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Chiesa di San Francesco della Scarpa
Facciata
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneAbruzzo
LocalitàSulmona
Stile architettonicoromanico-gotico(esterno)

barocco (interno)

Inizio costruzione1290

La chiesa di San Francesco della Scarpa è una chiesa sita a Sulmona, in Abruzzo.[1]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Portale laterale

Costruita su una precedente chiesa dedicata a Maria Maddalena, San Francesco della Scarpa fu restaurata ed ampliata da Carlo II di Napoli nel 1290 con una struttura a tre navate con un presbiterio cruciforme e tre absidi poligonali. [2]

Nel giugno del 1370 la regina Giovanna I intervenne per risolvere delle controversie riguardanti i frati e un loro vicino. Fu documentato dallo storico Emilio De Matteis nel XVII secolo, la cui testimonianza è importante per la comprensione della protezione regia verso la chiesa e si inserisce in una serie di documenti che evidenziano il sostegno della dinastia Angioina, specialmente da parte di Carlo II ai francescani della città. Tale interesse potrebbe aver influito sugli sviluppi artistici della chiesa nel corso del tempo, anche se i numerosi restauri ne hanno alterato l'aspetto.

Dopo il terremoto dell'Italia centro-meridionale del 1456, che distrusse gran parte della chiesa, venne aggiunto uno sperone-contrafforte in prossimità del portale laterale, utilizzato anche come campanile. Il terremoto della Maiella del 1706 invece, fece crollare gran parte dell'edificio, salvandosi solo il perimetro murario e parte delle absidi.

La canonizzazione di San Ludovico da Tolosa rappresentò un potente strumento di propaganda per la casata reale.

La ricostruzione in forme barocche fu avviata realizzando una chiesa a pianta centrale ridotta rispetto alla precedente, escludendo lo spazio presbiteriale e con il portale laterale che immette in una rotonda su cui si aprono una serie di locali.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esterno[modifica | modifica wikitesto]

Il portale trecentesco è attribuito allo scultore Nicola Salvitto, autore anche del portale della cattedrale di San Panfilo. La facciata venne aggiornata nella ricostruzione con una terminazione a salienti con due ali curvilinee di raccordo, al posto di quella più rettilinea medievale.

Al posto del rosone, distrutto nel terremoto, viene introdotta una finestra rettangolare, insieme ad altre due più piccole aperte accanto al portale, in seguito eliminate. Lungo il fianco sinistro fu aperto anche un nuovo portale barocco, oggi murato.

Resti della chiesa originale sono anche l'abside ed il monumentale portale laterale, con una forte strombatura che ospita nella lunetta un affresco della Madonna con bambino tra San Francesco e la Maddalena.

Interno[modifica | modifica wikitesto]

L'interno della chiesa è ricostruito a navata unica con due campate con volte a botte e cappelle laterali. Il presbiterio è quadrato con una cupola priva di tamburo e di lanterna e prolungato in due cappelle laterali.

La decorazione a stucco fu realizzata da artisti lombardi guidati da Pietro Piazzoli, I due altari sono ornati da una tela di Porretta d'Arpino del 1766, che rappresenta Sant'Antonio con il Bambino, ed da una seconda attribuita ad Olmo Giovanni Paolo del 1508, che raffigura la Visitazione di Maria a Sant'Elisabetta.

Un crocifisso ligneo del quattrocento è posto nella controfacciata, mentre il pulpito, il tabernacolo e l’ornamentazione in legno intagliato dell'organo sono settecenteschi. La controfacciata ospita anche tracce di un ciclo di affreschi del trecento.

Affreschi[modifica | modifica wikitesto]

Gli affreschi sulmonesi costituiscono un capitolo prezioso nella storia della fortuna iconografica di San Ludovico da Tolosa e sono conservati nella controfacciata della chiesa. Il ciclo si presenta come una sorta di traduzione dipinta di un tabernacolo composto di due sportelli, contenenti tre scene ciascuna, che dovevano fiancheggiare un'immagine centrale del santo verosimilmente dipinta. La prima scena mostra il santo che nutre un mendico, la cui seminudità potrebbe anche connotarlo come lebbroso, unendo in questo modo il ricordo della pietà del santo verso questi sofferenti. Ludovico reca nella mano sinistra un piatto, mentre avvicina la destra al volto del mendico. Si tratta del tema dell'umiltà del santo e lo raffigura mentre serve il pasto ai poveri. La seconda scena mostra un uomo a cavallo che procede a briglia sciolta sul corpo di un bambino scalzo. Si tratta della storia di un cavaliere che, avendo travolto e ucciso un bambino, chiese al santo di resuscitarlo. La scena successiva raffigura san Ludovico che salva il cavaliere Baro De Baucio, colpito da una freccia mortale mentre implora il santo impegnato ad estrarla "sine aliquo dolore". Il miracolo, che dovrebbe risalire al 1322, mette in risalto la devozione aristocratica per un santo "dinastico" e il tentativo di radicarne il culto in Italia attraverso il miracolo stesso. Nel secondo pannello vediamo Ludovico davanti ad un bambino seduto su un letto. Le guarigioni e le resurrezioni di bambini sono un aspetto fondamentale del santo, deducibile anche dal fatto che la resurrezione di un bambino è l'unico miracolo rappresentato nella pala di Simone Martini, oggi nel Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli. La penultima scena vede predominare la grande tavola di Ludovico circondato da una folla adorante. Potrebbe trattarsi di un episodio legato alla diffusione del suo culto post-mortem, come lascia intuire la rappresentazione della consuetudine di portare in processione l'icona del santo in onore della sua festa. L'ultima scena è la più deteriorata, dalla quale si distingue solo il santo che scende in volo in atteggiamento benedicente. Si evincono teste allineate e una campitura rossa che richiama una barca, probabilmente indice di un salvataggio da un naufragio. Il tono è popolare e la temperatura emotiva è mantenuta dalla folla acclamante.

Situati in un ambiente ora adibito a sacrestia, gli affreschi della lunetta, raffigurano Ludovico che veste l'abito francescano davanti al generale dell'ordine Giovanni Da Murro mentre riceve la mitra vescovile da Papa Bonifacio VIII. La collocazione dell'affresco aiuta a comprendere l'assetto originario della chiesa: la presenza di una lunetta, infatti, testimonia un'originaria copertura a volta; inoltre vi è l'ipotesi che il San Francesco sulmonese non fosse originariamente a tre navate ma che si avvicinasse al modello corrente delle chiese francescane della regione caratterizzate da un'ampia aula centrale fiancheggiata da cappelle. Ci sono più ipotesi sulla datazione del ciclo, tra cui quella di Pietro Tosca, che li datò alla metà del XIV secolo.

[3]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Chiesa di San Francesco della Scarpa, su cultura.regione.abruzzo.it, Regione Abruzzo. URL consultato il 13 gennaio 2018.
  2. ^ Chiesa di San Francesco della Scarpa, su visit-sulmona.it, Comune di Sulmona. URL consultato il 13 gennaio 2018.
  3. ^ Iole Carlettini, L'Abruzzo in età Angioina, a cura di Daniele Benati, Alessandro Tomei, SilvanaEditoriale.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Iole Carlettini, L'Abruzzo in età Angioina, a cura di Daniele Benati, Alessandro Tomei, SilvanaEditoriale.

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