche e infine il settore agrario per la produzione dei foraggi. Per quest'ultimo aspetto la tenuta di San Martino Spino era quasi autosufficente: vi erano prodotte l'avena e la veccia, mentre i prati sta­bili e gli erbai erano periodicamente falciati e sottoposti a fienagione nei diversi depositi. Peraltro erano allevati, per il fabbisogno di carne e latte del personale in servizio, anche bovini di razza maremmana. Complessivamente, dentro la tenuta vivevano stabilmente circa quaranta famiglie, mentre il personale variava tra le cinquanta unità fisse e i 200 operai stagionali in estate.[12]

Note

  1. ^ a b Nicandro Panizzi, Monografia sull'economia agricola del Circondario di Mirandola, Mirandola, G. Cagarelli, 1891, pp. 4-6.
  2. ^ L. A. Gandini, Viaggi, cavalli, bardature e stalle degli Estensi, Bologna, editore Fava e Baragnani, 1892.
  3. ^ Comitato Palazzo Porto Vecchio, su I luoghi del cuore, FAI Fondo Ambiente Italiano (archiviato l'8 marzo 2017).
  4. ^ (EN) Mauro Agnoletti (a cura di), Italian Historical Rural Landscapes: Cultural Values for the Environment and Rural Development, Dordrecht, Springer, 2012, p. 304, DOI:10.1007/978-94-007-5354-9, ISBN 978-94-007-5353-2.
  5. ^ Storia del V Centro di Allevamento Quadrupedi – I capitolo, su Al Barnardon, 21 marzo 2017.
  6. ^ Storia del V Centro Allevamento Quadrupedi – II capitolo, su albarnardon.it, 13 dicembre 2015.
  7. ^ cfr. Indicatore Mirandolese, agosto 1882
  8. ^ Storia del V Centro Allevamento Quadrupedi – III capitolo, su Al Barnardon.
  9. ^ (EN) Animal Farms, Captured Animals, and Privately Owned Animals, in History of The Office of Medical History, U.S. Army Medical Department, p. 664-665.
  10. ^ (EN) Evacuation and Hospitalization, in History of The Office of Medical History, U.S. Army Medical Department, p. 587.
  11. ^ Un piano per far rinascere Portovecchio, in Gazzetta di Modena, 29 giugno 2011 (archiviato l'8 marzo 2017).
  12. ^ a b c d Storia del V Centro Allevamento Quadrupedi di San Martino Spino – IV capitolo, su Al Barnardon, 21 febbraio 2016.
  13. ^ L'affida era una usanza conosciuta fin dai tempi dei Pico
  14. ^ in questo caso era necessaria l'inseminazione artificiale, data la differente statura tra asino e cavalla

Altri progetti

Voci correlate