Pietro De Laurentiis

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Pietro De Laurentiis (Roccascalegna, 13 marzo 1920Roma, 17 ottobre 1991) è stato uno scultore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli esordi[modifica | modifica wikitesto]

L'esordio pubblico di Pietro De Laurentiis avviene nel 1939 a diciannove anni, quando vince la Rassegna delle Arti figurative di Chieti, con un gesso, Ritratto di vecchio contadino. Ottenuta una borsa di studio, si trasferisce a Roma per studiare presso l'Accademia di Belle Arti. Nel 1947 inizia l'attività di docenza presso la Facoltà di Architettura di Roma, dove insegnerà fino al 1985.

Il suo arrivo a Roma è segnato dall'incontro con Luigi Moretti[1], uno dei padri del razionalismo italiano. Questi gli affida un'aquila per uno degli edifici della GIL:

«Cercai di fare un'aquila spiritosa e questo piacque a Moretti.[2]»

Il senso di questo “spiritoso” è da intendere all'interno di una sua specifica ricerca che lo porta a tentare la scoperta di nuove possibilità espressive a partire dalle immagini dell'Abruzzo contadino cui tenta di dare voce.

Il secondo dopoguerra[modifica | modifica wikitesto]

Nel clima effervescente dell'immediato dopoguerra partecipa – da artista – alla ricostruzione: del 1948 sono gli stucchi della navata centrale della cattedrale di Civitavecchia e la partecipazione alla V Quadriennale di Roma; del 1949 alcune griglie in bronzo per la pavimentazione della Chiesa di Sant'Eugenio a Roma e un grande Cristo per la scenografia di Luigi Moretti del "Nessuno salì a bordo"; del 1953 è la partecipazione alla mostra "Il Treno della rinascita", allestita su vagoni ferroviari. Frequenta l'ambiente artistico romano che ruota intorno al “tridente” tra i poli dei Caffè Rosati e Canova a Piazza del Popolo e delle Osterie del “Bottaro” e del “Re degli amici” intorno a Via Ripetta. Stringe amicizia in particolare con il poeta Sandro Penna, lo scultore Francesco Coccia e il pittore Nazareno Gattamelata.

Gli anni cinquanta[modifica | modifica wikitesto]

Nel corso degli anni cinquanta si dedica a una personale ricerca nel campo dei valori plastici in cui si intrecciano “ispirazioni dalle forme cubiste”[3] a “motivi di un antico folclore”[4], componendo figure risultanti da una ritmica contrapposizione dei volumi, non senza una dose di humor.[5]

Sono questi gli anni in cui elabora le forme che confluiranno poi in una serie di mostre (il Pincio, Roma, 1956 – Selecta, Roma, 1958 – Montenapoleone, Milano, 1959) e in un numero speciale della rivista Spazio, diretta da Luigi Moretti, che viene interamente dedicato alle opere di De Laurentiis selezionate da Lionello Venturi in occasione di una personale[6]. Contemporaneamente si dedica a un intenso lavorio da “organizzatore culturale” e porta in Abruzzo un ciclo di conferenze - patrocinato dal Comune di Pescara, nel quale si gettano i presupposti per la creazione del piano regolare della città e per l'istituzione di una Facoltà di Architettura e Urbanistica - cui chiama a partecipare architetti e studiosi quali Ludovico Quaroni e Giulio Carlo Argan[7]

Gli anni sessanta[modifica | modifica wikitesto]

La fine degli anni cinquanta segna anche il passaggio dalle forme ancestrali dei suoi personaggi (guerrieri, contadini, animali) alla stupita contemplazione dei paesaggi urbani e industriali, e l'avviarsi verso “una sorta d'espressionismo non figurativo, lirico e impetuoso”[8].

Questa sua ricerca trova sbocco in un'opera pubblica: Le Città Illuminate, i pannelli commissionatagli dalla Acea per la sua sede romana, aventi come tema la luce, in cui si pone il problema "del rapporto architettura-scultura, che non aveva mai affrontato, anche se nelle opere precedenti si era fatto luce in lui un innato senso architettonico,"[9]. Non a caso, per queste sculture, Eugenio Battisti - che ne aveva seguito la genesi in presa diretta fin dal 1959, nelle frequenti visite allo studio - parla di "sapore razionalistico, sottolineato dalla attenta elaborazione del bronzo, dalla patina semplice ma sensibilmente chiaroscurale e, soprattutto, dalla necessità di una lettura lenta e da vicino."[10].

Tra gli altri lavori su commissione esegue la fontana monumentale del Liceo Scientifico di Ancona (1959), dei pannelli in marmo per la nuova ala della Direzione Generale dell'INPS di Roma (1965), un complesso in bronzo per la sede dell'Assitalia in Roma (1966), pannelli di arredo interno per le navi della Flotta Lauro (1966), bassorilievi lignei per il Battistero della Cattedrale di Chicago (Holy Name Cathedral) (1968), e altri.

Gli anni settanta[modifica | modifica wikitesto]

Negli anni settanta la problematica del rapporto tra l'arte plastica e lo spazio circostante va ben oltre il rapporto tra la scultura e l'architettura, coinvolgendolo direttamente nelle battaglie civili e culturali per la salvaguardia dell'ambiente minacciato dall'urbanizzazione selvaggia. De Laurentiis trasporta il problema teorico dello spazio artistico e architettonico, nel campo dell'impegno civile e nella salvaguardia del patrimonio artistico e ambientale. Con Antonio Cederna e Fulco Pratesi è protagonista delle battaglie per il verde e l'ambiente a Roma, contribuendo con la sua opera a salvare o a rendere pubblici parchi e opere architettoniche minacciate dalla speculazione edilizia; al suo nome sono legate le battaglie per la salvaguardia di Villa Blanc (all'interno della quale, in una dépendance ha fissato il suo atelier fin dal 1959), Villa Carpegna, il Pineto, villa Torlonia, le mura aureliane. Partecipa alla discussione sull'arte, l'urbanistica e l'ambiente. Diventerà socio onorario di Italia Nostra, organizzazione che, alla sua morte, organizzerà un premio a suo nome.

Gli anni ottanta[modifica | modifica wikitesto]

Negli ultimi anni la sua ricerca artistica e intellettuale si volge a un ripensamento del ruolo della “tecnica”: da un lato si volge a un'indagine teorica sulle cosiddette “arti minori”, dall'altro inizia a sperimentare le possibilità offerte al disegno dai primi strumenti informatici.

In generale gli anni ottanta sono legati a un ripensamento generale delle sue esperienze artistiche, architettoniche e sociali. Comincia così un lavoro sistematico di rielaborazione e valutazione del proprio operato nei vari campi. È quindi impegnato, a una codificazione dei propri procedimenti attraverso una rigorosa analisi degli elementi costitutivi dell'opera scultorea e della sua parte visibile e sensibile: la superficie.

Nel 1989, ormai minato da una lunga malattia, decide di ritirarsi dall'attività accademica. In quell'occasione la Facoltà di Architettura dell'Università di Roma – caso unico – gli dedica un omaggio organizzando una mostra antologica e un convegno dal titolo Il segno nella progettazione: il catalogo, curato da Roberto De Rubertis, riporta interventi di Mario Docci (preside della Facoltà) e di Filiberto Menna.

Muore nella sua casa di Roma il 17 ottobre 1991. Lascia come preciso legato culturale, ai suoi eredi, la salvaguardia della storica Villa Blanc in Roma[11].

Le mostre[modifica | modifica wikitesto]

Personali[modifica | modifica wikitesto]

  • 1956 Galleria Il Pincio, Sculture di Pietro De Laurentiis, Roma.
  • 1958 Galleria Selecta, Roma.
  • 1959 Galleria Montenapoleone, Pietro De Laurentiis: sculture 1957-1958, Milano.
  • 1963 Galleria Pater, De Laurentiis, Milano.
  • 1964 Hotel Cavalieri Hilton, La Scultura Incontra il Pubblico con Una Personale di Pietro De Laurentiis, Roma.
  • 1964 Galleria Il Bilico, Mostra di Disegni Policromi di De Laurentiis, Roma.
  • 1965 Galleria L'Arco, Pietro De Laurentiis, Macerata.
  • 1966 Galleria Il Carpine, Sculture di Pietro De Laurentiis, Roma.
  • 1970 Palazzo Esposizioni della Mostra internazionale tessile, Personale di Grafica Policroma di De Laurentiis, Busto Arsizio (Va).
  • 1970 Chiostro di San Francesco, Pietro De Laurentiis, Gargnano del Garda.
  • 1982 Galleria Pagani de Il Grattacielo, Pietro De Laurentiis, Milano.
  • 1982 Mostra del Marmo di Domegliana, Domegliana (VR).
  • 1982 Banca Popolare di Milano, filiale di Roma, La BPM Presenta Pietro De Laurentiis.
  • 1989 Facoltà di Architettura di Roma, Pietro De Laurentiis. Il Segno nella progettazione, Roma.
  • 1996 Castello di Roccascalegna (Chieti), Pietro De Laurentiis Opere giovanili.
  • 2007 Museo Diocesano e Capitolare di Terni, Pietro De Laurentiis, Progetti Disegni Sculture.
  • 2008 Archivio Centrale dello Stato, Lo Scultore e l'Architetto Pietro de Laurentiis Luigi Moretti: testimonianze di un sodalizio trentennale, Roma.
  • 2008 Spazio museale S. Francesco, Lo Scultore e l'Architetto Pietro de Laurentiis Luigi Moretti: testimonianze di un sodalizio trentennale, Tagliacozzo (AQ).
  • 2021 Castello di Roccascalegna (Chieti), Pietro De Laurentiis 1920-2020 Antologia delle Opere a cura di Carlo Severati.

Collettive[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ www.architettoluigimoretti.it, Sull'argomento dei rapporti tra De Laurentiis e Moretti vedasi il sito dedicato a Luigi Moretti a cura dell'Archivio Centrale dello Stato di Roma, su architettoluigimoretti.it. URL consultato il 9 giugno 2008 (archiviato dall'url originale il 28 luglio 2009).
  2. ^ Carlo Severati, Antonella Greco, Salvatore Santuccio, Intervista a Pietro De Laurentiis: Luigi Moretti, in Parametro, marzo 1987
  3. ^ Piero Scarpa, Pietro De Laurentiis, disegnatore e scultore, In Il Messaggero , 12-5-1956.
  4. ^ Giulio Carlo argan, Pietro De Laurentiis, In Nosside , aprile 1959.
  5. ^ Pietro De Laurentiis composes des figures sommaires avec un sens très particulier des volumes qu'il superpose rythmiquement, non sans humor. In Michel Seuphor, "La sculpture de ce siècle. Dictionnaire de la sculpture moderne", Éditions Du Griffon, Neuchatel / Suisse, 1959, pag. 153.
  6. ^ Cfr. Pietro De Laurentiis, in Il Tempo di Pescara, pag. 5, 14 settembre 1957.
  7. ^ Anno nuovo vita nuova per l'edilizia pescarese. I compiti della commissione del piano regolatore e il ciclo di conferenze di Giulio Argan, in Il Giornale d'Italia (Cronaca dell'Abruzzo) 6-01-1957.
  8. ^ Giorgio Kaisserlian, De Laurentiis, ne «Il Popolo di Roma», 27 aprile 1963.
  9. ^ Garibaldo Marussi, Pietro De Laurentiis, in «D'ars Agency», anno IV, n. 3, 10 maggio 1963 – 20 giugno 1963.
  10. ^ Eugenio Battisti, Un tema difficile, in «Le Arti. Rassegna di attualità artistica», n. 5, anno XIII, maggio 1963.
  11. ^ Biografia di Pietro De Laurentiis, su pietrodelaurentiis.it.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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