Branciforte: differenze tra le versioni
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Branciforte | |
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Dominus Fortitudo D'azzurro al leone coronato d'oro, che sostiene con tronchi delle zampe una bandiera di rosso caricata da tre gigli d'oro, svolazzante a sinistra e due zampe mozze dello stesso situate in croce di S. Andrea al lato destro della punta. | |
Stato | Regno d'Italia Regno delle Due Sicilie Regno di Sicilia |
Titoli | 1° Signore e 1° Pari di Sicilia 1º Principe sul feudo di Butera[1], Principe di Leonforte Principe di Pietraperzia Principe di Scordia ecc. Duca di Santa Lucia Marchese di Barrafranca Marchese di Militello ecc. Conte di Mazzarino Conte di Raccuia Barone di Grassuliato Barone di Belmonte Barone del Biviere di Lentini ecc. |
Fondatore | Obizzo |
Attuale capo | estinta nei Lanza |
Data di fondazione | IX secolo |
Etnia | italiana |
Rami cadetti | Lanza-Branciforte |
I Branciforte, o Branciforti, sono una famiglia siciliana che la leggenda fa discendere da un ceppo francese e piacentino, e che la tradizione leggendaria fa iniziare con Obizzo, cavaliere che militò sotto Carlo Magno[2].
La leggenda
Secondo il racconto epico della famiglia Branciforti, Obizzo, il capostipite, era uomo di grande valore e forza fisica. In una delle battaglie combattute nell'armata di Carlo Magno contro i Longobardi, il cavaliere si trovò a difendere da solo le insegne del Re e la bandiera “orofiamma” contro tre avversari. Alla fine rimase con entrambe le mani mozzate, ma continuò a tenere alta l'insegna. Da quel momento Obizzo ebbe il cognome Branciforte, divenne Alfiere generale dell'esercito del Re e ottenne come compenso la città di Piacenza, secondo il Mugnos, “che indi fu ricambiata in terre, castelli ed altro nel piacentino”[3].
Lo storico e genealogista Filadelfo Mugnos scrive che “In Francia un Guido Branciforte fu gran maestro dell'Ordine di Malta, derivato da Pier Guido Branciforte secondogenito del 1° Obizzo, progenitore de' duchi di Criqui”.
In Sicilia
Il primo a insediarsi definitivamente da Piacenza[4] sul suolo siciliano fu Guglielmo Branciforti sotto il re Federico II, ma già la famiglia era ritenuta importante in Sicilia[5]. Fu preceduto alcuni anni prima solo da Aloisia Branciforte, andata in sposa nel 1275 a Orlando I Grifeo Maniace, V barone di Partanna e stratigò di Messina. Guglielmo morì a Catania nel 1347 durante uno scontro. Lasciò i possedimenti piacentini ai fratelli Bosso e Gaspare. Le terre in Sicilia andarono invece ai nipoti Raffaello e Ottaviano, figli di un terzo fratello, Stefano, incaricato di riscuotere i dazi e controllare il traffico delle merci nel porto di Licata e maestro razionale del Regno.
Giovanni, figlio di Raffaele, uomo d'armi, sotto Federico il semplice "ridusse alla regia ubbidienza", la città di Piazza Armerina (allora solo Piazza) e così la ebbe in dono dallo stesso sovrano, ottenendo anche il titolo di barone. Dal re Martino I ebbe anche la fortezza ed il feudo di Grassuliato, oltre i feudi di Condrò e Gatto.
La potenza e il prestigio conseguiti, consentirono alla famiglia di fregiarsi dei titoli di primo signore e di primo pari di Sicilia.
Nel XVII secolo Niccolò Placido Branciforte Lanza (1594-1661) principe di Leonforte (città che aveva fondato) sposò la nobildonna Caterina Branciforte Barresi (1600-1634), figlia di Fabrizio, III principe di Butera, da cui ebbe cinque figli, Giuseppe, Francesco, Caterina, Rosalia e Margherita. Le tre figlie femmine del Principe di Leonforte, si diedero alla vita religiosa ed entrarono nel monastero delle Stimmate di San Francesco di Palermo con i nomi di suor Placida Caterina, suor Agata Rosalia, suor Caterina Giuseppa.[6]
A partire da Fabrizio Branciforti, primo principe di Butera, molti degli appartenenti alla famiglia hanno ricoperto cariche di rilievo del Regno di Sicilia, a cominciare da Giuseppe Branciforti e Maniaci Colonna, nel 1671 vicario generale del Regno per l'annona frumentaria, supremo prefetto della cavalleria di Sicilia, decorato del Toson d'oro e della Ordine supremo della Santissima Annunziata, la massima onorificenza di casa Savoia.
Fra gli esponenti più vicini della famiglia:
- il duca Michele Branciforte e Maniaci Ventimiglia dei principi di Belvedere, sposato con la principessa Marietta Ventimiglia di Grammonte e il fratello Ercole;
- il senatore Giuseppe Lanza Branciforte:
- Ottavio Lanza Branciforte, senatore del Regno d'Italia dal 6 aprile del 1934, che partecipò alla guerra italo-turca, alla I guerra mondiale, e alle campagne libiche nel 1922-1925;
- Luigi Lanza Branciforte (1812-1892), militare, generale del Regno d'Italia
- Cipriano Lanza Branciforte di Trabia, commerciante del regio governo d'Italia in Argentina negli anni 1874-1889 e 1914-1938
- Maria Elcira Lanza Branciforte Dughetti di Trabia, duchessa di Branciforte, dama d'onore della regina d'Italia
- Nelly Haydee Costa Lanza Branciforte di Trabia, duchessa di Santa Lucia, dama di corte della regina di Spagna Sofia.
Arma
Blasonatura: campo azzurro con un leone coronato d'oro, che sostiene con tronchi delle zampe una bandiera di rosso caricata da tre gigli d'oro, svolazzante a sinistra e due zampe mozze dello stesso situate in croce di S. Andrea al lato destro della punta.
Divisa: Dominus Fortitudo.
Note
- ^ Titolo concesso dal 1563 passato ai Branciforte nel 1580 per successione Santapau, Francesco Maria Emanuele e Gaetani, Della Sicilia nobile, Parte II, Lib. I, p.15
- ^ Enciclopedia storico-nobiliare italiana di V.Spreti
- ^ vd. anche Memorie historiche di diverse famiglie nobili di Biagio Aldimari.
- ^ «I Branciforti, di origine piacentina, facevano parte del gruppo di famiglie "lombarde" trasferitesi in Sicilia al seguito dei Re normanni» da Annie Lo Bue Frate Angelo da Mazzarino e la sua custodia, p. 196 in Francescanesimo e cultura nelle province di Caltanissetta ed Enna: atti del Convegno di studio, Caltanissetta-Enna, 27-29 ottobre 2005, Volume 22 di Collana Franciscana, a cura di Carolina Miceli, Officina di Studi Medievali, Palermo 2008.
- ^ Dalla Stamperia Amatina, 1767
- ^ SANTA LUCIA, Francesco Branciforte Barresi duca di, su treccani.it. URL consultato il 29-08-2019.
Bibliografia
- Corona della nobiltà d'Italia, overo vujbCompendio dell'istorie delle famiglie illustri, di Giovanni Pietro HBb k Quando Crescenzi Romani - Parte prima - seconda - In Bologna: per Nicolò Tebaldini: ad instanza de gli Eredi del Dozza, 1639-1642
- V. Palizzolo Gravina, Barone di Ramione, Il Blasone in Sicilia, pag 113 e tavola XXII.
- D. Filadelfo Mugnos, Teatro Genologico delle Famiglie Nobili, Titolate, Feudatarie, & Antiche Nobili, del Fidelissimo Regno di Sicilia, viventi ed estinte, stampato a Palermo, per Domenico d'Anselmo MDCLV - Imp. Salernus V. G. Imp. de Denti Pref.
- Vittorio Spreti,Enciclopedia Storico Nobiliare Italiana,1931, "L" pag 54/55," Matrimonio di Giuseppe Lanza e Branciforte con Stefania Branciforte e Branciforte, nacquero, tra gli altri, Luigi Lanza e Branciforte, n.1812,+1892, fu 9º principe di Trabia, sposò Maria Lanza Spinelli, erede dei titoli di principe di Scalea, marchese di Misuraca, predicati di Morano, Saracena e Aieta, e fu padre di Cipriano Lanza e Branciforte, n. in Palermo 30 aprile 1854, fu 10º principe di Trabia, ecc; e primo capo dei Lanza Trabia in Argentina, con successione...."
- Archivio di Stato di Palermo. Archivio Trabia- Serie E " Gli Lanza di Trabia in Argentina"
- Archivio Centrale dello Stato. Direzione Generale per gli Archivi. Servicio Araldico. Registro di Trascrizione di Decreti Reali. Decreti Reali (nomine personale) 1.Lettera di concessione/titoli nobiliari di: Luigi Lanza e Branciforti, 9º principe di Trabia, ecc; 3 ottobre 1855./ 1.1.-Lettera di concessione/titoli nobiliari di: Luigi Lanza Branciforti: 10º principe di Villafranca, 10º duca della Sala di Paruta; 8 aprile 1876. 2. Lettera di concessione/titoli nobiliari di: Cipriano Lanza e Branciforte, 10º principe di Trabia, ecc; 6 maggio 1896
- Notizie della famiglia Branciforte (sec. XVI), I manoscritti della Biblioteca comunale di Palermo, Volume 1
- Nino Pisciotta, I Branciforti, dalle remote origini a Nicolò Placido. Storia, miti e leggende... Un pezzo di storia europea e della Sicilia, Barrafranca, Bonfirraro Editore, 2008, ISBN 978-88-6272-008-3. URL consultato il 18 novembre 2013 (archiviato dall'url originale il 10 giugno 2015).