Catene (film 1949): differenze tra le versioni

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== Accoglienza ==
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Distribuito nelle sale il [[29 ottobre]] [[1949]], bistrattato dalla critica, sebbene avesse delle piccole venature [[neorealismo (cinema)|neorealistiche]], fu premiato al botteghino da un inaspettato quanto enorme successo commerciale con 735.000.000 milioni di lire (dell'epoca) d'introito, risultando così il maggior incasso in [[Italia]] della stagione cinematografica [[1949]]-[[1950|50]], facendo così la fortuna della [[Titanus]].
Distribuito nelle sale il [[29 ottobre]] [[1949]], bistrattato dalla critica, sebbene avesse delle piccole venature [[neorealismo (cinema)|neorealistiche]], fu premiato al botteghino da un inaspettato quanto enorme successo commerciale con 735 milioni di lire (dell'epoca) d'introito, risultando così il maggior incasso in [[Italia]] della stagione cinematografica [[1949]]-[[1950|50]], facendo così la fortuna della [[Titanus]].


Quarant'anni dopo la sua uscita nelle sale, [[Giuseppe Tornatore]] ne farà una citazione in una scena del suo film ''[[Nuovo Cinema Paradiso]]'' ([[1989]]).
Quarant'anni dopo la sua uscita nelle sale, [[Giuseppe Tornatore]] ne farà una citazione in una scena del suo film ''[[Nuovo Cinema Paradiso]]'' ([[1989]]).

Versione delle 02:14, 4 feb 2017

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Una scena del film
Paese di produzioneItalia
Durata86 min
Generedrammatico
RegiaRaffaello Matarazzo
SoggettoLibero Bovio, Gaspare Di Maio
SceneggiaturaAldo De Benedetti, Nicola Manzari
ProduttoreGustavo Lombardo
FotografiaMario Montuori
MontaggioMario Serandrei
MusicheGino Campese
ScenografiaOttavio Scotti
Interpreti e personaggi

Catene è un film del 1949, diretto dal regista Raffaello Matarazzo. Nel 1974 il regista Silvio Amadio ne realizzò un rifacimento.

Trama

Napoli: Guglielmo e Rosa sono una coppia felicemente sposata e con due figli, Tonino ed Angelina, e vivono insieme all'anziana madre di lui, Amalia; l'uomo è un meccanico e proprietario di una piccola officina, che gestisce aiutato anche dal figlio. Un giorno, un ladro d'auto è costretto a lasciare il mezzo da lui rubato ad un meccanico per via di un guasto, e va proprio nell'officina di Guglielmo, ma il complice Emilio insiste perché porti subito via l'auto, per timore di essere scoperto. Recatisi nell'officina, vi trovano però solo Rosa ed insistono affinché questa apra l'officina per portare via l'auto; Emilio riconosce però nella donna un suo vecchio grande amore.

Il giorno seguente Guglielmo vede sul giornale la notizia del furto dell'auto e si reca subito alla polizia per aiutarli nelle indagini. La banda viene arrestata ma non Emilio, che riesce a farla franca, ed inizia ad insidiare Rosa, minacciando la donna di far leggere al marito una sua vecchia lettera nella quale lei si dichiarava innamorata di lui.

Poco tempo dopo Emilio si presenta a Guglielmo, offrendogli il suo aiuto per ingrandire la sua attività e l'uomo accetta. Rosa lo va a cercare nel suo albergo implorandogli di andare via da Napoli. Durante un pranzo con degli amici in un ristorante sul mare, arriva per caso Emilio, e Rosa, sulle note della canzone Torna, ripensa ai momenti passati con lui e non si ritrae quando Emilio le prende di nascosto la mano; il figlio Tonino è l'unico ad accorgersene ma preferisce soffrire in silenzio.

Emilio si reca un'ultima volta a casa di Rosa, dovendo annullare l'accordo per un viaggio in America, ma chiede ugualmente un ultimo appuntamento alla donna. L'uomo invia anche una lettera alla donna con un ultimatum, se non si reca all'appuntamento andrà da Guglielmo. Tonino cerca in tutti i modi di trattenere a casa la madre senza riuscirci, ma Angelina, con assoluta innocenza, rivela al padre l'esistenza della lettera. Rosa è intanto arrivata da Emilio e disperata lo minaccia con una pistola senza riuscire a sparare. Sopraggiunge Guglielmo e dopo aver fatto uscire la donna, affronta il rivale uccidendolo con un colpo di pistola.

L'uomo decide di scappare per non finire in galera nonostante la madre ed i figli cerchino di convincerlo a restare, ma li fa giurare di non far entrare mai più Rosa in casa loro. Tornata dalla stazione di polizia, Rosa viene scacciata in malo modo dalla suocera che le fa trovare la sua valigia già pronta. Mentre Guglielmo riesce ad imbarcarsi come clandestino per gli Stati Uniti.

Nel frattempo Guglielmo viene scoperto dalla polizia in Ohio e riportato subito in Italia, dove inizia il processo. Rosa è disposta a tutto pur di salvare il marito dalla prigione, e dunque dichiara il falso dicendo che era l'amante di Emilio; in questo modo la difesa può invocare il delitto d'onore ed ottenere l'assoluzione di Guglielmo. Il piano funziona e l'uomo viene rilasciato. L'avvocato lo convoca subito per spiegarli quanto successo, ma soprattutto per convincerlo dell'assoluta fedeltà e amore di Rosa. Intanto la donna, stremata e sofferente, pensa addirittura al suicidio ma il marito arriva appena in tempo, dicendole che ora le crede e i due possono finalmente riunirsi e tornare a vivere in pace e sereni con i loro due figli.

Produzione

Fu uno dei primi film del dopoguerra della Titanus, dopo che la casa nel 1943, in seguito all'occupazione nazista di Roma, interruppe le produzioni per dedicarsi unicamente alla distribuzione cinematografica.

Diretto da Raffaello Matarazzo, sarà il primo di una lunga serie di film strappalacrime che appassioneranno il pubblico italiano per tutta la prima metà degli anni cinquanta.

Protagonisti Amedeo Nazzari e l'attrice di origine greca Yvonne Sanson, doppiata da Dhia Cristiani (che in seguito la doppierà in quasi tutti i suoi film successivi).

Gli esterni del film sono stati girati in prevalenza a Napoli; il ristorante è situato a Pozzuoli, mentre alcuni frammenti dei ricordi del passato di Rosa vennero girati al Parco Virgiliano.

Accoglienza

Distribuito nelle sale il 29 ottobre 1949, bistrattato dalla critica, sebbene avesse delle piccole venature neorealistiche, fu premiato al botteghino da un inaspettato quanto enorme successo commerciale con 735 milioni di lire (dell'epoca) d'introito, risultando così il maggior incasso in Italia della stagione cinematografica 1949-50, facendo così la fortuna della Titanus.

Quarant'anni dopo la sua uscita nelle sale, Giuseppe Tornatore ne farà una citazione in una scena del suo film Nuovo Cinema Paradiso (1989).

Riconoscimenti

Il film è stato selezionato tra i 100 film italiani da salvare[1].

Note

Collegamenti esterni

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