Gladio (arma): differenze tra le versioni

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Versione delle 00:21, 24 dic 2015

Gladio
Gladius
Gladio mod. Pompei - (rievocazione storica)
TipoSpada
Origine Impero Romano
Impiego
UtilizzatoriEsercito romano
ConflittiGuerre romane
Produzione
Entrata in servizioIV secolo a.C.
Ritiro dal servizioIII secolo
Descrizione
Peso1,2-1,6 kg
Lunghezza64-81 cm
Lama40-55 cm
Tipo di lamaAcciaio con percentuali variabili di carbonio
Dritta con affilatura su ambo i lati
Tipo di puntaTriangolare o a losanga
Tipo di manicoLegno, osso, avorio
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Il gladio era l'arma "d'ordinanza" in dotazione ai legionari dell'esercito romano; si trattava di una piccola spada a doppio taglio con la lama larga e molto appuntita. Benché l'uso di quest'arma micidiale si prestasse all'esecuzione impeccabile di fendenti verticali e tagli laterali, il legionario se ne serviva principalmente nell'affondo. La punta triangolare, affilatissima da ambedue i lati, era progettata proprio con l'intenzione di penetrare facilmente le carni del nemico.

Origine del gladio romano

Il gladio ha origine dalla spada corta usata dai Sanniti e dagli Iberici, modificata per l'uso delle legioni. Secondo una leggenda Scipione l'Africano, durante la campagna in Spagna, dopo aver conquistato Cartago Nova in cambio della salvezza della città chiese ai fabbri della città, famosi in tutta l'Iberia, di costruirgli 100.000 gladii per equipaggiare le sue legioni (noti poi come gladii hispanici).

Utilizzo: armi d'offesa

I Romani usavano il gladio perché era piccolo e poteva essere maneggiato più facilmente nel combattimento ravvicinato imposto da un muro di scudi rispetto ad una spada lunga, che invece richiede maggiore mobilità e spazio. Questa è la caratteristica essenziale di questa arma e rispecchia il metodo di combattimento dei Romani in età repubblicana e imperiale. Infatti i Romani erano soliti combattere con gli scudi a contatto, con formazioni molto fitte, basti vedere la testuggine, e colpivano soprattutto di punta perché, come diceva Vegezio, «con la punta si uccide più in fretta».

Il gladio era oltretutto una delle armi più usate nei combattimenti-spettacolo organizzati negli anfiteatri. I duellanti presero quindi dalla loro arma più comune il celeberrimo nome di gladiatori.

Tipi di gladius

Il gladio, ovvero gladius in latino, venne introdotto in sostituzione della Lingula ed ha subito un'evoluzione come tutte le armi da offesa e da difesa dell'esercito romano.

Gladius hispaniensis
Era un gladio utilizzato durante l'età repubblicana (adottato almeno dalla seconda guerra punica, ed appeso sul fianco destro di Hastati, Principes e Triarii.[1]) e i primi anni dell'impero, chiamato così per la sua derivazione iberica. Era fornito di una punta di eccezionale efficacia, capace, inoltre, di colpire con violenza di taglio su entrambi i lati, poiché la lama è molto robusta.[2] Era lungo intorno ai 75 cm. Questo gladio fu utilizzato per molto più tempo rispetto ai successivi.
Tipo Magonza
All'inizio del I secolo, il gladio di Magonza, chiamato così dal luogo del rinvenimento, era il tipo più diffuso. Aveva la parte centrale della lama rastremata e una punta molto lunga. Le lunghezze delle lame rinvenute variano da 40 cm a 55 cm con una larghezza che era compresa nella parte superiore tra 54 e 74 mm, mentre nella parte inferiore prima della punta era di 48–60 mm. Era particolarmente adatto a trafiggere con la sua punta che poteva arrivare fino a 20 cm.
Tipo Pompei
Sul finire del I secolo fu introdotto un nuovo modello di gladio: il tipo Pompei. Questo aveva la lama dritta e una punta più corta, con foderi che normalmente erano in legno e cuoio, con rinforzi in bronzo.[3] Le dimensioni variavano da 42 cm a 55 cm con una larghezza compresa tra 42 e 45 mm. Era molto più bilanciata del tipo Magonza ed era adatta per causare ferite da taglio e da affondo. Entrambi i modelli avevano una impugnatura in osso o legno protetta da una guardia in legno ed erano controbilanciati da un pomo in legno.

Tutti i diversi modelli di gladio venivano portati dai legionari sul fianco destro e venivano estratti con una torsione del braccio destro. Questo per non intralciare l'uso dello scutum (scudo) che veniva portato e usato con il braccio sinistro.

Nel tardo impero il gladio venne sostituito con la spatha, più lunga, usata anche dai cavalieri.

Note

  1. ^ Polibio, Storie, VI, 23, 6.
  2. ^ Polibio, Storie, VI, 23, 7.
  3. ^ Connolly (1976), pp.50-51.

Bibliografia

Fonti

Studi

  • Abranson, E. (1979) e J.P. Colbus, La vita dei legionari ai tempi della guerra di Gallia, Milano.
  • Cascarino, Giuseppe (2007), L'esercito romano. Armamento e organizzazione: Vol. I - Dalle origini alla fine della repubblica, Rimini, Il Cerchio, ISBN 88-8474-146-7.
  • Cascarino, Giuseppe (2008), L'esercito romano. Armamento e organizzazione: Vol. II - Da Augusto ai Severi, Rimini, Il Cerchio, ISBN 88-8474-173-4.
  • Connolly, P. (1976), L'esercito romano, Milano.
  • Connolly, P. (1998), Greece and Rome at war, Londra, ISBN 1-85367-303-X.
  • Fields, N. (2006), Roman Auxiliary Cavalryman, Oxford.
  • Goldsworthy, A.K. (1998), The Roman Army at War, 100 BC-AD 200, Oxford-New York.
  • Keppie, L. (1998), The Making of the Roman Army, from Republic to Empire, Londra.
  • Le Bohec, Y. (2008), L'esercito romano da Augusto alla fine del III secolo, 7. rist., Roma.
  • Le Bohec, Y. (2008), Armi e guerrieri di Roma antica. Da Diocleziano alla caduta dell'impero, Roma, ISBN 978-88-430-4677-5.
  • McDowall, S. (1994), Late Roman Infantryman, Oxford.
  • Milan, A. (1993), Le forze armate nella storia di Roma Antica, Roma.
  • Parker, H. (1958), The Roman Legions, New York.
  • Watson, A. (1999), Aurelian and the Third Century, Londra & New York.
  • Webster, G. (1998), The Roman Imperial Army, Londra - Oklahoma.

Voci correlate

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