Sala del Pantheon del cimitero monumentale della Certosa di Bologna

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Sala del Pantheon
La volta affrescata da Filippo Pedrini

Il cimitero monumentale della Certosa di Bologna, è stato istituito nel 1801 riutilizzando le strutture della Certosa di San Girolamo di Casara. Nel 1822 quella che fu la cella del priore, diventò la Sala del Pantheon.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il Pantheon: Sala degli Uomini Illustri e Benemeriti[modifica | modifica wikitesto]

Il busto di Luigi Serra, realizzato nel 1913 per la Sala dei bolognesi illustri da Giulio Berberi, si trova a Palazzo d'Accursio.

La Sala del Pantheon si trova in quella parte dell'ex convento di San Girolamo dov'era la cancelleria. Per scelta dell'Assunteria del Cimitero, nasce come un luogo da dedicare a cittadini che siano stati dichiarati benemeriti dalla Magistratura della città di Bologna: viene quindi nominata Sala degli Uomini Illustri e Benemeriti.

Un primo progetto architettonico nato da un'idea di Giuseppe Gambari, affidato all'arch. Giuseppe Nadi dal 1811, prevedeva un edificio a cupola a impianto centrale, innestato con un breve raccordo a una galleria porticata. Il progetto non fu attuato per motivi finanziari.[1]

Nel 1827 la Sala venne modificata in base ad un progetto dell'architetto Giuseppe Tubertini che la rese a pianta ellittica con quattro coppie di colonne corinzie che reggono la volta[2]. La volta è stata affrescata da Filippo Pedrini con l'allegoria de la Religione trionfante e Felsina che presenta le scienze e le arti liberali[3]: «Il prof. Filippo Pedrini rappresentò nella volta la Religione trionfante che siede vicino al Tempio della Immortalità, in atto di accordare a Felsina, condotta a lei davanti da un Genio, l'implorata immortalità a compimento della patria gloria di molti suoi figli, il valore e la virtù dei quali vengono simboleggiate in varie figure, che le fanno corona. In alto la Fama sparge i nomi loro immortali per le più remote contrade: nel fondo scorre il fiume Reno, il quale si mostra sotto la figura di un vecchio barbato».[4]. Fra il XIX e il XX secolo, vennero realizzati decine di busti di uomini illustri, il primo dei quali dello scultore Giacomo De Maria dedicato ad Antonio Magnani. I ritratti marmorei dei personaggi illustri che nel tempo vennero ospitati nel Pantheon, negli anni Trenta del Novecento vennero spostati nella Sala d'Ercole del Palazzo Comunale di Bologna, successivamente nel Giardino della Montagnola ed infine nei depositi del MAMbo.[5]

Nel sotterraneo sono ospitati 40 tumuli con lapidi prive di decorazioni.[6]

La Sala del Pantheon come spazio di commiato per riti laici[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni novanta del secolo scorso la Sala è stata restaurata ed adibita all' accoglienza dei riti funebri di cittadini non appartenenti ai diversi credo religiosi o ad alcuna confessione.

Il Pantheon come sala di commiato per tutti: la “Sala d'Attesa” di Flavio Favelli[modifica | modifica wikitesto]

«... uno spazio lussuoso ma composto di tanti elementi vecchi; un effetto di solennità ma insieme la sensazione di qualcosa di dimesso; colori caldi per un senso di freddezza; specchi con geometrie improbabili ... Favelli ha creato uno spazio accogliente ma che insieme un po' confonde, per confortare tutti noi ma anche confermarci nella necessità di essere consapevoli della vita e della sua fine.»

Il 1º luglio del 2007 è stato inaugurato un nuovo allestimento della Sala del Pantheon, realizzato dell'artista Flavio Favelli[8]. L'opera, chiamata “Sala d'attesa” è una sala di commiato destinata a chiunque, fedele o laico, desideri raccogliersi in meditazione prima del rito religioso o desideri celebrare un rito laico di commiato in un luogo appositamente dedicato: è un luogo d'accoglienza aperto a chiunque voglia dare ai propri cari l'ultimo saluto. Fu l'allora Sindaco di Bologna Sergio Cofferati a presenziare all' inaugurazione.[7][9].

Busti degli uomini illustri[modifica | modifica wikitesto]

Tra i busti degli uomini illustri e benemeriti bolognesi, di cui 71 ricollocati nei depositi del MAMbo, si ricordano[10][5]:

Nome e Cognome Carica o professione Scultore Epoca di collocazione nella Sala del Pantheon
Antonio Magnani sacerdote Giacomo De Maria 1824
Sebastiano Canterzani professore cavaliere Giacomo De Maria 1819
Stanislao Mattei sacerdote Giacomo De Maria 1827
Antonio Aldini conte Giacomo De Maria 1827
Giuseppe Atti professore Giacomo De Maria ?
Giuseppe Gambari avvocato

cavaliere

Innocenzo Giungi 1834
Luigi Valeriani professore cavaliere Giacomo De Maria 1834
Ignazio Molina sacerdote Innocenzo Giungi 1836
Giovanni Aldini professore cavaliere Innocenzo Giungi 1836
Giovanni Battista Guglielmini professore cavaliere Innocenzo Giungi 1837
Camillo Ranzani marchese

professore

Arnoaldi Veli Astorre 1843
Antonio Testa professore Massimiliano Putti 1844
Filippo Gaudenzi avvocato Vincenzo Testoni 1843
Lodovico Sasioli avvocato Bernardo Bernardi 1846
Filippo Schiassi conte

sacerdote

Carlo Barozzi 1845
Giuseppe Venturoli professore Cesare Gibelli 1847
Giuseppe Mezzofanti cavalliere Cesare Gibelli 1851
Giovanni Battista Magistrini cardinale

professore

Massimiliano Putti 1849
Luigi Galvani Giuseppe Pacchioni 1863
Paolo Costa Stanislao Sammarchi 1863
Antonio Silvani professore cavaliere Giuseppe Pacchioni 1866
Giovanni Marchetti Alfonso Bertelli 1863
Massimiliano Angelelli marchese Carlo Monari 1863
Michele Medici professore Prudenzio Piccioli 1863
Antonio Alessandrini professore cavaliere Bernardi Bernardo 1863
Pelagio Palagi professore Prudenzio Piccioli 1863
Francesco Mondini professore Paolo Aleotti 1872
Antonio Bertoloni professore Carlo Monari 1872
Gioachino Rossini cavaliere Salvino Salvini 1872
Paolo Venturini padre Enrico Barberi 1880
Giovanni Battista Fabbri professore cavaliere Stefano Galletti 1879
Anna Manzolini Carlo Monari 1879
Francesco Rocchi professore cavaliere Enrico Barberi 1879
Antonio Zanolini avvocato

commendatore senatore

Giuseppe Pacchioni 1880
Carlo Berti Pichat senatore Carlo Monari 1880
Faustino Malaguti Salvino Salvini 1881
Giuseppe Bianconi professore Luigi Properzi 1880
Francesco Rizzoli professore Carlo Parmeggiani 1884
Gioan Battista Martini padre Diego Sarti 1884
Marco Minghetti Diego Sarti ?
Giovanni Battista Ercolani professore Diego Sarti 1889
Carlo Pepoli conte ? ?
Giovanni Vicini avvocato Diego Sarti 1889
Stefano Golinelli Silverio Montaguti 1906
Enrico Panzacchi Silverio Montaguti 1911
Luigi Serra Enrico Berberi 1913
Giosuè Carducci Silverio Montaguti 1925
Antonio Aldini Giacomo De Maria post 1927
Giovanni Aldini Giuseppe Pacchioni ?
Giovanni Luigi Malvezzi de' Medici Francesco Bonola ?
Carlo Alberto Pizzardi Pasquale Rizzoli 1931

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ 19 aprile 1822. Il Pantheon della Certosa, su Bologna Online, Biblioteca Salaborsa. URL consultato il 14 settembre 2022.
  2. ^ Zecchi Giovanni, Descrizione del Cimitero di Bologna. Fascicolo XLI. Ultimo della collezione
  3. ^ Beatrice Buscaroli e Roberto Martorelli, Luce sulle tenebre: tesori preziosi e nascosti dalla Certosa di Bologna, Bologna, Bononia university press, 2010, p.203
  4. ^ Girolamo Bianconi, Guida del forestiere per la città di Bologna e suoi sobborghi, Bologna, Tip. di S. Tommaso d'Aquino, 1835
  5. ^ a b Lorena Barchetti 2020.
  6. ^ Bologna Online, su www.bibliotecasalaborsa.it. URL consultato il 13 marzo 2023.
  7. ^ a b Flavio Favelli Certosa di Bologna, Sala d'attesa, Pantheon, testi di Agostino Benassi [et al.] Zug, Fine Arts Unternehmen, 2006
  8. ^ Io che non ho il dono della fede, vorrei una stanza con tanti lampadari, come certe moschee, come certe chiese ortodosse e certi saloncini da ballo; con delle stoffe rosa, dal tono cipria ... (da Flavio Favelli Certosa di Bologna, Sala d'attesa, Pantheon, testi di Agostino Benassi [et al.] Zug, Fine Arts Unternehmen, 2006)
  9. ^ A tal proposito Sergio Cofferati affermò: “È un altro passo avanti nell’impegno per la rinascita e la qualificazione della Certosa di Bologna (…) Un impegno che si traduce principalmente nel restauro dei sepolcri storici, ma che si svolge anche rinnovando la tradizione della Certosa come cantiere d’arte, come cimento continuo della contemporaneità, sfida per gli artisti di oggi. È stata questa presenza continua dei migliori scultori ed architetti, in oltre due secoli, a fare della nostra necropoli una straordinaria collezione d’arte
  10. ^ Archivio Storico del Comune di Bologna, 1876.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]