Silvia Balletti

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Silvia Balletti “Talia”, ritratto di Jean-Marc Nattier

Silvia Balletti (Tolosa, 27 giugno 1701Parigi, 16 settembre 1758) nome di nascita Giovanna Rosa Benozzi, fu un’attrice di origine italiana che visse in Francia.

Fu certamente la più nota attrice teatrale del suo tempo.[1] Era conosciuta con il suo nome d'arte, Silvia, dal nome del personaggio che interpretava: la prima amorosa.[2] La sua carriera fu brillantissima e durò praticamente tutta la vita: l'abbandono delle scene precedette di poco la morte. Donna di gran carattere, ebbe un ruolo che andò molto al di là della semplice interpretazione. La sua forte personalità influenzò notevolmente anche la produzione teatrale, soprattutto per quanto riguarda Marivaux, col quale costruì un lungo sodalizio di gran successo.

Dalla nascita al debutto

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Silvia Balletti nacque nel 1701 a Tolosa. All'epoca, in osservanza al decreto di allontanamento da Parigi che comminava il divieto di tenere rappresentazioni a meno di 30 leghe dalla capitale, i comici italiani potevano esercitare la professione solo in provincia, il che però non significa che la loro situazione economica e sociale fosse di particolare disagio.[3] I genitori erano due comici di origine veneziana, con ogni probabilità aggregati alla compagnia italiana di Giuseppe Tortoriti (Pascariello):[4] Antonio Benozzi e Clara Mascara. I documenti relativi al battesimo di Silvia chiariscono notevolmente lo status sociale[5] dei genitori e più in generale dei comici italiani in Francia, dopo il decreto di espulsione dalla capitale del 1697. Secondo l'usanza del tempo, la neonata, subito dopo la nascita, fu portata in chiesa e sottoposta a un battesimo sommario (ondoyement).[6] Successivamente, il 18 luglio 1701, fu battezzata con il rito solenne. Alla cerimonia, che si tenne nella cattedrale di Sainte-Étienne, parteciparono personaggi di notevole rilievo: Jean Mathias du Riquet[7] padrino, Rose Guionne de Monyer (o Mosnier), madrina, suo marito Raymond de Tifault[8], Jacques Barthélémy de Gramont, barone di Lanta.[9]

Silvia trascorse l'infanzia e l'adolescenza a Tolosa e, in occasione della riapertura della Comédie Italienne[10], che avvenne nel 1716, si trasferì a Parigi per raggiungere la compagnia di Luigi Riccoboni, insieme al padre Antonio, al fratello Bonaventura e alla sorella minore Maria. Non vi sono notizie circa l'attività teatrale di Silvia prima del trasferimento a Parigi ma si ritiene che debba aver avuto qualche esperienza di palcoscenico, altrimenti non avrebbe potuto partecipare alle rappresentazioni, in una situazione tanto delicata per la compagnia che doveva, dopo quasi vent'anni di chiusura, rinnovare i successi della Comédie Italienne nella sede storica dell'Hôtel de Bourgogne.

La compagnia[11] debuttò, il 18 maggio 1716, con la commedia L'Heureuse Surprise (L'Inganno fortunato).[12] Il successo fu clamoroso e l'incasso della serata ammontò a ben 4.000 livres. Poco dopo gli attori italiani presero possesso della sede storica cioè l'Hôtel de Bourgogne, alla quale erano stati posti i sigilli il 14 maggio 1697.[13] e la sera del primo giugno 1716 andò in scena, alla presenza del Reggente, la commedia in tre atti La folle supposée (La Finta pazza).

Le rappresentazioni che si susseguirono portarono ad una affermazione sempre più decisa di Silvia e la giovane attrice arrivò ben presto a ricoprire il ruolo prestigioso di “prima amorosa”. L'attività proseguì con grande successo, tuttavia si andò delineando sin dall'inizio il conflitto tra i gusti del pubblico, che era rimasto legato alla rappresentazione tradizionale delle maschere italiane, e i progetti di Riccoboni che era un riformatore e intendeva passare dalla forma basata su canovacci, con largo spazio lasciato all'improvvisazione, a un teatro basato su testi scritti.

Inoltre c'era il problema della lingua, poiché il pubblico non intendeva l'italiano; fu quindi necessario adattarsi rapidamente e in questo Silvia fu avvantaggiata perché il suo francese era reso ancora più accattivante dal leggero accento italiano.[14] Il cambiamento in realtà era già avvenuto in precedenza, cioè a partire dal 1680, allorché il repertorio era basato su lavori in francese interpretati però dalle maschere italiane, con la tradizionale distribuzione dei ruoli che rappresentavano i vari caratteri.[15] Quindi il cammino era già tracciato e non restava che adeguarsi.

Il matrimonio

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La consuetudine di scena di Silvia con Giuseppe Balletti, in arte “Mario”,[16], portò a un fidanzamento e, in breve tempo, a progetti di matrimonio. Il promesso sposo si trovò ad affrontare il problema della consanguineità in quanto i due erano cugini primi. Inoltre l'autorità ecclesiastica era piuttosto restia ad ammettere ai sacramenti, compreso il matrimonio, gli attori, ai quali peraltro veniva anche negata la sepoltura in terra consacrata. A questo punto, per superare le difficoltà, si fece ricorso alla protezione di Thomas-Simon Gueullette, consigliere del re e singolare figura di magistrato allo Chatelet (giurisdizione penale), appartenente alla cosiddetta nobiltà di toga, appassionato di lettere e soprattutto di teatro.

Essendosi trovato in una situazione analoga, in quanto aveva sposato nel 1715 la propria cugina germana[17] e forte della sua posizione a corte, riuscì in breve tempo a condurre in porto le nozze che ebbero luogo il primo luglio 1720 a Drancy-le-Grand nella chiesa di Saint-Germain d'Auxerre.[18] Il contratto di nozze specificava che la sposa apportava 8.000 livres in quote della compagnia più mobili, arredi, biancheria e vestiario per un valore di 15.000 livres; lo sposo apportava una somma equivalente in quote della Comédie e beni di vario genere per un valore di 8.000 livres.[19] Le cifre in questione sono da giudicare molto elevate in assoluto e soprattutto tenuto conto della giovane età degli sposi, quindi si presume derivassero da donazioni delle famiglie d'origine.

L'incontro con Marivaux

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Il 17 ottobre 1720 andò in scena Arlequin poli par l'amour di Marivaux. Inizia con questa rappresentazione un sodalizio tra l'autore emergente e Silvia, attrice ormai affermata, che produsse frutti insperati anche se fu talvolta interrotto da dissapori e incomprensioni. Rimane dubbio se la frequentazione sia rimasta soltanto sul piano professionale o se i due abbiano vissuto una vicenda sentimentale.

Il primo incontro ci è stato trasmesso in maniera probabilmente romanzata: si diceva[20] che Marivaux avesse fatto recapitare a Silvia, in modo anonimo, il copione della commedia e che lei, colpita dalla freschezza dell'opera, si fosse adoperata per farla mandare in scena. Successivamente l'autore sembra avesse chiesto a Silvia di farle visita e trovato accanto a lei il copione, avesse chiesto il permesso di leggerlo. La lettura fu una rivelazione e l'attrice avrebbe esclamato: ”Vous êtes le diable…. ou l'auteur” (Siete il diavolo… o l'autore), al che Marivaux avrebbe risposto: “Madame, je ne suis pas le diable” (Signora, non sono il diavolo).

L'aneddoto, a prescindere dalla verità storica, chiarisce esattamente quale fu il rapporto tra il commediografo e l'attrice. Marivaux intuì la ricchezza dei mezzi espressivi di Silvia e cercò di accordare opera e interprete in modo da trarre il risultato migliore. Difficile dire se sia stata l'attrice a conformarsi allo stile di recitazione proposto oppure l'autore che, ispirato da Silvia, le abbia “cucito” addosso personaggi dallo stile nuovo e inconfondibile. A giudicare dall'immenso successo che portò Silvia a diventare l'idolo della Francia e a farla giudicare insostituibile, verrebbe da pensare che il merito fu essenzialmente suo ma non è da sottovalutare la finezza di ingegno e di carattere del commediografo. In definitiva anche in questo caso, come in tanti altri, le doti di ognuno dei componenti il sodalizio artistico furono amplificate dalla presenza e dal talento dell'altro.

Il 3 maggio 1722 viene rappresentata la commedia La Surprise de l'amour che sancisce la definitiva consacrazione di Silvia come protagonista[21] oscurando definitivamente la rivale di sempre: Elena Balletti. Si rafforza ulteriormente la collaborazione con Marivaux e si afferma uno stile che darà luogo addirittura a termini verbali di nuovo conio: nasce il “marivaudage” cioè il gioco amoroso del corteggiamento raffinato, elegante e sottile nei sentimenti.[22]

Nel 1723 muore il Reggente, sale al trono Luigi XV e per i comici italiani il momento è delicato. Era stato il Reggente a chiamarli in Francia e ad offrire sempre protezione e sostegno. Ma la crisi è presto superata: gli attori ottengono dal re l'ambito titolo di “Comédiens Ordinaires du Roy”.

Nel 1724 Silvia dà alla luce il primo figlio Antonio Stefano, battezzato il 14 maggio.[23] A quattro anni dalle nozze la famiglia si consolida e l'intesa dei due coniugi è all'apparenza perfetta. Il ménage matrimoniale, in realtà, data la personalità dei due attori, era tutt'altro che tranquillo. Il condividere vita quotidiana e professione, nonché un successo e una notorietà che andavano aumentando sempre più, provocava notevoli contraccolpi nell'ambito familiare. Di una grossa crisi tra Silvia e il marito rimane una testimonianza in una lettera, scritta da un personaggio molto particolare: Charlotte Aïssé. Nel suo epistolario, sotto la data del novembre 1726, si può leggere: La povera Silvia è stata lì lì per morire: sostengono che abbia un giovane amante a cui tiene molto e che il marito geloso l'abbia picchiata brutalmente facendola abortire di due bambini, al terzo mese.[24]

La pienezza del successo

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Malgrado i dissapori coniugali la coppia continua a mietere successi. Qualcosa però cambia nella struttura della compagnia. In origine, all'atto dell'arrivo a Parigi, le regole scritte su cui si basava il funzionamento del sodalizio[25] non davano alcuna rappresentanza né potere decisionale alle attrici.

Ma la sera del 27 aprile 1729 è Silvia che rivolge il compliment al pubblico. Si trattava di una breve presentazione con cui un attore si assumeva il compito di ingraziarsi gli spettatori. Il fatto che l'onere fosse sempre assunto da un attore manifestava chiaramente come le attrici non avessero voce in capitolo. E di conseguenza, con l'assunzione del compito da parte di un'attrice, si vuole trasmettere un messaggio preciso. Silvia con la sua forza di carattere ha preteso di assumere un ruolo decisionale sia nell'assemblea della compagnia che nei confronti del pubblico e non esita a esporre con chiarezza la situazione e il nuovo ruolo che si è assunta.[26]

Il decennio che inizia nel 1730 coinciderà per Marivaux con il culmine della produttività. Passa di successo in successo. Il 23 gennaio 1730 si rappresenta Le Jeu de l'amour et du hasard (Il gioco dell'amore e del caso) e il lavoro riceve le consuete lodi della critica.

Pochi mesi dopo Silvia dà alla luce il secondo figlio, Luigi Giuseppe,[23] che viene battezzato il 19 aprile.

Il 23 agosto 1731 va in scena L'amante difficile e il Mercure de France (settembre 1731) commenta “..Silvia interpreta alla perfezione il ruolo dell'amante difficile… con tutta la grazia e la vivacità che le sono proprie.”

Silvia e Thomassin, incisione di Cars

Segue, il 10 settembre 1731, Le Je ne sais quoi di Boissy con musica di Mouret. Sull'edizione a stampa della commedia apparirà un'incisione di Laurent Cars, tratta da un quadro di Nicolas Lancret, in cui Silvia e Thomassin si mostrano sulla scena al culmine del successo.

Il 26 luglio 1732 Silvia torna a interpretare una commedia di Marivaux: L'École des mères e la critica commenta “Silvia interpreta il suo personaggio con l'ingenuità che ha reso il suo talento così prezioso”[27] Anche quando si rappresentano opere di scarsa qualità, come nel caso di Arlequin apprenti philosophe di Davesne (15 aprile 1733), la critica osserva che “...per quanto il soggetto sia banale e scontato tuttavia l'interpretazione di Silvia è convincente”.

Nel 1736 nasce il terzo figlio Guglielmo Luigi battezzato il 23 ottobre.[28]

Un grave lutto colpisce la compagnia nel 1739: il 19 agosto muore Tommaso Visentini, il beniamino del pubblico parigino che lo ha affettuosamente soprannominato Thomassin. È da sempre Arlecchino, il partner di Silvia e, oltre al trauma emotivo, la compagnia deve risolvere l'arduo problema della sua sostituzione sulla scena. Si succedono vari interpreti ma nessuno riesce ad eguagliare lo scomparso. Dopo che numerosi attori si sono cimentati nell'impresa, il ruolo viene finalmente assunto con successo da Antonio Costantini.

Nel 1740 nasce l'ultima figlia di Silvia, Maria Maddalena, battezzata il 4 aprile, che in famiglia verrà affettuosamente chiamata Manon. Negli anni successivi la carriera di Silvia continua con immutato successo che apparentemente l'età non riesce a scalfire.

L'incontro con Casanova

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Benché fosse un personaggio notissimo, ben poche sono le notizie sulle vicende private dell'attrice e meno che mai sul suo carattere. Con un'unica eccezione importante: le Memorie di Giacomo Casanova. Arrivato a Parigi nel 1750, in compagnia del figlio primogenito di Silvia, Antonio Stefano Balletti, che è suo amico, il venticinquenne avventuriero incontra la celebre attrice e ne rimane molto colpito. Va notato che pur essendo figlio di attori, Casanova non fu mai tenero, nel giudizio morale, con le attrici e Silvia costituisce una delle rarissime eccezioni. Di lei, ormai alle soglie dei cinquant'anni, dà una descrizione molto vivida: alle porte di Parigi la madre amorevole corre incontro in carrozza al figlio prediletto. Le vetture si fermano, Silvia scende dalla sua e con grande naturalezza invita lo sconosciuto a cena.

Del successivo incontro, Casanova fa una narrazione accurata, descrivendo minuziosamente l'attrice la cui fama era alle stelle…[29]. Per quanto si sforzi di rendere con la maggiore precisione possibile l'aspetto e il carattere di Silvia, si trova in difficoltà e dichiara che il suo fascino e persino il suo aspetto sono enigmatici. Casanova ha percepito, e rielaborato a distanza di quarant'anni allorché scrive le Memorie, il mistero, quel “certo non so che” di cui nessuno ha saputo mai dare una interpretazione soddisfacente.

Casanova scrive che Silvia era elegante, nobile nel contegno e nel tratto, disinvolta, affabile, allegra, sottile nei suoi ragionamenti, cortese con tutti, intelligentissima e per nulla pretenziosa e dopo aggiunge che però Il suo volto era un enigma, come donna, infatti, era interessante e piaceva a tutti, tuttavia, guardandola, non la si poteva dir bella… com'era dunque? Bella ma secondo leggi e proporzioni ignote a tutti…. Poco dopo aggiunge che, oltre alle doti menzionate, ne aveva una che la rendeva unica nel suo ambiente: era una donna onesta. Per questo, aggiunge, fu onorata non solo dalla protezione ma anche dall'amicizia di dame dell'alta società; per questo nessuno osò mai disapprovarla o fischiarla in teatro, poi conclude: Era voce comune che Silvia fosse una donna al di sopra della sua condizione.

Il giudizio è da ritenersi molto autorevole per la personalità dell'autore e per la lunga consuetudine che ebbe con la famiglia da lui frequentata, quasi quotidianamente, per lunghissimi periodi e appare corretto anche se sembra in contrasto con l'episodio, sopra riportato, delle percosse ricevute dal marito a causa di un presunto tradimento ed anche con alcuni rapporti di polizia in cui si segnalava che Silvia manteneva Casanova essendone l'amante[30].

Per comprendere la situazione va considerato che il giudizio morale nei confronti delle attrici era all'epoca assai severo, cosa che Casanova sapeva benissimo e che condivideva in larga misura. Quindi non si sarebbe lanciato, rischiando il ridicolo, in un simile elogio se effettivamente non fosse stato convinto di quanto affermava. Certamente va anche considerato che, a tanta distanza di tempo, la nostalgia e l'affetto possono averlo indotto a calcare la mano ma sostanzialmente esprimeva quella che era la valutazione corrente nei confronti di Silvia e che trova conferme e riflessi in molte cronache del tempo, in cui ci si riferisce alla sua persona sempre con grande rispetto e considerazione.

Sicuramente ebbe un peso nel giudizio anche il generoso trattamento ricevuto, in particolare in occasione del secondo viaggio a Parigi allorché Casanova, fuggito dai Piombi, era giunto (1757) nella capitale francese sicuro di trovare tutti gli appoggi del caso. In quell'occasione fu trattato come un membro della famiglia e in seguito il legame si rafforzò ulteriormente quando si fidanzò con la giovane figlia di Silvia, Manon. Dall'unica lettera che ci è pervenuta, scritta da Silvia il 9 settembre 1757 e indirizzata a Casanova, al di là del contenuto, si percepisce il tono piuttosto giudizioso e quasi materno, ben lontano da quello che avrebbe usato una ex amante.[31]

Ritiro dalle scene e morte

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Dopo una ininterrotta stagione di trionfi Silvia, che era passata a causa dell'età dal ruolo di “prima amorosa” a quello di “madre nobile”, si ritirò dalla scene nel febbraio del 1758 e, nel settembre dello stesso anno morì, a 57 anni d'età. Consapevole della fine, chiama il notaio e fa redigere minuziosamente le sue ultime volontà la cui lettura consente di valutare il tenore di vita agiato in cui era vissuta e la cospicua fortuna accumulata.

Di ciò rimane anche testimonianza nell'atto di matrimonio della figlia Manon che, a due anni dalla scomparsa della madre, fu in grado di portare in dote una considerevole sostanza della quale facevano parte anche due rendite vitalizie costituite rispettivamente dal re Luigi XV e dalla Pompadour a testimonianza del favore di cui la famiglia Balletti godeva presso la Corte.[32] Dopo la morte, per espressa volontà testamentaria, si attesero due giorni prima di procedere alla sepoltura. Silvia si rese conto che la richiesta sarebbe stata giudicata puerile e si scusò per questa debolezza “…on trouvera cela bien puéril mais c'est une faiblesse humaine qu'on voudra bien me perdonner”. Silvia fu sepolta nella chiesa di Saint Saveur ora non più esistente. Contrariamente a quanto avveniva normalmente per gli attori, cui veniva negata la sepoltura in terra consacrata, i componenti della compagnia italiana godevano di un privilegio in quanto tutti insigniti del titolo di “officier du roi” con il quale venivano citati nel registro dei morti della parrocchia di Saint Saveur[33].

Il giudizio critico

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Il giudizio dei contemporanei su Silvia fu quasi unanimemente positivo e spesso ampiamente celebrativo. Innumerevoli le testimonianze in tal senso: oltre all'apprezzamento di Federico il Grande,[34] vi sono costanti riconoscimenti di addetti ai lavori, critici e in genere personaggi del mondo dello spettacolo. La fama di Silvia era immensa e non si spense con la sua morte, un esempio si trova nelle Memorie di Carlo Goldoni, scritte a Parigi in tarda età, in cui il commediografo ricorda …madamigella Silvia, che fece le delizie della Comédie Italienne a Parigi….[35] Le critiche dei contemporanei furono sempre lusinghiere e praticamente unanimi. Antoine de Léris nel suo Dictionaire portatif 1754, alla voce “Silvia”, scrive …eccellente attrice, una delle più perfette che siano apparse da lungo tempo..[36]

Le voci dei detrattori sono rare e forse influenzate da circostanze personali. Si ricorda il giudizio estremamente duro di Friedrich Melchior von Grimm,[37] che però aveva assistito a interpretazioni di Silvia solo negli ultimi anni della sua carriera, da valutare anche alla luce dei suoi gusti personali in materia di teatro e degli altalenanti rapporti che ebbe sempre con gli artisti.

I luoghi di Silvia

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La casa in cui Silvia Balletti visse e morì.

Silvia frequentò tutta la vita il quartiere in cui vivevano attori e teatranti in genere, nei pressi dell'Opera, della Comédie Française e della Comédie Italienne. Il reticolo di strade tra la Rue Mauconseil,[38] la Rue des Deux Portes Saint-Sauveur, ora Rue Dussoubs,[39] e la Rue du Petit-Lion, ora Rue Tiquetonne. Le dimore si adattarono col tempo ai bisogni della famiglia che era già abbastanza numerosa all'atto del trasferimento a Parigi e andò via via aumentando. L'ultima abitazione era “importante”, a testimonianza della raggiunta tranquillità economica. La famiglia Balletti subaffittò una porzione del palazzo locato a Charles Simon Favart, personaggio di spicco nel mondo teatrale parigino, sito al civico 13 della attuale Rue Tiquetonne, rimasto immutato, almeno nell'aspetto esterno. Lì Silvia trascorse gli ultimi anni della sua vita e morì.[40]

I commedianti italiani di Antoine Watteau[41]

Il successo che le arrise per tutta la vita, i mezzi che ne derivarono, le frequentazioni altolocate e l'immensa notorietà, fecero sì che l'iconografia di Silvia fosse molto ricca. Il tema è assai complesso perché la certezza dell'identificazione, in alcuni casi assoluta, è dubbia in altri. Alcune opere sono andate perdute e di altre rimane non il quadro d'origine ma le incisioni eseguite sulla base del quadro originale che, essendo tirate in molti esemplari sono, per forza di cose, sopravvissute più facilmente. In alcuni casi l'identificazione è ricavabile dall'atteggiamento, dal costume, dal ruolo scenico o dalla vicinanza con la cugina Elena Balletti, in arte Flaminia, vicino alla quale spesso fu ritratta. Quest'ultima è facilmente riconoscibile per la struttura fisica snella, l'altezza sopra la media e il lungo collo, tratti che coincidono perfettamente nelle varie opere.

Antoine Watteau, Les deux cousines (c. 1717-1718).

Non sempre l'identificazione può essere certa in quanto la qualità delle incisioni talvolta è di basso livello e numerose opere, che in passato sono state giudicate ritratti dell'attrice, col tempo si sono poi rivelate attribuzioni inesatte, talvolta scambiando Silvia con la figlia Manon. La datazione del ritratto si basa spesso sui tratti somatici che via via rivelano un'età più avanzata, possiamo distinguere tra ritratti di attribuzione certa, anche a motivo della rassomiglianza dei tratti in più opere, e altri quadri in cui vengono rappresentati più personaggi della compagnia, alcuni dei quali di facilissima identificazione e altri presuntivamente identificabili per età, sesso, abito, ruolo di scena o atteggiamento.

  1. ^ Tra i suoi ammiratori si annoverava anche Federico il Grande, il quale scrisse: ...la Sylvia, toujours la meilleure actrice du royaume... (Fonte: Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Texte intégral, cit. in bibl. Vol. I, pag 1011).
  2. ^ L’abitudine di identificare gli attori col nome del personaggio interpretato deriva dal fatto che, nella Comédie Italienne, i ruoli erano fissi e di conseguenza anche i nomi con cui si designavano i personaggi. Silvia e Mario erano rispettivamente l’amorosa e l’amoroso. Così anche per gli altri personaggi come Arlecchino, Il Dottore ecc.
  3. ^ La situazione degli attori italiani in Francia aveva subito nel tempo alterne vicende: dall’iniziale favore – la Comédie Italienne era stata fondata a Parigi nel 1680 con l’appoggio del re Luigi XIV – alla successiva disgrazia: la cosiddetta “cacciata” degli attori italiani del 1697, causata dalla reazione preventiva di Madame de Maintenon, la discussa moglie morganatica del monarca, alla messa in scena della commedia La fausse prude (La falsa pudica) nella quale temeva di essere messa alla berlina.
  4. ^ Nella compagnia recitava, come Arlecchino, Pier Francesco Biancolelli figlio del celebre Dominique Biancolelli
  5. ^ È da notare che l’atto stesso, in luogo delle consuete due o tre righe di registrazione riservate alle persone “comuni”, occupa ben dodici righe elencando meticolosamente nomi e titoli di padrino e madrina, del coniuge di quest’ultima e di due testimoni presenti al battesimo. Da notare come alla neonata furono imposti come secondo e terzo nome il primo e secondo nome della madrina. (Fonte: Geneviève Dubois-Kervran, L’acte de baptême de Silvia, cit. in bibl.)
  6. ^ A causa della frequente mortalità infantile, soprattutto nel periodo immediatamente successivo alla nascita, si usava sottoporre il neonato ad una specie di “battesimo d’urgenza” che si svolgeva sulla porta della chiesa, al di fuori della ritualità connessa col battesimo ordinario
  7. ^ Jean Mathias du Riquet - discendente di Azzucius Gherardi Arrighetti, ghibellino, proscritto da Firenze nel 1268 ed emigrato in Provenza - fu consigliere al parlamento di Tolosa dal 1664 e Président à mortier dal 1684
  8. ^ Raymond de Tifault, signore di Belloc, consigliere al parlamento di Tolosa dal 24 marzo 1691
  9. ^ J.B. de Gramont barone di Lanta era cognato di J.M. du Riquet avendone sposato il 25 aprile 1678 la sorella Catherine Riquet, figlia di Pierre-Paul Riquet (Fonte: Geneviève Dubois-Kervran, ut supra).
  10. ^ Dopo la morte del re Luigi XIV e l’avvento del Reggente, uno dei primi atti del principe fu quello di richiamare nella capitale gli attori italiani messi al bando nel 1697. Il Reggente scrisse ad Antonio Farnese, pregandolo di segnalargli una compagnia di attori che potesse far rinascere la Comédie Italienne. Il capocomico designato fu Luigi Riccoboni, in arte Lelio, il quale fu chiamato a Parigi e partito da Modena dove viveva, giunse nella capitale nel 1716 con la sua compagnia.
  11. ^ All’arrivo a Parigi (1716) la compagnia di Riccoboni era così formata: Primo amoroso Luigi Riccoboni (Lelio); Secondo amoroso, Giuseppe Balletti (Mario); Arlecchino, Tommaso Visentini (Thomassin); Pantalone, Pietro Alberghetti; Scapin, Giovanni Bissoni; Dottore, Francesco Materassi; Scaramuccia, Giuseppe Raguzzini; Prima amorosa, Elena Virginia Balletti (Flaminia); Seconda amorosa, Giovanna Rosa Benozzi, (Silvia); Servetta, Margherita Rusca; Cantanti: Fabio Sticotti e sua moglie Ursula Astori (Isabella).
  12. ^ L’opera è forse riconducibile ad un originale spagnolo: Los engaños de un engaño, y confusión de un papel , di Agustín Moreto (1618-1669). La sede del debutto fu il teatro del Palais-Royal in quanto la sede storica cioè l’ Hôtel de Bourgogne, era ancora in corso di riattamento. (Fonte: Emanuele De Luca, «Io Rinasco». Storia e repertorio della Nouvelle Comédie Italienne, cit. in bibl. pag.71).
  13. ^ La chiusura del teatro era avvenuta in ossequio alle disposizioni reali. La comunicazione era stata effettuata dal consigliere del re Jérôme Phélypeaux de Pontchartrain, il giorno precedente, al luogotenente generale di polizia d’Argenson invitandolo a chiudere « per sempre » il teatro (Le Roy a congédié ses comédiens italiens et Sa Majesté m'ordonne de vous escrire de faire demain fermer leur théâtre pour toujours… Fonte: » Émile Campardon, Les Comédien du roi…. Cit in bibl. Introd. Pag. XXIV).
  14. ^ Di lì a pochi anni, nel 1724, un articolo del Mercure de France rileva che: “..la demoiselle Silvia ha perduto il suo accento straniero..” in realtà una mescolanza del dialetto della natìa Tolosa con reminiscenze del veneziano parlato dai suoi, dialetto di cui si riscontrerà ancora traccia nelle lettere della figlia di Silvia, Manon, a Casanova. (Fonte: Micheline Boudet, La Comédie Italienne… cit. in bibl. Pagg. 150).
  15. ^ Il fatto che i ruoli fossero fissi non significava che non ci fossero cambiamenti ed evoluzioni, ad esempio il personaggio di Arlecchino, attraverso una serie di interpreti, cambiò notevolmente caratteristiche. Dal carattere originario piuttosto buffonesco, con difetti di pronuncia, voce falsata e lazzi piuttosto corrivi, con Evaristo Gherardi e soprattutto con Tommaso Visentini, si arrivò ad un “ingentilimento” conferendo al personaggio un carattere più grazioso e naïf.
  16. ^ Giuseppe Antonio Balletti, (Monaco 1691 - Parigi 1762) detto Mario, dal nome del secondo amoroso della Commedia Italiana.
  17. ^ Fonte: Geneviève Dubois-Kervran, L’acte de baptême de Silvia… cit. in bibl. Pag 538 nota 5)
  18. ^ Fonte: J. Samaran, Jacques Casanova Venitien, cit. in bibl. Pag. 27 nota 3 con rinvio a Auguste Jal (1795-1873) Dictionnaire critique de biographie et d'histoire, Paris, Plon, 1872. L'atto di matrimonio fu ritrovato da Georges Monval e pubblicato nella rivista “Le Molieriste” n. 73, aprile 1885.
  19. ^ Fonte: A. Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. Pag. 43.
  20. ^ Fonte: Micheline Boudet, La Comédie Italienne… cit. in bibl. Pagg. 125 e seg.
  21. ^ «Cette piéce qui eut un succès marqué, surtout aux reprises, mis le sceau à la réputation que s’étoit déja acquise M.lle Silvia, & fit désespérer que personne put jamais l’égaler pour la vérité & la naïveté dans tous les rôles qu’elle auroit à représenter». Fonte: Parfaict, François e Claude, Histoire de l’Ancien Théâtre Italien 1767, vol. V, pp. 313-314, cit in bibl.
  22. ^ Il termine viene usato ripetutamente (lettere del 26 ottobre, 10 novembre 1760, 15 settembre 1765) nella corrispondenza tra Diderot e Sophie Volland (fonte: Michel Delon, Diderot cul par-dessus tête, Albin Michel 2013) ma appare per la prima volta nel 1739 nella corrispondenza di Madame de Graffigny (lettera del 12 maggio 1739, fonte: Odile Richard-Pauchet, « Diderot inventeur du marivaudage? », Recherches sur Diderot et sur l’Encyclopédie, no 47, janvier 2012, p. 169).
  23. ^ a b Alessandro Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. pag. 43.
  24. ^ Si veda Lettere di Mademoiselle Aïssé a Madame C… Cit. in bibl. Pag. 41. La lettera prosegue svelando l’autrice della delazione “…Mademoiselle Flaminia (cioè la cugina di Silvia, Elena Balletti) aveva avuto la cattiveria di informare il marito delle avventure amorose della moglie. Potete giudicare, dall’amore che il parterre aveva per Flaminia, quanto l’ha maltrattata.” L’ultima notazione chiarisce quanto poca privacy avessero gli attori, visto e considerato che “il parterre” - cioè gli spettatori che a teatro occupavano i posti più popolari e che spesso decretavano il successo o la caduta di un lavoro – era al corrente dei minimi particolari della vicenda e di conseguenza “puniva” platealmente la colpevole della vile spiata.
  25. ^ Lo statuto della compagnia, redatto nel settembre del 1716, all’art. 4 disponeva che « Les femmes qui n’auront jamais de voix dans les assemblées et qui ne pourront jamais faire de propositions ni se plaindre » (Émile Campardon, Les Comédiens du Roi de la Troupe Italienne, cit. in bibl, vol. II, p. 236). La struttura amministrativa cambia nel 1719, allorché i membri si costituiscono in società per atti del notaio Mathieu Gaillardie, e assume l’assetto definitivo nel 1723 allorché gli attori assumono la cittadinanza francese e Luigi XV li nomina «Comédiens ordinaires du Roi», con una pensione di 15.000 livres. Di conseguenza la Comédie Italienne passa sotto la competenza amministrativa della Chambre du Roi e degli addetti agli Intrattenimenti del re (Menus Plaisirs). (Fonte: Emanuele de Luca, Repertorio della Comédie-Italienne.. cit. in bibl. pag.14)
  26. ^ Il testo del compliment è consultabile in E. de Luca, Repertorio della Comédie-Italienne.. cit. in bibl. pag.15
  27. ^ Fonte: A. d’Origny, Annales du Théâtre… cit. in bibl., vol. I, p. 125.
  28. ^ Alessandro Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. pag. 43.
  29. ^ G. Casanova, Storia della mia vita, Mondadori 2001, Vol. I, pagg. 733 e seg.
  30. ^ La voce popolare attribuiva a Casanova una relazione con Silvia anzi si sosteneva che lei lo mantenesse. Di questi pettegolezzi rimane traccia nei rapporti dell’ispettore di polizia Meusnier il quale scrisse: Casanova, Italien, vit présentement sur le compt de la demoiselle Silvia, de la Comédie-Italienne (due rapporti di cui l’ultimo in data 17 luglio 1753, fonte: Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Texte intégral, cit. in bibl. Vol. I, pag 1011 nota).
  31. ^ Lettera autografa di Silvia Balletti datata “Pariggi, gli 9 7bre 1757” riportata in Lettere di donne a Giacomo Casanova, cit. in bibl. Pagg. 86,87,88.
  32. ^ Fonte: Jacques Casanova de Seingalt - Histoire de ma vie. Vol. I p. 1085-1099, Manon Balletti, l'amour inaccessibile (lettere a Giacomo Casanova). Appendice p. 1099 L'acte de mariage de Manon Balletti, Paris 29 juillet 1760.
  33. ^ In tal senso si veda A. Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. Pag. 51. Ulteriore conferma viene dalle Memorie di Bachaumont in cui si legge: 30 Juillet 1768 – Mademoiselle Camille est morte……… En vertu du privilège qu’ont les Comédiens Italiens de n’etre point excommuniés, cette actrice a reçu ses sacraments, et elle été enterrée en l’eglise du lieu. Fonte: A.Ademollo, Una famiglia di comici italiani, cit. in bibl. Pag. 48.
  34. ^ Cfr. nota 1.
  35. ^ C. Goldoni, Memorie, Einaudi 1967 pag. 239
  36. ^ Cette excellente Actrice, l'une des plus parfaites qui ait paru depuis long-tems fur aucun Théâtre , Antoine de Léris, Dictionaire portatif, cit. in bibl. Pag. 528.
  37. ^ Elle étoit d’une figure désagréable; elle avoit la voix fausse et un jeu à prétension tout à fait fatigant… (Correspondance littérarie, 1758)
  38. ^ In questa strada Silvia si dichiara residente nell’atto di matrimonio.
  39. ^ Silvia ha abitato in questa strada all’altezza dell’attuale civico 20, in un palazzo, ora non più esistente, di proprietà della marchesa d'Urfé (Jeanne Camus de Pontcarré). (Fonte: Camille Pascal, Le goût du roi… cit. in bibl. Pag. 269, nota 25), a poca distanza dalla casa in cui visse e morì Carlo Goldoni, sita al civico 21
  40. ^ L’identificazione del palazzo si deve a Helmut Watzlawick, il contratto di subaffitto fu firmato il 20 luglio 1753. L’importo annuo dell’affitto era pari a 2350 livres, cioè a poco meno di 100 luigi d’oro, somma rilevante ma adeguata alle caratteristiche dell’abitazione e ai mezzi della famiglia Balletti. La durata del contratto era novennale. Fonte: Helmut Watzlawick, En visite chez Manon, L’Intermédiaire des Casanovistes, Genève, Année XXX, 2013 pagg. 43,44.
  41. ^ Nel quadro la critica ha identificato il personaggio di Silvia nella ragazza a destra della figura centrale, di statura inferiore alla donna che le è accanto che è di sicuro Elena Balletti, facilmente riconoscibile per il lungo collo e la statura superiore alla media.

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