Utente:Jose Antonio/Sandbox3

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Eccidio di Monte Zuccaro
Data13 gennaio 1944
13.00 –
LuogoMonte Zuccaro
StatoBandiera dell'Italia Italia
Obiettivomiliti della Guardia Nazionale Repubblicana
ResponsabiliIII Brigata Garibaldi Liguria[1]
Conseguenze
Morti8

Con la eccidio di monte Zuccaro ci si riferisce all'eccidio di otto militi della Guardia Nazionale Repubblicana che prestavano servizio di avvistamento anti aereo. L'uccisione degli otto militi fu la prima azione bellica compiuta dalla III Brigata Liguria[2].

La resa del presidio[modifica | modifica wikitesto]

Nell'inverno 1943-44 sul monte Zuccaro, presso Isola del Cantone fu costituito un presidio dell'Aeronautica Nazionale Repubblicana con il compito di segnalare le incursioni aeree nemiche. L'intero presidio comandato dal sergente Luigi Compagnone era composto da nove militi tutti disarmati.

Il pomeriggio del 12 gennaio 1944, il presidio fu circondato da forze partigiane[3][4] fu preso prigioniero e passato per le armi dopo un processo sommario[5]. Uno dei condannati però si salvò fortunosamente potendo poi raccontare i fatti[6].

le vittime[modifica | modifica wikitesto]

Nome e cognome Reparto provenienza data di nascita Grado e note
Luigi Compagnone Guardia Nazionale Repubblicana Rapallo 1895 sergente
Eugenio Albertini Guardia Nazionale Repubblicana Genova 09/07/1923 caporale
Rosario Buttere Guardia Nazionale Repubblicana Caltanissetta 1925 avvistatore
Aldo Furfaro Guardia Nazionale Repubblicana Genova 20/11/1922 avvistatore
Vincenzo Furigino Guardia Nazionale Repubblicana Caltanissetta 1924 avvistatore
Giorgio Sigona Guardia Nazionale Repubblicana Caltanissetta 1925 avvistatore
Arturo Vinafro Guardia Nazionale Repubblicana Trecase 1925 avvistatore
Ermanno Vallieri Guardia Nazionale Repubblicana Sampierdarena 06/01/1924 avvistatore

[7]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Francesco Tuo, Pierfranco Malfettani e Carlo Viale, I caduti della R.S.I. Genova 1043.46, Ed, Angelo Ruggiero, Genova, 2008

Note[modifica | modifica wikitesto]

Strage di Vigoponzo in Dernice[modifica | modifica wikitesto]

http://www.ilgiornale.it/news/fucilati-e-sepolti-vivi-davanti-bambino.html

Strage di Vigoponzo
TipoEsecuzione sommaria
Data15 settembre 1944
LuogoVigoponzo in Dernice
StatoBandiera dell'Italia Italia
ResponsabiliIII Brigata Garibaldi Liguria
Conseguenze
Morti29 militi della Guardia Nazionale Repubblicana e marò della Xª Flottiglia MAS

La strage di Vigoponzo, avvenuta il 15 settembre 1944, fu l'esecuzione sommaria di 29 militi della Guardia Nazionale Repubblicana e marò della Xª Flottiglia MAS tutti del Battaglione "Risoluti".

La prima missione[modifica | modifica wikitesto]

A partire dall'estate 1944, al fine di agevolare l'insediamento della 4ª Divisione alpina "Monterosa", il battaglione "Risoluti" della Xª Flottiglia MAS fu impiegato in azioni di ricognizione sulle montagne alle spalle di Genova[1]. A queste poi, in coordinamento con la GNR si affiancarono anche missioni di infiltramento presso i partigiani per individuarne i capi[2]. Una prima missione di infiltramento pianificata presso il comando polizia SS dall'Ufficio Antiribelli della GNR guidato dal maresciallo Josef Peters[3] si era svolta nel giugno 1944 con circa trenta volontari della controbanda guidata dal sottufficiale delle SS Armando De Romedis si infiltrarono in val Trebbia. Nella memorialistica partigiana il reparto fu noto come "banda Gigi"[4]. Scoperti il 1° luglio, gli elementi della controbanda riuscirono a dileguarsi tutti tranne i due marò Enrico Alvina e Eugenio Cichero e i due militi della GNR Sinede Coatti e Giulio Dachà, che ignorando di essere stati scoperti, si erano attardati in un'osteria[5]. I prigionieri furono tutti fucilati il 4 luglio a San Colombano Certenoli[6].

Le informazioni giunte al comando Guardia Nazionale Repubblicana permisero l'avvio di un rastrellamento che portò alla cattura di sette partigiani. Il rinvenimento dei corpi dei fucilati in una fossa comune provocò per rappresaglia la fucilazione dei prigionieri[7] il 16 luglio nella frazione di Gnorecco[8] I sette partigiani appartenevano tutti al settore stampa e propaganda della Divisione Garibaldi "Cichero"[9]. L'abitato di Cichero, considerato solidale con i partigiani, fu incendiato[10].

La seconda missione[modifica | modifica wikitesto]

In seconda fila il Battaglione "Risoluti" a Genova

Una seconda missione ricognitiva, nuovamente pianificata dall'Ufficio Antiribelli della GNR guidato dal maresciallo Josef Peters[11] fu nuovamente tentata nel settembre 1944.

La sera del 13 settembre trentatre volontari della GNR e del battaglione "Risoluti"[12], comandati dal tenente Croner, partirono dalla caserma di via Marina di Robilant nel quartiere di San Fruttuoso di Genova[13] a bordo di un autocarro.

L'obiettivo della controbanda della Repubblica Sociale Italiana, secondo quanto riferito poi dal capo partigiano Francesco Rivara detto Bruno, era di recarsi nei territori partigiani in borghese al fine di raccogliere informazioni sui recenti rastrellamenti del luglio e di catturare i radiotelegrafisti partigiani per riuscire a decrittare i messaggi[14].

La cattura[modifica | modifica wikitesto]

L'autocarro, giunto all'alba[15] in Val Borbera nell'alessandrino fu notato da una pattuglia partigiana e visto scaricare presso le strette di Pertuso, degli uomini armati ma in borghese.

Uno dei partigiani di vedetta li avvicinò notando vistosi fazzoletti rossi al collo, alcuni anche legati ai fucili. Uno dei fascisti in borghese si qualificò come il comandante, probabilmente lo stesso Croner[16], della banda partigiana e mostrò alcuni documenti con stampigliate delle stelle rosse e dichiarando di arrivare da Cuneo e di essere diretti a Varzi dove avrebbero dovuto organizzare un lancio di armi[17]. I partigiani nel frattempo inviarono una staffetta ad avvertire tutti gli altri partigiani della zona di confluire presso Dernice mentre i nuovi arrivati, sempre posti sotto sorveglianza, iniziarono a spostarsi verso Costa Merlassina fermandosi alla cascina Erchi verso mezzogiorno. Ad Erchi consumarono il rancio dopo aver acquistarono dei polli[18]. Ripresero poi la strada verso Dernice mentre i partigiani nel frattempo predisposero un posto di blocco presso la frazione di Vigoponzo che aveva il suo fulcro nella locale scuola[19]. All'interno dell'edificio presero posizione Ferrando Aurelio "Scrivia", Franco Anselmi "Marco", Francesco Rivara "Bruno" e "Raffica"[20].

Giunti a tiro di mitragliatrice il partigiano Raffica, da una delle finestre della scuola, chiese un incontro con il comandante della pattuglia fascista al fine di chiarire la situazione e al contempo di far deporre le armi al resto del gruppo[21]. Croner mostrò i documenti falsi e giustificò l'arrivo con l'autocarro dicendo che era stato catturato ad Arquata Scrivia mentre all'autista era stato permesso di allontanarsi[22]. L'incontro tra i comandanti delle due formazioni mantenne inalterati i dubbi e il capo partigiano decise di richiedere informazioni al distaccamento di Cuneo e nel frattempo di alloggiare i nuovi arrivati alla locanda Semino. Dando ad intendere di essere molti di più di quelli che apparivano e di essere pesantemente armati convinsero i fascisti a deporre le armi. Ogni tentativo di interrogarli fu vano poichè l'unica informazione che veniva fornita era che il gruppo era diretto a Varzi e per ogni altro chiarimento ci si doveva rivolgere al comandante.

La tensione provocò il cedimento di uno dei marò che, portato all'interno della locanda, fu minacciato di morte se non avesse parlato e garantitagli la salvezza denunciò i propri commilitoni. Dalle sue rivelazioni si venne a scoprire che il reparto era partito da Genova ed era comandato dal tenente Croner affiancato dall'aspirante guardiamarina Sergio Allori e dal maresciallo delle SS Giuseppe Peters comandante dell'ufficio antipartigiani[23]. I marò della Xª Flottiglia MAS e i militi della GNR furono erroneamente identificati come SS Italiane o Brigate Nere.

Rapidamente si provvide a separare i graduati dal resto degli uomini che furono portati in stanze diverse. Altri tentativi di interrogatorio dei prigionieri non permisero di ottenere altre informazioni e tutti si dimostrarono reticenti. Nella notte un tribunale partigiano si riunì e decise di fucilare tutti i prigionieri ad eccezione dei tre graduati e del marò che aveva tradito i commilitoni.[24] I tre ufficiali furono richiesti dalla missione anglo-americana che, trovandosi a Carrega Ligure, era venuta a conoscenza della cattura di un intero plotone della controbanda[25].

Mentre i condannati si avviavano alla fucilazione il comandante partigiano Rivara che prese parte agli avvenimenti fu richiamato da due marò condannati a morte e raccontò: "avvicinatomi riconobbi due elementi che avevano fatto parte con me nella Brigata Liguria della III Zona, I° Distaccamento Alle Capanne Superiori. Avevano scelto male; vennero fucilati assieme agli altri"[26][27].

Le vittime di Vigoponzo[modifica | modifica wikitesto]

Secondo la testimonianza di un ragazzo allora dodicenne che assistette alla scena, i condannati furono portati sul luogo del supplizio a due a due legati e fucilati sull'orlo di due fosse. Molti non morirono subito e furono sentiti a lungo lamentarsi[28]. Quando nel novembre 1945 i corpi furono riesumati ne furono rinvenuti quattordici in una fossa e quindici nell'altra[29]. Sepolti per un certo periodo nel cimitero di Vigoponzo dove fu eretta una lapide in memoria dei pochi nomi conosciuti[30]. I resti furono poi translati nel cimitero monumentale di Genova Staglieno nel sacrario militare della RSI[31] nel 1962[32].

Il tenente Croner fu in seguito liberato in occasione di uno scambio di prigionieri il 6 gennaio 1945[33][34]. L'aspirante guardiamarina Allori fu portato a Bogli in val Boreca e lì tenuto prigioniero per circa un mese quando fu fucilato dai partigiani il 15 ottobre 1944[35]. Il maresciallo Peters, riuscì a scappare mentre veniva portato al comando partigiano nella colonia di Rovegno, ma di lui si persero le tracce[36][37]. Il marò che aveva denunciato i compagni Carlo Montanari secondo Giambattista Lazagna rimase tra i partigiani soprannominato in zona Lo scampato[38]. I marò Catellani e Toni ebbero riconosciuta nel dopoguerra la qualifica di partigiani combattenti e i resti di Giacomo Catellani furono sepolti nel sacrario dei partigiani nel cimitero del quartiere genovese di Pegli[39] dove gli furono in seguito intitolati dei giardini pubblici sul lungomare[40]

Il Sacrario della RSI a Genova dove furono poi translati i resti dei caduti di Vigoponzo
Nome e cognome Reparto provenienza data di nascita Grado e note
Armando Baleani Xª Flottiglia MAS Roma 20/02/1928 Marò
Otello Beltrami Xª Flottiglia MAS Brescia 25/08/1923 Marò
Giacomo Catellani Xª Flottiglia MAS Genova 20/10/1924 Marò, ex partigiano
Luciano Ceccotti Xª Flottiglia MAS Pietrasanta 09/07/1925 Marò
Alvaro Ciacca Fava Xª Flottiglia MAS Senigallia 02/02/1924 Marò
Redento Corfini Xª Flottiglia MAS Senigallia 28/08/1923 Sottocapo
Gaetano Galiffi Xª Flottiglia MAS Genova 20/02/1911 Sottocapo
Giovanni Gatti Xª Flottiglia MAS Casteggio 08/03/1912 Secondo capo
Domenico Ghiggini Xª Flottiglia MAS Lerici 25/05/1922 Marò
Cesare Mentasti Xª Flottiglia MAS Gorizia 08/11/1925 Marò
Walter Mino Xª Flottiglia MAS Genova 03/08/1927 Marò
Carlo Pasquali Xª Flottiglia MAS Bologna 12/05/1924 Marò
Carlo Pasquenti Xª Flottiglia MAS Forlì 05/09/1925 Marò già imbarcato sulla torpediniera Impetuoso
Giuseppe Russo Xª Flottiglia MAS Genova 18/02/1924 Marò
Vittorio Salvaterra Xª Flottiglia MAS Virgilio 18/08/1923 Marò
Francesco Toni Xª Flottiglia MAS Sarsina 26/02/1924 Marò, ex partigiano
Michele Di Terlizzi Guardia Nazionale Repubblicana Ruvo di Puglia 31/07/1891 Milite
Paolo Roveta Guardia Nazionale Repubblicana Bubbio 23/04/1901 Milite
Andrea Storace Guardia Nazionale Repubblicana Genova 04/07/1910 Brigadiere
Angelo Vittorio Rivera Esercito Nazionale Repubblicano Genova 09/02/1910 Sergente Maggiore
9 militari non identificati Guardia Nazionale Repubblicana [41]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

http://novecento.net/

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pierfranco Malfettani, p. 8
  2. ^ Pierfranco Malfettani, p. 8
  3. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 50
  4. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Gnorecco%20e%20Cichero,%20San%20Colombano%20Certenoli,%2016.07.1944.pdf
  5. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 50
  6. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  7. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 386
  8. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Gnorecco%20e%20Cichero,%20San%20Colombano%20Certenoli,%2016.07.1944.pdf
  9. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Gnorecco%20e%20Cichero,%20San%20Colombano%20Certenoli,%2016.07.1944.pdf
  10. ^ http://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Gnorecco%20e%20Cichero,%20San%20Colombano%20Certenoli,%2016.07.1944.pdf
  11. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 87-88 Il maresciallo Peters era probabilmente un altatesino e guidava un ufficio della GNR
  12. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  13. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.114
  14. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.119
  15. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 232
  16. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 232
  17. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.115
  18. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 232
  19. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.116
  20. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 232
  21. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 233
  22. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 233
  23. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.119
  24. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 233
  25. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 233
  26. ^ Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005, p.121
  27. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 399
  28. ^ http://www.ilgiornale.it/news/fucilati-e-sepolti-vivi-davanti-bambino.html
  29. ^ http://www.ilgiornale.it/news/fucilati-e-sepolti-vivi-davanti-bambino.html
  30. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 88
  31. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  32. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 88
  33. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 88
  34. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  35. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  36. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 88
  37. ^ Pierfranco Malfettani, p. 14
  38. ^ Tuo, Malfettani e Viale, p. 234
  39. ^ Tuo, Malfettani e Viale, pp. 233-234
  40. ^ http://www.pietredellamemoria.it/pietre/giardini-giacomo-catellani-genova/
  41. ^ http://iamvictivicimus.blogspot.it/search/label/Elenco%20Caduti%20Xa

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fulvio Sasso, La banda Ferraris, Grifl edizioni, Cairo Montenotte, 2005
  • Pierfranco Malfettani, Il BTG. "Risoluti" della Xª MAS, Novantico Editrice, Pinerolo, 1998
  • Francesco Tuo, Pierfranco Malfettani e Carlo Viale, I caduti della R.S.I. Genova 1043.46, Ed, Angelo Ruggiero, Genova, 2008