Via Cernaia
Via Cernaia | |
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Via Cernaia da piazza Solferino | |
Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Città | ![]() |
Circoscrizione | ![]() |
Codice postale | 10121 (Numeri civici dispari) 10122 (Numeri civici pari)[1] |
Informazioni generali | |
Tipo | strada carrabile |
Lunghezza | 950 metri |
Pavimentazione | lastricato |
Intitolazione | Battaglia della Cernaia |
Collegamenti | |
Inizio | Piazza Solferino |
Fine | Piazza XVIII Dicembre |
Mappa | |
![]() | |
Coordinate: 45°04′18.07″N 7°40′25.54″E / 45.071685°N 7.673761°E
Via Cernaia è una delle strade storiche del centro di Torino, lunga 950 mt. e dedicata alla battaglia della Cernaia, combattuta nella guerra di Crimea.[2]
Storia[modifica | modifica wikitesto]
L'intenzione d'intitolare una delle principali strade cittadine alla grande vittoria in Crimea venne presa già dai trattati del Congresso di Parigi nel 1856, nonostante i molti scettici: il nome russo Čërnaja (che significa "nero") sembrava quasi impronunciabile. Venne infine deciso di italianizzare il nome in Cernaia.[3] Un'altra interpretazione è che la pronuncia più simile a quella russa (Čë = Cio) avrebbe richiamato il termine usato volgarmente in piemontese per indicare le parti intime femminili.[4]
La via venne progettata nel 1855, su terreni allora occupati dalla Cittadella di Torino: i lavori per la realizzazione iniziarono nel 1856 e fu necessario spianare i terrapieni della vecchia fortezza per creare la via, mentre nei luoghi ancora occupati dalla fortezza venne eretta la caserma Cernaia.
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La via, sul lato verso nord, ha i tipici portici delle vie ottocentesche del capoluogo piemontese, inizia nella Piazza Solferino e termina in piazza XVIII Dicembre, collegando la stazione di Porta Susa al Teatro Alfieri e congiungendosi con Via Pietro Micca all'incrocio con via Santa Teresa, dov'è presente l'imponente Fontana angelica.
All'altezza del numero civico 27 termina il corso Vinzaglio, che a partire dall'incrocio con corso Vittorio Emanuele II è stato rinominato negli anni 1950 corso Duca degli Abruzzi. Nei giardini della Cittadella comincia corso Galileo Ferraris che è la ridenominazione di corso Giuseppe Siccardi negli anni 1920.
La via è raggiungibile dalla piazza XVIII Dicembre antistante la stazione ferroviaria Porta Susa ed è percorsa da diverse linee di bus, di tram e sino al 1979 anche di filobus.
Monumenti[modifica | modifica wikitesto]
Lungo il suo percorso sono visibili due grandi statue dedicate a due personaggi importanti per la storia torinese: Alessandro La Marmora e Pietro Micca.
Il primo, posto in un piccolo giardino con maestosi alberi piantati nel XIX secolo, venne realizzato dallo scultore Giuseppe Cassano e fu innalzato nel 1867; il secondo, all'angolo con corso Galileo Ferraris, risale al 1864, ancora realizzato dal Cassano: alla sua base ogni anno, nella ricorrenza dell'assedio della città (7 settembre 1706), viene posta una corona di fiori.
Importante è la caserma dei Carabinieri "Cernaia", un edificio austero, eretto nel 1864 su un terreno precedentemente occupato dalla vecchia cittadella, e che si trova praticamente ancora nelle condizioni originali . In via Cernaia, al numero 44, ha avuto sede, dal 1898, fino alla soppressione per volontà del regime fascista, l'associazione studentesca mondiale Corda Fratres.
Luoghi d'interesse[modifica | modifica wikitesto]
- il Grattacielo Rai, voluto nel 1968 dalla RAI ed attualmente in completo disuso ed in attesa di una riconversione funzionale
- la Cittadella di Torino, della quale resta visibile, ormai, solo il Mastio, centro nevralgico del sistema difensivo della città
- il Museo Pietro Micca, con entrata nella vicina Via Guicciardini
- la storica Caserma dei Carabinieri "Cernaia"
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, p. 258
- ^ Curiosità toponomastiche: la tribolata nascita di via della Cernaia, per evitare l'ilarità dei torinesi
- ^ Renzo Rossotti, Le strade di Torino, 1995, Torino, Newton Compton Editori. pp. 216-217
- ^ Via Cernaia, la strada torinese che cambiò nome per evitare piccanti "doppi sensi"
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Renzo Rossotti, Le strade di Torino, 1995, Torino, Newton Compton Editori. pp. 216–217
- Dove, Come, Quando - Guida di Torino '98-99, Torino, Gruppi di Volontariato Vincenziano, 1997
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