La Piè di Liramo: differenze tra le versioni

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Versione delle 22:18, 8 nov 2021

La Pié di Liramo è un complesso artistico e archtettonico composto da un chiesa risalente al X secolo e da una fortificazione, situato nell'omonima piccola frazione di San Carlo Canavese, nella Città metropolitana di Torino.

Pié di Liramo
La chiesa nel 2021
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegionePiemonte
LocalitàLa Pié (San Carlo Canavese)
IndirizzoBorgata La Piè
Coordinate45°14′55.7″N 7°35′10.86″E / 45.248806°N 7.58635°E45.248806; 7.58635
Religionecattolica
TitolareSan Martino di Tours / Santa Maria Maddalena
DiocesiTorino
Consacrazionefine X secolo
Sconsacrazione1356 / esistente
Stile architettonicoromanico
Complesso fortificato
Il complesso di Liramo nel 2021
StatoBandiera dell'Italia Italia
CittàSan Carlo Canavese
IndirizzoBorgata La Piè
Coordinate45°14′55.7″N 7°35′10.86″E / 45.248806°N 7.58635°E45.248806; 7.58635{{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Informazioni generali
Inizio costruzioneXVI secolo
voci di architetture militari presenti su Wikipedia
La Pié
frazione
La Pié – Veduta
La Pié – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione
Provincia
Comune
Amministrazione
CapoluogoSan Carlo Canavese
Territorio
Coordinate
del capoluogo
45°14′55.7″N 7°35′10.86″E / 45.248806°N 7.58635°E45.248806; 7.58635 (La Pié){{#coordinates:}}: non è possibile avere più di un tag principale per pagina
Abitanti
Altre informazioni
Fuso orarioUTC+1
Cartografia

Storia

L’abitato di Liramo si costituì sulla sponda sinistra del torrente Banna e nel Medioevo assunse i caratteri della villa.[1] Il pù antico documento che cita il toponimo risale al 1004[2], anche se è certa la presenza di una chiesa battesimale dall'VIII secolo[2], che intorno all'anno Mille venne sostituita da una costruzione in stile romanico, dedicata a san Martino di Tours; era edificata presso una prevostura di monaci agostiniani e fu assunta a pievania.
Nel 1311 il vescovo di Torino Tedisio trasferì la parrocchia alla vicina chiesa di Santo Stefano prope castrum, edificio scomparso intorno al XVI secolo di cui non si conosce l'esatta collocazione, essendo stata demolita alla fine del XVI secolo[1]. Una testimonianza di epoca successiva affermò che il vescovo Tedisio avrebbe dimorato nella pieve con la famiglia, causando per questo un disagio della popolazione; la notizia si colloca all'interno della contesa tra Papato e Casa Savoia per l'acquisizione dei beni ecclesiastici e la rivendicazione della castellania di Lanzo da parte di Margherita di Savoia.[3]

Nel 1356 Amedeo VI di Savoia infeuda la “domus vocatam la pley de Lirone” alla famiglia Peracchi di Lanzo, che trasforma la pieve in un complesso fortificato, inglobando la chiesa.[1][1]

Alla fine del Quattrocento la chiesa cambia titolo e diventa di “Santa Maria Maddalena”.[1]

La chiesa

L’edificio attuale, ancora perfettamente orientato lungo l’asse Est-Ovest, si presenta a navata unica, ma in origine era a tre navate, una maggiore e due minori, terminanti tutte con abside, come dimostrano ancora gli archi presenti e le tracce murarie esterne. La seconda navata fu costruita intorno al XII secolo[4] La pieve viene nominata per la prima volta in un documento del 1185, poi in numerosi altri. La chiesa aveva accanto un piccolo monastero di agostiniani (definito "prevostura"), in cui abitavano i sacerdoti. Tra la fine dell'XI e l'inizio del XIII secolo il monastero ebbe notevole importanza ed influenza nel territorio: da esso dipendevano le chiese di Nole, Grosso, Caselle Torinese, Leinì, Baratonia e Varisella; ricevette donazioni e benefici dalla nobiltà locale, come i Dro di Barbania che nel 1203 donano appezzamenti boscosi sul rilievo della Vauda (l'attuale località "Lotti Lapié) e lungo il rio Valmaggiore.[1][5]

La visita pastorale del 1584 descrive la chiesa di santa Maria Maddalena priva di tetto, scrostata ed interdetta al culto e se ne ordina l’abbattimento insieme con quella di santo Stefano. Solo quest’ultima però viene demolita, mentre la prima viene restaurata e usata come cappella privata del castello. La Chiesa compare nelle successive visite pastorali fino al 1840. Un'iscrizione sulla facciata ricorda i restauri operati dai conti Berlia nel 1741 e nel 1761.

L'interno della chiesa fu completamente stravolto tra il 1600 e il 1700, sotituendo l’originale tetto a vista, tipicamente romanico antico, con volte a crociera che crearono le tre campate. Nel 1937 Cesare Bertea e Vittorio Mesturino effettuarono scavi archeologici attorno alla chiesa ritrovando i resti dell’antica navata sinistra, reperti lapidei romani, lesene e basamenti medievali.[1]

Le decorazioni interne

Nelle absidi semicircolari e nella navata principale rimangono tracce di affreschi databili tra il 1200 e il 1400: ell'abside a destra una Pietà, figure di Santi e di un offerente, datata 1480; nella navata primitiva gli apostoli che dialogano tr loro e Cristo tra i simboli degli evangelisti, databile intorno al 1100. In entrambe le absidi le scene sono separate da una fascia che simula un fregio di mattoni.[4]

Ê anche presente un affresco raffigurante Amedeo IX di Savoia che nel 1613 Maleto data al 1489. [4]

Il campanile

Ciò che rimane della torre campanaria risulta inglobato all'interno della costruzione. Dai rilievi effettuati si può ipotizzare fosse di partitura gemina, con due sistemi di finestre e rispecchiasse uno stile molto diffuso in Canavese nel periodo romanico. È anche possibile che, rimasto incompiuto, sia stato terminato in epoca successiva. Si può ancora rilevare che il lato di base misurava 5,57 metri. Il campanile fu ribassato di due piani nella metà del XIX secolo[6], per ridurlo a livello del castello e realizzare il tetto a doppio spiovente: infatti in un disegno di Clemente Rovere eseguito tra il 1847-1850, la torre appare già livellata.

Il complesso fortificato

Lato ovest della casaforte

Nella metà del XIV secolo la domum plebis con la relativa chiesa di San Martino venne permutata dal vescovo di Torino Tommaso di Savoia al conte Amedeo VI, poiché era troppo decentrato rispetto alla sede vescovile. Amedeo nel 1356 la infeudò alla famiglia Perrachi di Lanzo, che rinforzarono il loro possedimento trasformando il monastero in un piccolo castello e la chiesa di San Martino in cappella privata.[1] Il castello, o meglio la casaforte, venne descritto nel catasto del 1500 come formato da una sala chiamata "canapa antiqua" e due camere al piano terra, due camere e due camerate al piano superiore e una cantina. Accanto sorgeva un altro edificio di due sale, due camerate e giardino, il tutto circondato da mura, fortificazione e fossato. A pochi passi si trovavano la chiesa, la piazza e il mulino.[2]

Lato nord della casaforte

Nel 1870 l'intero complesso fu trasformato in cascina. Attualmente rimangono una parte della casa forte e del torrione, parzialente abbandonati.[2]


Note

  1. ^ a b c d e f g h Bocchio Vega Simone, La prevostura di san Martino di Liramo, in Bollettino della Società Piemontese di Archeologia e Belle Arti, nuova serie LXIII - LXIV, 2021 - 2013
  2. ^ a b c d Sito archeocarta
  3. ^ Fissore, 1969, pp. XXVI e XXVII.
  4. ^ a b c Scheda su San Martino di Liramo da sito chieseromaniche.it
  5. ^ La chiesa di Liramo presenta forti analogie con il coeso monastero di Busano, edificato da Emerico Dro per la figlia Libania e studiato nel 1995 da Carlo Tosco.
  6. ^ Bertolotti, Passeggiate nel Canavese, Torino, 1878

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