Un film comme les autres

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Un film comme les autres
Titoli di testa
Titolo originaleUn film comme les autres
Lingua originalefrancese
Paese di produzioneFrancia
Anno1968
Durata120 min
Dati tecniciB/N e a colori
rapporto: 1,37:1
Generepolitico, sperimentale
RegiaJean-Luc Godard
SoggettoJean-Luc Godard
Casa di produzioneAnouchka Films
FotografiaWilliam Lubtchansky
MontaggioChristine Aya

Un film comme les autres è un film del 1969 diretto da Jean-Luc Godard.

La pellicola impiega attori non professionisti: tre studenti dell'Università di Parigi a Nanterre e due operai dello stabilimento di Flins-sur-Seine della Renault.

Trama

Produzione

Le riprese hanno luogo con una macchina da 16 mm su un terreno erboso abbandonato a Flins-sur-Seine, a file luglio 1968. Il regista, influenzato dagli avvenimenti del Maggio francese durante i quali aveva lavorato ai Ciné-tracts (cine-volantini), episodi di pochi minuti l'uno dedicati alla lotta degli studenti parigini, avrebbe a breve intrapreso la strada della regia collettiva con il Gruppo Dziga Vertov (1969-1972). Un film comme les autres è il primo tentativo di sperimentare un linguaggio cinematografico nuovo che sfuggisse dalle regole industriali, e stravolgesse i principi formali e estetici di un'arte definita “borghese” in senso marxista.

Godard chiede ai suoi attori (universitari della sede di Nanterre, dove ha avuto il via la contestazione, e operai Renault che a giugno hanno occupato la fabbrica di Flins e sono stati sgomberati con violenza dalle forze dell'ordine) di discutere tra di loro per trarre degli insegnamenti dall'esperienza rivoluzionaria.[1] Le riprese sono intervallate da immagini senza sonoro girate durante le manifestazioni, le occupazioni, le assemblee, autore delle quali è spesso lo stesso regista con una 16 mm.[2]

Godard interviene da fuori campo nella discussione dei suoi attori per cercare di indirizzarli. Il risultato è un film assolutamente alieno da qualsiasi regola spettacolare: l'operatore non inquadra mai il volto di chi parla, spesso ripreso con la faccia dietro un cespuglio o di schiena, o ancora in campo lunghissimo; le voci sono sovente coperte da un commento off che cita parole di grandi rivoluzionari dal 1789 al 1968: Lenin, Marx, Che Guevara, perfino Shakespeare e il situazionista Guy Debord, con il risultato che la banda sonora risulta inaudibile.

In fase di post-produzione, il regista elabora con la montatrice Christine Aya (che in seguito entrerà nel Gruppo Dziga Vertov) un principio di decostruzione narrativa, psicologica, descrittiva e persino del significato, al fine di ottenere attraverso l'inevitabile e conseguente senso di frustrazione che gli spettatori si pongano delle domande, nella speranza di decifrare il senso delle immagini e dei suoni.[2] Di conseguenza Un film comme les autres risulta assolutamente privo di drammatizzazione e spettacolarizzazione, a differenza dei film coevi, considerati progressisti o di sinistra. Godard spinge a tal punto la decostruzione del cinema dal suo interno da annullare non solo l'emotività ma anche la sua capacità significante,[3] arrivando fino all'esaurimento della sua funzione.

Il film non ha una vera e propria distribuzione, raggiungerà solo qualche centinaio di spettatori. Gli Stati Generali del Cinema, organizzazione degli addetti ai lavori che militano nella sinistra, lo considera non conforme alla propria linea politica.[4]

Il titolo sembra quindi un'ironica allusione a un film che appare in realtà come nessun altro ostico, insopportabile al punto da spingere gli spettatori a abbandonare le proiezioni.[5]

Note

  1. ^ Intervista con Jean-Luc Godard su (FR) Un cinéaste comme les autres, in Cicéthique, n. 1, gennaio 1969.
  2. ^ a b de Baecque, 2010, p. 430.
  3. ^ Farassino, 2007, p. 113.
  4. ^ de Baecque, 2010, p. 431.
  5. ^ Farassino, 2007, pp. 113-114.

Bibliografia

Collegamenti esterni

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