Sedum telephium

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Come leggere il tassoboxProgetto:Forme di vita/Come leggere il tassobox
Come leggere il tassobox
Borracina maggiore
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
Ordine Saxifragales
Famiglia Crassulaceae
Sottofamiglia Sempervivoideae
Genere Sedum
Specie S. telephium
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Crassulaceae
Genere Sedum
Specie S. telephium
Nomenclatura binomiale
Sedum telephium
L., 1977
Sinonimi

Hylotelephium telephium (L.)
Hylotelephium purpureum (L.) Holub
Sedum purpureum (L.) Schult.
Sedum fabaria W.D.J.Koch

Sedum telephium (L., 1977), comunemente noto come Borracina maggiore, è una pianta perenne, mediamente alta (fino a 60 cm) di aspetto erbaceo, appartenente alla famiglia delle Crassulaceae.

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

La sistemazione del genere Sedum non è concorde in tutti gli autori. Infatti il Sistema Cronquist assegna la famiglia delle Crassulaceae all'ordine Rosales mentre la moderna classificazione APG (APG (Angiosperm Philogeny Group – costruita su un sistema di classificazione basato sulle affinità genetiche delle piante e non tanto sull'aspetto morfologico) la colloca nell'ordine Saxifragales. Attualmente è in fase di sistemazione anche l'appartenenza al genere: infatti, sempre in base alle più moderne classificazioni, la nostra specie appartiene ora al genere Hylotelephium (sempre della famiglia delle Crassulaceae).

Sottospecie[modifica | modifica wikitesto]

S. telephium è una specie indigena che esiste in un gran numero di varietà e sottospecie alle quali a più di qualcuna viene data una sistemazione indipendente come specie a sé stante. Di seguito elenchiamo alcune varianti e sottospecie.

  • Sedum telephium (L.) subsp. maximun (L.) Kirschl: le foglie inferiori sono cordate e amplessicauli; i petali a maturazione sono giallastri – verdastri, mentre in boccio sono purpurei.
  • Sedum telephium (L.) subsp. telephium (sinonimi = S. telephium var. purpureum L.; = S. purpurascens Koch) : le foglie superiori sono sessili a base tronca, mentre quelle inferiori sono a base acuta; i follicoli presentano un solco dorsale.
  • Sedum telephium (L.) subsp. fabaria (Koch) Kirschleger: le foglie superiori sono a base acuta e sono 3 – 5 volte più lunghe che larghe disposte in modo opposto o verticillate per tre; le foglie inferiori sono picciolate; i follicoli sono senza dorso. Questa pianta è stata segnalata solamente nelle Alpi Piemontesi.
  • Sedum telephium (L.) subsp. ruprechtii (Jalas) H.Ohba: è una sottospecie che si trova nel Nord-Est dell'Europa.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

  • Sedum maximun (L.) Suter. (sinonimi = Sedum telephium subsp. maximun Krocker; = Sedum latifolium Bertol.) – Borracina massima: si differenzia per le foglie sessili (amplessicauli), per il colore dei fiori che tende di più verso il giallastro e per la produzione di pruina che nella nostra specie non avviene; inoltre è una pianta sempreverde.

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

Il nome del genere (“Sedum”) definito come molti altri da Linneo potrebbe derivare dal verbo di radice latina “sedeo” = “io mi siedo” per il tipo di fusto prostrato oppure anche (secondo altre dizioni) da “sedare”, “calmare” in riferimento ad alcune proprietà della pianta.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Descrizione delle parti della pianta

La forma biologica è emicriptofita scaposa (H scap) : sono piante perennanti con gemme adagiate sul suolo e con fusto fiorale allungato e normalmente con poche foglie.

Fusto[modifica | modifica wikitesto]

Il fusto è eretto, cilindrico, parzialmente glabro e di colore rossastro.

Foglie[modifica | modifica wikitesto]

Le foglie sono appiattite del tipo laminare – ellittico. Sono disposte in modo alterno (soprattutto quelle inferiori), opposto o verticillate (alla base dei peduncoli dell'infiorescenza). Normalmente sono più lunghe che larghe (rapporto 2: 1). Sono brevemente picciolate, con margine seghettato. La dimensione delle foglie si riduce verso l'infiorescenza. Dimensione: 4 – 10 cm.

Infiorescenza[modifica | modifica wikitesto]

L'infiorescenza è una cima densa e corimbosa. La zona ascellare dei corimbi presenta delle foglie a verticillo di ridotte dimensioni.

Fiori[modifica | modifica wikitesto]

I fiori sono Ermafroditi, attinomorfi, dialipetali, pentameri e peduncolati.

  • Calice: il calice è formato da 5 sepali.
  • Corolla: i petali, lunghi il triplo dei sepali (dimensione dei petali: 5 mm), sono pure 5 e sono purpurei (con screziature roso scuro); a maturazione l'apice dei petali diventa biancastro.
  • Androceo: gli stami sono più lunghi dei petali e di colore biancastro e sono di norma il doppio dei petali (in numero di 10). I 5 stami più interni sono inseriti nei petali (concresciuti) e a volte sono connati con gli stessi per un terzo della loro lunghezza.
  • Gineceo: l'ovario è formato da 5 carpelli (che poi genereranno 5 follicoli).
  • Fioritura: luglio - settembre

Frutti[modifica | modifica wikitesto]

Il frutto è composto da 5 follicoli.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Il tipo corologico è Eurosiberiano; è quindi una pianta originaria delle zone fredde e temperato – fredde dell'Eurasia.

In Italia cresce sui pendii umidi e ombrosi, nei prati incolti, aree montagnose anche sassose, ai margini dei boschi e sentieri sterrati.

Altitudine: 0 - 1200 m s.l.m..

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Giardinaggio[modifica | modifica wikitesto]

Queste piante sono usate principalmente per decorare giardini in quanto sono stati creati diversi ibridi a svariati colori. Inoltre non presentano problemi di coltivazione in quanto sono abbastanza resistenti. In America del Nord (non dimentichiamo che la pianta è di origine Eurasiatica) diverse piante sono fuoriuscite dai giardini per naturalizzarsi sul territorio circostante.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Maria Teresa della Beffa, Fiori di campo, Novara, Istituto Geografico De Agostini, 2002.
  • Giacomo Nicolini, Enciclopedia Botanica Motta. Volume terzo, Milano, Federico Motta Editore, 1960, p. 684.
  • Sandro Pignatti, Flora d'Italia. Volume primo, Bologna, Edagricole, 1982, p. 496, ISBN 88-506-2449-2.
  • Michele Prugnoli, Indagini fitochimiche su Sedum caeruleum L. (Crassulaceae), Tesi di laurea in Tecniche erboristiche, Università degli Studi di Siena, 2010-2011.

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  Portale Botanica: accedi alle voci di Wikipedia che trattano di botanica