Hisham III ibn Muhammad: differenze tra le versioni

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==Biografia==
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Fu nominato califfo nel giugno del [[1027]], dopo un anno di sede vacante dalla cacciata, nel giugno del 1026, del visir Abu Chafar Ahmad ben Musa, rappresentante del precedente califfo, [[Yahya ibn Ali|Yahya al-Muhta]].<br>Adottò il títolo di '''Al-Muttad bi-llah''' (''Colui che spera in Dio'').
Fu nominato califfo nel giugno del [[1027]], dopo un anno di sede vacante causata dalla cacciata, nel giugno del 1026, del [[visir]] Abu Ja'far Ahmad b. Musa, rappresentante del precedente califfo, [[Yahya ibn Ali|Yahya al-Muhta]].<br>Adottò il ''[[laqab]]'' di '''al-Muʿtadd bi-llāh''' (''Colui che spera in Dio'').
Però non riuscì ad entrare in Cordova sino al dicembre del [[1029]], in quanto la sua nomina era stata fatta dai mercenari dell'esercito, ''gli schiavi'', mentre la capitale era nelle mani dei [[Berberi]], sostenitori della dinastia hammudi.
Tuttavia non riuscì a entrare a Cordova sino al dicembre del [[1029]], in quanto la sua nomina era stata fatta dai mercenari dell'esercito, i Saqāliba, mentre la capitale era nelle mani dei [[Berberi]], sostenitori della dinastia hammudide.


Appena entrato in città delegò i compiti di governo ad un primo ministro, il visir Hakam ben Said, che causò in pratica la bancarotta economica del regno e lo portò ad imporre un aumento delle imposte, anche alle moschee, che gli [[ulema]] considerarono contrario alla legge coranica. Tutto questo portò ad un sollevamento popolare che oltre che all'assassinio del visir, portò alla deposizione, cattura e reclusione del califfo, a cui subentrò nuovamente un consiglio di stato che decretò la soppressione del califfato, che veniva sostituito da un consiglio di stato permanente, che avrebbe dovuto governare su tutto il territorio di [[al-Andalus]]; ma, di fatto, alcune potenti famiglie, nelle loro terre di competenza, erano già indipendenti; era iniziato il periodo conosciuto come: primo periodo dei [[Taifa|Regni di Taifa]].
Appena entrato in città, delegò i compiti di governo a un primo ministro, il visir Hakam b. Sa'id, che causò in pratica la bancarotta economica del regno e lo portò a imporre un aumento delle imposte, anche alle moschee: fatto che gli [[ulema]] considerarono contrario alla [[Shari'a|legge coranica]]. Tutto questo portò ad un sollevamento popolare che oltre che all'assassinio del visir, portò alla deposizione, cattura e reclusione del califfo, a cui subentrò nuovamente un consiglio di stato che decretò la soppressione del califfato, sostituito da un consiglio di permanente di notabili civili, che avrebbe dovuto governare su tutto il territorio di [[al-Andalus]]. Di fatto però alcune potenti famiglie, nelle loro terre di competenza, erano già indipendenti. Era iniziato il periodo conosciuto come primo periodo dei [[Taifa|Regni di Taifa]].


Hisham III riuscì a fuggire dalla prigione e si rifugiò a [[Lérida]] dove morì nel 1036.
Hishām III riuscì a fuggire dalla prigione e si rifugiò a [[Lérida]], dove ottenne l'ospitalità del futuro [[al-Musta'in (hudide)|al-Mustaʿīn I]], e qui morì nel 1036.


==Bibliografia==
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Versione delle 17:00, 4 mar 2014

Template:Avvisounicode Hisham bin Muhammad, conosciuto come Hisham III (in arabo هشام بن محمد المعتد بالله?; Cordova, 975Lérida, 1036), fu il dodicesimo e ultimo califfo omayyade del Califfato di Cordova, dal 1027 al 1031.

Origine

Membro della famiglia degli Omayyadi, fratello del settimo califfo ʿAbd al-Raḥmān IV ibn Muḥammad.

Biografia

Fu nominato califfo nel giugno del 1027, dopo un anno di sede vacante causata dalla cacciata, nel giugno del 1026, del visir Abu Ja'far Ahmad b. Musa, rappresentante del precedente califfo, Yahya al-Muhta.
Adottò il laqab di al-Muʿtadd bi-llāh (Colui che spera in Dio).

Tuttavia non riuscì a entrare a Cordova sino al dicembre del 1029, in quanto la sua nomina era stata fatta dai mercenari dell'esercito, i Saqāliba, mentre la capitale era nelle mani dei Berberi, sostenitori della dinastia hammudide.

Appena entrato in città, delegò i compiti di governo a un primo ministro, il visir Hakam b. Sa'id, che causò in pratica la bancarotta economica del regno e lo portò a imporre un aumento delle imposte, anche alle moschee: fatto che gli ulema considerarono contrario alla legge coranica. Tutto questo portò ad un sollevamento popolare che oltre che all'assassinio del visir, portò alla deposizione, cattura e reclusione del califfo, a cui subentrò nuovamente un consiglio di stato che decretò la soppressione del califfato, sostituito da un consiglio di permanente di notabili civili, che avrebbe dovuto governare su tutto il territorio di al-Andalus. Di fatto però alcune potenti famiglie, nelle loro terre di competenza, erano già indipendenti. Era iniziato il periodo conosciuto come primo periodo dei Regni di Taifa.

Hishām III riuscì a fuggire dalla prigione e si rifugiò a Lérida, dove ottenne l'ospitalità del futuro al-Mustaʿīn I, e qui morì nel 1036.

Bibliografia

  • Rafael Altamira, il califfato occidentale, in «Storia del mondo medievale», vol. II, 1999, pp. 477-515.

Voci correlate

Predecessore califfo indipendente di al-Andalus Successore
Yahya al-Muhta 1027–1031 fu l'ultimo, seguirono i Regni di Taifa