Utente:Jose Antonio/Sandbox4

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http://www.montegrappa.org/grande_guerra/medagliedoro.php?pageNum_Recordset1=3&totalRows_Recordset1=367 i fratelli De Carli movm entrambi al fascio di Pordenone p 554 di Chiurco volume 3 ano 1921 http://www.welfarenetwork.it/la-cattura-e-la-fucilazione-di-farinaccitestimonianza-del-vescovo-eassi-20120913/ Farinacci

p 621 di Chiurco volume 3 anno 1921 fascio di Pavia

Pino Stampini[modifica | modifica wikitesto]

Template:Membro delle istituzioni italiane Pino Stampini (Santhià, 24 gennaio 1905Roma, 24 maggio 1992) è stato un pittore e insegnante italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Si diplomò all'Accademia Albertina di Torino.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

  • A noi-Storia del fascismo pavese, Pavia, 1929

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Bianchi, A noi-Storia del fascismo pavese, Gianni Iuculano Editore, Pavia, 2004 (prefazione di Fabrizio Bernini)
  • Filippo Lombardi e Alberto Galazzetti, Storia della 7 Legione "Cairoli" della M.V.S.N. di Pavia, MArvia Edizioni, Voghera (PV), 2008

Note[modifica | modifica wikitesto]


Angelo Bellani[modifica | modifica wikitesto]

Angelo Bellani
NascitaVillanterio, 3 gennaio 1895
MorteAlbuzzano, 17 ottobre 1921
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
Armafanteria
CorpoBersaglieri
Reparto10º Reggimento bersaglieri[1]
Gradocaporal maggiore
GuerrePrima guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)-Campagna di Albania
DecorazioniMedaglia d'argento al valor militare
voci di militari presenti su Wikipedia

Angelo Bellani (Villanterio, 3 gennaio 1895Albuzzano, 17 ottobre 1921) è stato un militare italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di professione falegname[1], prese parte alla Prima guerra mondiale combattendo sul Carso e nella campagna di Albania, dove si guadagnò una medaglia d'argento al valor militare e la promozione a caporal maggiore[2]. Fu ferito due volte[1]. Deluso dall'esito della prima guerra mondiale aderì ai Fasci di combattimento organizzando il Fascio di combattimento di Villanterio e assumendo il comando della squadra d'azione "Cesare Battisti"[1].

Il 25 maggio 1921 il caposquadra fascista Arturo Bianchi, nel corso di una azione squadrista fu assalito a Genzone e, gettato a terra, colpito ripetutamente con bastoni e badili[3]. Bianchi riuscì a salvarsi come da lui stesso ammesso grazie all'intervento di Bellani, che a rischio della propria vita riuscì a sottrarlo alla folla[4].

Il 17 ottobre 1921 numerosi militanti dei partiti di sinistra organizzarono una manifestazione nel paese di Albuzzano nel corso della quale circondarono alcune case di fascisti minacciando provocatoriamente di dargli fuoco. Un fascista riuscì ad eludere la sorveglianza e raggiunto un telefono avvertì la sezione di Villanterio che inviò subito una squadra di dieci uomini tra cui Bellani. I fascisti e gli arditi del popolo vennero a contatto ma di comune accordo decisero di chiudere la questione desistendo entrambi da propositi bellicosi[1]. Nella serata entrambe le fazioni presero parte ad una festa di paese in un locale da ballo, ma sul tardi alcuni socialisti aggredirono nuovamente i fascisti di Villanterio cercando di strappare loro i distintivi. Vistisi circondati i fascisti impugnarono le armi facendosi strada tra la folla guadagnando l'uscita. Usciti dal paese si diressero verso Sant'Angelo dove furono fatti oggetti di scariche di fucileria pertanto ritornarono in paese e tentarono la strada per Vigalfo ma giunti all'incrocio per Filighera un colpo di fucile colpì Bellani ad una gamba facendolo stramazzare a terra[1][2].

Il caposquadra Arturo Bianchi, insieme ad Antonio Grignani, uscì allo scoperto trascinando Bellani al riparo ai margini della strada[5]. Quando gli assalitori si dileguarono il ferito fu portato al Policlinico San Matteo di Pavia ma spirò il giorno seguente avendo riportato la recisione dell'arteria femorale[5].

Pochi giorni dopo, il 21 ottobre Bianchi costituì una nuova squadra d'azione intitolata al caduto che prese il nome di "Disperatissima Angelo Bellani" fondendo le squadre di Copiano e degli altri paesi dei dintorni[6].

Monumento ad Angelo Bellani ad Albuzzano

Per il funerale di Angelo Bellani il deputato fascista Luigi Lanfranconi fece stampare un manifesto in cui invitò tutta la popolazione di Villanterio ad esporre bandiere tricolori listate a lutto. Poi nel corso del funerale ricusò il patto di pacificazione con i socialisti [7]. Il 7 novembre 1921 i fascisti scatenarono la rappresaglia dando a fuoco le case di noti comunisti e di arditi del popolo[7].

Ricordo[modifica | modifica wikitesto]

La Scuola Angelo Bellani, la sezione elementare in Albuzzano

Sul luogo del ferimento di Bellani ad Albuzzano fu in seguito eretto un cippo funebre, mentre per volontà dell'amico Bianchi gli furono intitolate scuole locali. La scuola, in particolare, si occupava di fornire istruzione gratuita agli orfani dei caduti per la causa fascista[6].

[8]

Onorificienze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Pel contegno esemplarmente valoroso e animoso tenuto durante tutta l'azione della compagnia e per essersi maggiormente esposto a grave pericolo, al fine di sottrarre al nemico la salma di un ufficiale caduto»
— Sidi Bilal, 20 settembre 1912[2][9]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Arturo Bianchi, A noi-Storia del fascismo pavese, Gianni Iuculano Editore, Pavia, 2004 (prefazione di Fabrizio Bernini)
  • Filippo Lombardi e Alberto Galazzetti, Storia della 7 Legione "Cairoli" della M.V.S.N. di Pavia, MArvia Edizioni, Voghera (PV), 2008

Note[modifica | modifica wikitesto]

Achille Manso[modifica | modifica wikitesto]

Achille Manso
NascitaCagliari
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armataRegio esercito
Esercito Nazionale Repubblicano
Gradocapitano
GuerreSeconda guerra Mondiale
CampagneCampagna di Grecia-Fronte jugoslavo (1941-1945)-Operazione Barbarossa-Campagna d'Italia (1943-1945)
Comandante diBattaglione Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy e XVI° Battaglione difesa costiera "Julia"
voci di militari presenti su Wikipedia

Achille Manso (Cagliari, ... – ...; fl. XX secolo) è stato un militare italiano.

A partire dal 1944 fu il comandante prima del Battaglione Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy della Repubblica Sociale Italiana e poi del XVI° Battaglione difesa costiera "Julia" di stanza a Fiume

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Prese parte alla campagna di Grecia, all'invasione della Jugoslavia e alla campagna di Russia[1] All'atto dell'armistizio dell'8 settembre 1943 si trovava di stanza presso la caserma "Emidio Clementi" di Ascoli Piceno. Qui Manso ricevette dal colonnello Emidio Santaché l'ordine di predisporre le difese in vista di un possibile attacco tedesco. L'attacco avvenne il 12 settembre e i paracadutisti tedeschi e dopo duri combattimenti durante il quale lo stesso Santaché fu ferito gli attaccanti furono respinti[2]. Gli scontri di Ascoli Piceno furono tra i pochi che avvennero nell'Italia centrale[3]. In seguito ad incontri con i tedeschi successivi il 22 settembre di fatto il presidio si sciolse e i militari furono posti in congedo illimitato[1]. Il 25 ottobre Manso trovatosi a Roma aderì alla Repubblica Sociale Italiana e il 10 novembre fu assegnato al Battaglione Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy, che si era nel frattempo acquartierato alla caserma Lugara, di cui divenne comandante interinale affianco al colonnello Bartolomeo Fronteddu fino al gennaio 1944 il colonnello Fronteddu, primo comandante del Battaglione, assunse un nuovo incarico, a Padova presso il Comando provinciale. Manso divenne il nuovo comandante del battaglione.

Alla fine del mese si verifica nel reparto la diserzione di 28 soldati[4]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Cocut: "Forze armate della R:S:I: sul confine orientale" - 2009.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b http://www.vicosanlucifero.it/excal/excal24/ex24spe8.html
  2. ^ Pier Luigi Villari, Il tragico settembre, IBN Editore, Roma, 2007, pag 79
  3. ^ Elena Aga Rossi, Una nazione allo sbando, Il mulino, Bologna 2003, pag 142
  4. ^ Carlo Cocut, p. 47

Fulvio Tomassucci[modifica | modifica wikitesto]

Fulvio Tomassucci
NascitaCagliari
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio esercito
Gradocapitano
GuerreSeconda guerra Mondiale
CampagneCampagna di Grecia-Fronte jugoslavo (1941-1945)
Comandante diBattaglione Volontari di Sardegna - Giovanni Maria Angioy e XVI° Battaglione difesa costiera "Julia"
DecorazioniMedaglia d'oro al valor militare
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Fulvio Tomassucci (Viterbo, ... – ...; fl. XX secolo) è stato un militare italiano.

Federale di Vercelli[1] e biografia[2].

Federico Guglielmo Florio[modifica | modifica wikitesto]

http://ricerca.gelocal.it/iltirreno/archivio/iltirreno/2007/01/11/ZR4PO_ZR402.html

https://books.google.mg/books?id=uiLHBQAAQBAJ&pg=PT10&lpg=PT10&dq=federico+guglielmo+florio&source=bl&ots=TU4ZvG67EB&sig=8PxYvc4gSn6SdpwYbwPu-ub7x1Q&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwj22IvM4bnLAhWGew4KHWQNBtE4ChDoAQgZMAA#v=onepage&q=federico%20guglielmo%20florio&f=false nota 11

Note[modifica | modifica wikitesto]

Salvatore Giacomazzi[modifica | modifica wikitesto]

Salvatore Giacomazzi

Salvatore Giacomazzi (Trapani, 31 luglio 1901Trapani, 1 gennaio 1947) è stato un giornalista italiano. Fu direttore dei giornali La "Vanga", "Il Baluardo", "Cronache Nostre" e "Il Nostro Impero".

Partecipò all'Impresa di Fiume[1] e al suo ritorno a Trapani prese parte alla fondazione del Fascio trapanese e alla marcia su Roma[1]. In seguito fu direttore dei giornali fascisti La "Vanga", "Il Baluardo", "Cronache Nostre" e "Il Nostro Impero".[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

Cesare Augusto Carnazzi[modifica | modifica wikitesto]

Template:Membro delle istituzioni italiane

Cesare Augusto Carnazzi (Bergamo, ...) è un politico e prefetto italiano. Fu prefetto della Provincia di Aosta tra il 1943 e il 1945 e in seguito di quella di Asti

Pur di origini bergamasche, fu segretario federale di Aosta del Partito Nazionale Fascista dal maggio 1941 al luglio 1943[1], alla costituzione della Repubblica Sociale Italiana fu richiamato nell'ottobre 1943[2] a ricoprire il ruolo di prefetto della Provincia di Aosta. Dopo la costituzione dei primi nuclei partigiani sulle montagne Carnazzi decise di eliminarli secondo Luciana Nissim, infiltrandoli con ex Ufficiali del Regio Esercito che avevano aderito alla RSI al fine di raccogliere informazioni. In seguito procedendo al rastrellamento. Fu nel corso di uno di questi rastrellamenti avvenuto nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1943 che cadde prigioniero anche il partigiano Primo Levi. Lo stesso Levi, probabilmente in accordo con i suoi compagni scelse di qualificarsi come ebreo invece che come partigiano combattente[3]. Infatti in una relazione del 7 marzo 1944 il prefetto Carnazzi scrisse che "Nell'albergo Ristoro (...) alloggiavano tre individui di razza ebraica ivi rifugiatesi (sic) (per sfuggire) alle recenti disposizioni razziali: dottor Levi Primo, Dottor Nissim Luciana e Dottor Maestro Vanda: non essendo risultato altro a loro carico sono stati inviati al campo di concentramento di Carpi[2]"

Il 3 gennaio 1945 Carnazzi fu trasferito alla guida della Provincia di Asti, incarico che mantenne fino al 24 aprile[4]. Nel dopoguerra Carnazzi fu sottoposto a giudizio della Corte d'Assise Speciale ma la sua difesa fu assunta da numerose personalità antifasciste come il capo partigiano Guido Usseglio che era primario all'ospedale Le Molinette che chiese la sua intercessione per far liberare il fratello e che lo descrisse come "una figura aperta, leale, buona"[3]. Anche nella sua ricerca di materiale d'archivio per il libro "Partisa" lo storico Sergio Luzzatto rinvenne dei documenti del 7 luglio 1945 in cui la famiglia ebraica dei Gerber nel corso del processo testimoniò l'intervento di Carnazzi per sottrarre un loro congiunto alla pena di morte "senza alcun interesse ma solo per grande bontà"[3].

Italo Vianini[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Stefano Fabei, "Tagliamento, la legione delle Camicie nere in Russia (1941-1943)", Edibus, Vicenza, 2014
  • Pierluigi Romeo di Colloredo, "Emme Rossa, le camicie nere sul fronte russo 1941-1943", Ass culturale Italia, Genova, 2008
  • Leonardo Malatesta, "Storia della legione Tagliamento, Dalla fondazione alla guerra di Russia", vol 1°, Pietro Macchione Editore, Varese, 201.
  • Leonardo Malatesta, "Storia della legione Tagliamento, Dalla guerra di Russia all'Armistizio", vol 2°, Pietro Macchione Editore, Varese, 201.

Alessandro Lusana[modifica | modifica wikitesto]

Mario Rosmino[modifica | modifica wikitesto]