Mario Gigante (ufficiale)

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Mario Gigante
NascitaNapoli, 1898
MorteSanti Quaranta, 5 ottobre 1943
Cause della mortefucilazione
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1915 - 1943
GradoTenente colonnello
GuerrePrima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
BattaglieBattaglia delle Alpi Occidentali
Comandante diIII Battaglione ciclisti
129º Reggimento
151ª Divisione fanteria "Perugia"
Decorazionivedi qui
dati tratti da 1967 l’anno prima[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Mario Gigante (Napoli, 1898Santi Quaranta, 5 ottobre 1943) è stato un ufficiale italiano, decorato con la medaglia d'oro al valor militare alla memoria.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli nel 1898, figlio di Giulio e di Rosa Guillaume. Arruolatosi nel Regio Esercito, terminò i corsi della Scuola Militare di Caserta[1] a diciassette anni e partecipò alla prima guerra mondiale nell'87º Reggimento fanteria combattendo sul Sabotino,[1] per passare poi alla 2135ª Compagnia mitraglieri Fiat. Dopo al fine della guerra rimase in servizio attivo fino al febbraio 1921 quando fu posto in congedo con il grado di tenente di complemento. Riprese servizio come tenente in servizio permanente effettivo qualche mese dopo presso il 53º Reggimento fanteria, passando poi in forza al IV Battaglione cacciatori Derna del Regio corpo truppe coloniali della Cirenaica. Rientrò in Italia nel febbraio 1925, assegnato al 231º Reggimento fanteria, venendo trasferito al Tribunale militare di Verona, in qualità di segretario, nel corso del 1927. Ritornò in Libia nell’ottobre 1934 in seno al 3º Reggimento fanteria coloniale, venendo promosso capitano poco tempo dopo.[2]

Nel dicembre 1935 partì per l’Africa Orientale Italiana per partecipare alla Guerra d'Etiopia in forza al Battaglione Universitario "Curtatone e Montanara" della 6ª Divisione CC.NN. "Tevere", rimanendovi fino al giugno 1936.[1]

Con l’entrata in guerra dell’Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, fu nominato Aiutante maggiore in un reggimento di formazione operante presso il IX Settore G.A.F. partecipò alla Battaglia delle Alpi Occidentali dove fu decorato con la Croce di guerra al valor militare. Promosso maggiore nel giugno 1941, assunse poi il comando del 3º Battaglione del 129º Reggimento fanteria della 151ª Divisione fanteria "Perugia", operò in Croazia, poi in Montenegro (luglio 1942) e quindi in Albania.[1]

Dopo l'armistizio Badoglio dell'8 settembre 1943, trovandosi con il suo reparto in Albania, decise di affrontare i tedeschi per tentare di riportare i suoi uomini in Italia.[1] Il suo battaglione e quello comandato dal tenente colonnello Domenico Pennestrì,[1] pur avendo raggiunto il porto di Santi Quaranta, non riuscirono a trovare un imbarco, per cui furono costretti a ritornare verso l'interno.[2] Dopo avere subito rastrellamenti ed essere stati accerchiati dai tedeschi, i due battaglioni furono costretti ad arrendersi.[2] Per salvare i suoi uomini, Mario Gigante si assunse da solo la responsabilità della condotta del suo reparto e dichiarò di essere l'unico colpevole da fucilare.[2] La condanna a morte fu eseguita a Santi Quaranta il 5 ottobre 1943.[2] Decorato con la Medaglia d'oro al valor militare alla memoria,[2] fu promosso postumo al grado di tenente colonnello.[3] La città di Napoli gli ha intitolato una via.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di battaglione, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, guidava con grande perizia e noncurante del pericolo i propri uomini nella dura guerriglia contro i nazisti. Circondato e catturato dopo aspra resistenza, con il reparto decimato per le gravi perdite subite, veniva condannato a morte. Allo scopo di salvare i suoi gregari, al comandante tedesco dichiarava di essere il solo responsabile della condotta del suo reparto e quindi l’unico colpevole da fucilare. Davanti al plotone di esecuzione teneva contegno fiero e dignitoso. Colpito a morte da una raffica di mitragliatrice trovava ancora la forza di gridare: Viva l’Italia!. Porto Edda (Albania), 5 ottobre 1943.»
— Decreto Presidenziale 1 ottobre 1951[4]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Aiutante maggiore di un reggimento di formazione, costituito nell’imminenza delle operazioni belliche, fu durante le operazioni stesse un fattivo coadiuvatore dal proprio comandante. Si recava più volte presso i reparti impegnati in combattimento per recare ordini e per riprendere il collegamento con essi, dando bella prova di completa dedizione al dovere, sprezzo del pericolo in particolari difficili momenti dell’azione. Colle del Moncenisio, 21-23 giugno 1940.»

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g Zorini 2007, p. 79.
  2. ^ a b c d e f Zorini 2007, p. 80.
  3. ^ Decreto 1º ottobre 1951 (420), in Bollettino Ufficiale 1951 disp.33, pag.4892.
  4. ^ Registrato alla Corte dei conti il 2 novembre 1951 – Esercito registro 47, foglio 145.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Viscardo Azzi, I disobbedienti della 9ª armata. Albania 1943-1945, Milano, Ugo Mursia, 2010.
  • Alberto Becherelli, Andrea Carteny e Fabrizio Giardini, L’Albania indipendente e le relazioni italo-albanesi (1912-2012), Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2013, ISBN 88-6812-135-2.
  • (DE) Hermann Frank Meyer, Blutiges Edelweiß: die 1. Gebirgs-Division im Zweiten Weltkrieg, Berlin, Christoph Link Verlag, 2008, ISBN 3-86153-447-9.
  • (DE) Gerhard Schreiber, Die italienischen Militärinternierten im deutschen Machtbereich (1943-1945), Munchen, R.Oldenbourg Verlag Gmbh, 1990, ISBN 3-486-59560-1.
  • Francesco Omodeo Zorini, 1967 l'anno prima, Milano, Lampi di stampa, 2007, ISBN 88-488-0584-1.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]