Tacchino induttivista

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Un tacchino, il protagonista dell'esempio sulla debolezza del pensiero induttivo

«Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione; un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato.»

Il tacchino induttivista è una celebre metafora ideata dal filosofo Bertrand Russell, e ripresa poi anche da Karl Popper, allo scopo di confutare le pretese di validità in senso assoluto dell'inferenza induttiva per enumerazione, cardine del metodo induttivo e dell'empirismo inglese tradizionale di filosofi quali Francesco Bacone, John Stuart Mill e delle disquisizioni del Wiener Kreis, il Circolo di Vienna dei filosofi positivisti logici, fondato da Moritz Schlick nella prima metà del Novecento (e animato da pensatori come Otto Neurath e Rudolf Carnap).

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

L'esempio del tacchino[modifica | modifica wikitesto]

Un tacchino, in un allevamento statunitense, decise di formarsi una visione del mondo fondata sulla scienza (una wissenschaftliche Weltauffassung, secondo i neopositivisti del Wiener Kreis):

«Fin dal primo giorno questo tacchino osservò che, nell'allevamento in cui era stato portato, gli veniva dato il cibo alle 9 del mattino. E da buon induttivista non fu precipitoso nel trarre conclusioni dalle sue osservazioni e ne eseguì altre in una vasta gamma di circostanze: di mercoledì e di giovedì, nei giorni caldi e nei giorni freddi, sia che piovesse sia che splendesse il sole. Così arricchiva ogni giorno il suo elenco di una proposizione osservativa in condizioni più disparate. Finché la sua coscienza induttivista non fu soddisfatta ed elaborò un'inferenza induttiva come questa: "Mi danno sempre il cibo alle 9 del mattino". Questa concezione si rivelò incontestabilmente falsa alla vigilia di Natale, quando, invece di venir nutrito, fu sgozzato.[1]»

Osservazioni[modifica | modifica wikitesto]

Per quanti casi si possano enumerare nel corso di un ragionamento induttivo, nulla può garantire che il prossimo caso rientrerà anch'esso nell'inferenza che abbiamo indotto dalle osservazioni, in quanto gli esperimenti concepibili e le osservazioni possibili sono infiniti per numero e tipo. L'induzione si fonda su un pregiudizio ontologico, ma in realtà è priva di fondamento (nella terminologia della logica, non extat).

Secondo Popper, l'unico metodo scientifico valido è il metodo ipotetico-deduttivo, basato sul mettere alla prova l'ipotesi teorica tramite le asserzioni che se ne possono dedurre, presupponendo l'obbligo, per il ricercatore, di formulare le sue asserzioni in modo tale che esse siano falsificabili (smentibili, confutabili, in opposizione agli asserti verificabili giudicati sensati dall'empirismo tradizionale) in sede di esperimento.

Popper sostituisce, così, l'idea di una scienza basata sulla pura routine dell'enumerazione con l'idea di una scienza di ardite congetture e di ricerca continua dell'errore, in vista della verità, che resta un ideale regolativo. Nella storia della filosofia della scienza, il 1935, anno di pubblicazione dell'opera di Popper Logik der Forschung (La logica della ricerca), contrassegna il passaggio dalla stagione dell'empirismo logico (o neoempirismo), o positivismo logico (o neopositivismo), alla stagione del razionalismo critico.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Bertrand Russell, cit. in A. F. Chalmers, Che cos'è questa scienza?, trad. it., Mondadori, Milano 1979, p. 24. Nella versione originale di Bertrand Russell il protagonista non era un tacchino ma un pollo: «l'uomo da cui il pollo ha ricevuto il cibo per ogni giorno della propria vita gli tirerà alla fine il collo, dimostrando che un'idea meno primitiva dell'uniformità della natura sarebbe stata utile all'animale
  2. ^ Bertrand Russell, I problemi della filosofia, Milano, Feltrinelli, 1988, p. 75, ISBN 88-07-80279-1.