Sentimento anticoreano

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L'espressione sentimento anticoreano o anticoreanismo indica l'odio o la repulsione nei confronti dei coreani e della loro cultura nazionale, il quale spesso sfocia nell'astio verso le due entità politiche che occupano la Penisola coreana, ovvero la Repubblica di Corea e la Repubblica Popolare Democratica di Corea.

Il sentimento anticoreano nel mondo[modifica | modifica wikitesto]

Coreani in attesa del permesso per il rimpatrio (Giappone 1959)

Giappone[modifica | modifica wikitesto]

I cittadini di origine coreana che abitano nel Sol Levante vengono chiamati zainichi dalla popolazione autoctona. Tale minoranza etnica è spesso vittima di episodi di razzismo e discriminazione, sebbene in molti casi si tratti di individui nati in Giappone, che discendono dai coreani giunti nell'arcipelago durante l'epoca della Corea sotto il dominio giapponese (1910-1945). In quel periodo la popolazione coreana fu costretta ad adottare cognomi nipponici e imparare la lingua giapponese, a discapito della loro linguamadre. Spesso il governo di Tokyo continua a negare la cittadinanza a molti zainichi. Inoltre i coreani sono ancora spesso vittime di accuse da parte delle Uyoku dantai, le organizzazioni dell'estrema destra giapponese. Questi gruppi politici sono negazionisti in merito ai crimini di guerra giapponesi, pertanto non riconoscono gli atti di emarginazione e violenza adottati dall'Impero Giapponese durante la colonizzazione della Corea e criticano il governo sudcoreano, ancora in cerca di adeguati risarcimenti per quanto avvenuto. Tutt'oggi i libri di testo in uso nelle scuole giapponesi, sminuiscono o addirittura omettono i soprusi attuati dall'Esercito imperiale nei confronti dei coreani.[1]

Ancor peggiori sono i rapporti tra i giapponesi e i nordcoreani. Già nemici nel periodo della Guerra Fredda, durante il quale il governo del Presidente Kim Il Sung, ordinò il rapimento di alcuni civili giapponesi, come ad esempio la tredicenne Megumi Yokota. Le relazioni tra i due paesi asiatici si sono ulteriormente inasprite a partire dal 1998, anno in cui un missile di provenienza nordcoreana sorvolò le acque territoriali giapponesi.[1] Ancora oggi i test missilistici della Repubblica Popolare Democratica prendono di mira le aree appartenenti alla Zona economica esclusiva giapponese e dintorni. Il programma atomico della Corea del Nord, spaventa e non poco i giapponesi. In Giappone gli zainichi che si schierano a favore del governo di Pyongyang e si ispirano all'ideologia nota come juche, sono rappresentati da un'organizzazione chiamata Ch'ongryŏn, fondata nel 1955.

Cina[modifica | modifica wikitesto]

Nella lingua cinese il termine 高麗棒子S, Gaoli BangziP, per la prima volta apparso in un giornale del 1722, è ancora oggi utilizzato per riferirsi in maniera dispregiativa nei confronti dei coreani. In Cina la popolazione di etnia coreana si concentra principalmente nella Manciuria, è conosciuta con il nome di Chaoxianzu e con circa due milioni di appartenenti, risulta essere la tredicesima minoranza etnica presente nel gigante asiatico. Gli antenati di questi coreani iniziarono a sconfinare in territorio sinico a partire dal periodo di dominio della Dinastia Yuan e continuarono fino al 1677, quando i cinesi intimoriti dal fenomeno migratorio, imposero un divieto di immigrazione per la popolazione coreana.[2] Tuttavia una nuova ondata migratoria coreana riprese a partire dal 1860 circa. In epoca moderna la diffidenza dei cinesi verso i coreani ha inizio a cavallo tra il XIX secolo e il XX secolo, negli ultimi anni della Dinastia Qing, quando la Corea passò dalla sfera di influenza cinese a quella giapponese. Durante la Guerra di Corea, la Cina di Mao Tse Tung sostenne militarmente la fazione nordcoreana, tentando di ripristinare la propria influenza sulla penisola. Nei decenni successivi i cinesi mantennero uno stato di cooperazione con la Corea del presidente Kim[3], mentre al contrario non riconoscevano il governo di Seul, la cui presenza veniva considerata una minaccia. Soltanto con la caduta del Blocco Sovietico nei primi anni '90, la Cina decise di aprire un dialogo con i sudcoreani.[4]

Russia e URSS[modifica | modifica wikitesto]

A partire da metà '800 molti coreani in cerca di fortuna emigrarono verso la Siberia, nella Russia orientale. A partire dal 1882 a tali immigrati fu concessa la cittadinanza dal governo zarista. La situazione si fece critica quando nel 1937 Stalin reputò inaffidabili e pericolosi i cittadini di origini coreane, poiché la Corea si trovava sotto il dominio dell'Impero Giapponese, il quale siglando il Patto anticomintern si era apertamente reso ostile agli occhi dell'Unione Sovietica. Il governo centrale temeva che i coreani potessero perciò collaborare con le autorità nipponiche. Cominciò quindi la deportazione della popolazione coreana verso Kazakistan e Uzbekistan, dove subirono angherie e discriminazioni da parte dei popoli autoctoni.[5]

Taiwan[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2018 la Taiwan Public Opinion Foundation ha pubblicato un sondaggio secondo il quale nell'isola di Formosa il paese più odiato sia la Corea del Nord (70,9% dei votanti), mentre la Corea del Sud si piazza al quarto posto (33,8%).[6] L'astio dei taiwanesi per i nordcoreani è certamente dovuto al diffuso sentimento di anticomunismo, fomentato dal Kuomintang, partito nazionalista cinese che ha governato l'isola per sessant'anni. La rivalità con i sudcoreani ha inizio nei primi anni '90, quando gli esponenti di Seul riconobbero la Repubblica Popolare Cinese come stato sovrano della Cina, a discapito del governo di Taipei, che a sua volta rivendica il controllo anche sulla Cina continentale.

Le due Coree[modifica | modifica wikitesto]

L'atroce guerra che insanguinò la penisola coreana nei primi anni '50 si concluse con l'Armistizio di Panmunjeom. Ciò portò all'attuale divisione del paese, in due entità politiche diametralmente opposte, ciascuna delle quali continua a rivendicare la propria sovranità sull'intera Corea.[7] Nel corso dei decenni questa netta divisione ha portato a odio e pregiudizi reciproci tra gli abitanti del nord e del sud. I nordcoreani si considerano legittimi eredi della cultura coreana, poiché furono loro a organizzare la resistenza armata contro i dominatori giapponesi; mentre i sudcoreani vengono visti come popolazione subordinata agli Stati Uniti e troppo influenzata dal capitalismo occidentale che ne devia le menti. Al contrario in Corea del Sud vedono i cittadini del nord come poveri, lobotomizzati e resi incapaci di potersi ribellare al proprio governo a causa del lavaggio del cervello attuato dalla propaganda comunista. Seul e l'Organizzazione delle Nazioni Unite, negli ultimi decenni hanno spesso posto attenzione sulla questione dei diritti umani in Corea del Nord[8], suscitando le reazioni di quest'ultima. Di conseguenza i sudcoreani si ritengono i veri figli della tradizione Joseon e del Grande Impero Coreano, il cui vessillo ha ispirato l'attuale bandiera della Corea del Sud (Taegukgi ).[9]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Perché odio la Corea, di Kang-Myoung Chang (2022)
  • Senza via di scampo. La storia vera dell'incredibile fuga dalla Corea del Nord, di Masaji Ishikawa (2019)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]