The Three Godfathers

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Disambiguazione – Se stai cercando il film del 1916, vedi The Three Godfathers (film).
The Three Godfathers
Titolo originaleThe Three Godfathers
Illustrazione di Newell Convers Wyeth nel Saturday Evening Post, dove il romanzo è apparso originariamente nel 1912.
AutorePeter B. Kyne
1ª ed. originale1913
Genereromanzo
Sottogenerewestern
Lingua originaleinglese
Ambientazionetra Arizona e California, ca. 1911[1]
Protagonisti
  • Tom Gibbons («the worst bad man»)
  • Bill Kearny («the wounded bad man»)
  • Bob Sangster («the youngest bad man)

The Three Godfathers (lett. "I tre padrini") è un romanzo western di Peter B. Kyne del 1913, pubblicato per la prima volta come racconto nel 1912.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Quattro fuorilegge rapinano una banca a Wickenburg, in Arizona. Uno di loro resta ucciso durante la fuga, portando con sé il bottino. I sopravvissuti (Bill Kearny, rimasto ferito nella sparatoria, Tom Gibbons e il giovane Bob Sangster, alla sua prima rapina) scappano verso la California e, per far perdere le proprie tracce, abbattono i loro cavalli prima di guadare il fiume Colorado con una zattera, che poi affondano. Dotati di provviste per sei giorni, progettano di attraversare a piedi il deserto del Mojave fino alla città di New Jerusalem, costeggiando la ferrovia di Santa Fe per riempire le loro borracce ad ogni torre dell'acqua.

I tre si imbattono a un certo punto in una torre distrutta con la dinamite da viaggiatori inesperti. Trovano il carro di questi ultimi poco lontano, nel deserto, con un'unica sopravvissuta a bordo: una donna sul punto di partorire. La madre, prima di morire, fa promettere ai fuorilegge di portare in salvo il bambino, battezzandolo Robert William Thomas Sangster. Confusi sul da farsi, i tre finiscono comunque per prendere sé il bambino e altri oggetti utili, come alcune latte di latte condensato, un manuale di maternità e una Bibbia dove leggono un passo del Vangelo secondo Matteo, anche se la penuria d'acqua dovuta alla torre distrutta rappresenta un problema.

La ferita di Bill si infetta e l'uomo esorta i compagni ad abbandonarlo e portare il bambino sano e salvo a New Jerusalem: ha calcolato che dovrebbero raggiungerla per la mattina di Natale ed è quindi convinto che il bambino sia un segno di Dio con cui espiare il loro passato violento. Mano a mano che scarseggiano acqua e provviste, Tom, che trasportava il bimbo, si indebolisce ed è il secondo a morire. Tocca quindi a Bob portarlo. Il giovane si libera di tutti gli oggetti per portare meno peso, privandosi anche dell'ultima goccia d'acqua per mischiarla col latte condensato e nutrire il bambino, ma è lo stesso sul punto di crollare, tormentato dai coyote, quando gli viene in soccorso un asinello: Bob riacquista le forze mangiando i pomodori contenuti nella sella da carico dell'animale, dove sistema il bambino. Alla fine anche l'asinello crolla, ad appena un centinaio di iarde da New Jerusalem. Lì, Bob si rende conto che è davvero la mattina di Natale. Ormai completamente disidratato, barcolla fino a un saloon da cui sente provenire della musica, consegnando il bambino a una sconosciuta suonatrice di melodeon prima di stramazzare al suolo, presumibilmente senza vita.

Temi[modifica | modifica wikitesto]

Il romanzo è una rivisitazione dell'episodio biblico dei Tre Re Magi.[1][2]

Storia editoriale[modifica | modifica wikitesto]

Una delle fonti d'ispirazione per l'opera è stato il racconto di Bret Harte La fortuna di Roaring Camp (1868), in cui una prostituta muore dando alla luce un bambino, che viene adottato da dei cercatori d'oro.[1] Kyne aveva già realizzato una prima versione della stessa storia nel racconto del 1910 Broncho Billy and the Baby,[1][3] da cui la Essanay avrebbe tratto un film omonimo nel 1915, in cui un fuorilegge trova una bambina nel deserto e la riporta a casa a costo della propria vita.[1]

The Three Godfathers è stato pubblicato per la prima volta come racconto sul Saturday Evening Post del 23 novembre 1912,[1][3] quando Kyne era già noto da qualche anno ai lettori statunitensi per i suoi racconti.[1] Il caporedattore del Saturday Evening Post, George Horace Lorimer, lo definì all'epoca «il miglior racconto che [...] abbia mai pubblicato».[3] In seguito al successo riscosso, il racconto fu ripubblicato l'anno seguente come romanzo di 95 pagine, il primo di molti per Kyne.[1]

Adattamenti cinematografici[modifica | modifica wikitesto]

Più di ogni altra opera dell'autore, il romanzo ha avuto diversi adattamenti cinematografici nel corso degli anni a partire dalla sua pubblicazione nel 1913:[1][3][4]

Universal (1916–1929)[modifica | modifica wikitesto]

I tre padrini nel film del 1916.

Il primo è stato un film muto nel 1916, intitolato anch'esso The Three Godfathers, con Harry Carey nel ruolo di Bob Sangster, George Berrell in quello di Tom Gibbons (rinominato Tim) e Frank Lanning in quello di Bill Kearny: la sceneggiatura introduce alcune deviazioni rispetto alla storia originale che sarebbero state riprese da adattamenti successivi, come l'invenzione di una relazione sentimentale per Bob con una ragazza di un saloon e il personaggio dello sceriffo della città rapinata, che in questa versione è anche il fratello della madre del bambino, elemento che favorisce il lieto fine.[1]

I tre padrini nel film del 1919.

È stato seguito pochi anni dopo da un altro film muto, Uomini segnati (1919), per la regia di John Ford: Carey ha interpretato nuovamente Bob, stavolta chiamato Cheyenne Harry, mentre Joe Harris interpreta Tom e Ted Brooks interpreta Tony Garcia, che qui sostituisce il personaggio di Bill.[1] Questa versione riprende i personaggi dell'amata di Bob (Ruby) e dello sceriffo, con anche gli stessi nomi.[1] Entrambi i film sono oggi perduti.[3]

Un altro film muto di Ford, Action (1921), erroneamente indicato per diverso tempo come adattamento del romanzo, è in realtà tratto dal racconto The Mascotte of the Three Star dello scrittore pulp J. Allan Dunn.[1]

La prima versione sonora del romanzo sarebbe arrivata nel 1929 con Gli eroi del deserto, per la regia di William Wyler.[1] I tre padrini sono Charles Bickford (Bob, qui criminale di lunga data invece che il più giovane del trio), Fred Kohler (Bill) e Raymond Hatton (Tom, che diventa invece il fuorilegge ferito).[1] Il film si distingue per l'assenza del sentimentalismo preponderante nelle versioni precedenti e successive della storia: durante la rapina i tre fuorilegge uccidono a sangue freddo un impiegato, litigandosene il merito, e, prima di scoprire che è incinta, vorrebbero violentare la donna morente nel deserto.[1] La sceneggiatura segue più fedelmente il romanzo, liberandosi delle aggiunte delle versioni precedenti a eccezione di un piccolo ruolo della ragazza di un saloon che ricorda il personaggio di Ruby.[1] Un altro cambiamento è il climax, in cui Bob trova un pozzo in cui l'acqua contiene quantità letali di arsenico e decide di sacrificarsi bevendola, riuscendo così a riacquistare le forze e portare il bambino a New Jerusalem prima di soccombere agli effetti dell'avvelenamento sul sagrato di una chiesa.[1] Diverse persone,[1][4] tra cui il critico cinematografico Leonard Maltin,[5] l'hanno definito il miglior adattamento del romanzo, sostenendo che la natura poco simpatetica dei protagonisti faccia risaltare ancor di più la loro redenzione e li renda personaggi a tutto tondo.[1][4][5]

MGM (1936–1948)[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1936 la MGM ha tratto un altro film dal romanzo, intitolato solo I tre padrini.[1] Prima a non essere prodotta dalla Universal, questa versione è un adattamento molto libero del romanzo, che combina inoltre tutte le aggiunte dei tre film precedenti: il pozzo avvelenato, la caratterizzazione più spigolosa dei criminali e l'identità del marito della madre del bambino come elemento rilevante della trama da Gli eroi del deserto, mentre la relazione amorosa di Bob dai due film muti.[1] I tre padrini sono Chester Morris (Bob, la cui caratterizzazione segue quella del 1929), Lewis Stone e Walter Brennan, nel ruolo di nuovi personaggi che sostituiscono rispettivamente Bill e Tom.[1]

I tre padrini nel film del 1948.

Nel 1948, John Ford, già regista di Uomini segnati, ha diretto sempre per la MGM un altro adattamento, In nome di Dio (il cui titolo originale è semplicemente 3 Godfathers e ridistribuito in Italia come Il texano), il primo a colori: il film è considerato la versione più popolare e amata del romanzo di quelle arrivate al cinema.[1][3][4] I suoi tre padrini sono John Wayne nel ruolo di Bob, Harry Carey Jr. (figlio del Carey del film del 1916 e Uomini segnati, a cui il film è dedicato) nel ruolo di Bill e Pedro Armendáriz nel ruolo di Tom, qui rinominato Pedro.[1] Il film ripropone da Uomini segnati la decisione di rendere messicano uno dei padrini e dal film del 1916 il personaggio dello sceriffo come fratello della madre del bambino, mentre Bill diventa il novellino del gruppo e, a differenza di ogni altra versione, i fuorilegge sono solo tre fin dall'inizio.[1] Aggiunge inoltre un epilogo con lieto fine per il personaggio di Bob.[1] Altre differenze sono l'assenza di morti violente e alcune scene comiche che hanno contribuito a farlo diventare un classico natalizio.[1]

Altri adattamenti[modifica | modifica wikitesto]

L'ultimo adattamento ufficiale del romanzo è stato un film per la televisione, The Godchild, andato in onda nel 1974 sull'ABC: in questa versione i tre padrini, interpretati da Jack Palance, Jack Warden e Keith Carradine, diventano dei soldati nordisti evasi da un campo di prigionia sudista, inseguiti dai sudisti e dagli indiani apache.[1][3]

Il romanzo e i suoi adattamenti hanno ispirato la trama dei film d'animazione L'era glaciale (2002) e Tokyo Godfathers (2003), entrambi con protagonista un trio di individui molto diversi tra loro che trova un bambino e intraprende un viaggio per riportarlo ai genitori, dando di nuovo senso alla propria vita nel farlo, nel caso di Tokyo Godfathers mantenendo anche i temi cristiani e natalizi dell'opera originale.[1][4][6][7]

Il 13º episodio della 5ª stagione della serie TV Walker Texas Ranger è stato descritto come vagamente ispirato al romanzo.[1]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z aa ab ac ad ae (EN) Abraham Hoffman, The Many Lives of the Three Godfathers (PDF), in The Los Angeles Corral of Westerners, n. 272, autunno 2013, pp. 1–9. URL consultato il 22 aprile 2024.
  2. ^ (EN) Charles Higham e Joel Greenberg, Hollywood in the Forties, Londra, A. Zwemmer Limited, 1968, p. 112, ISBN 9780302004777.
  3. ^ a b c d e f g (EN) The Three Godfathers, in AFI Catalog of Feature Films, American Film Institute. URL consultato il 22 aprile 2024.
  4. ^ a b c d e (EN) Johnny D. Boggs, The Three Godfathers, in True West Magazine, 5 novembre 2013. URL consultato il 22 aprile 2024.
  5. ^ a b (EN) Hell's Heroes (1930), su Turner Classic Movies. URL consultato il 12 dicembre 2019.
  6. ^ (EN) Elvis Mitchell, Movie Review; Woolly Mammoths and Tigers and Sloths, Oh My!, in The New York Times, 15 marzo 2002. URL consultato il 27 ottobre 2017.
  7. ^ (JA) 『東京ゴッドファーザーズ』と『グレムリン』はあのクリスマスの名作映画に繋がっている, su banger.jp, 23 dicembre 2019. URL consultato il 6 ottobre 2021.

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