Michele Benso di Cavour

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Michele Benso di Cavour
Michele Antonio Benso, marchese di Cavour, in un ritratto del XIX secolo
Marchese di Cavour
Stemma
Stemma
In carica1807 -
1850
PredecessoreGiuseppe Filippo Benso di Cavour
SuccessoreGustavo Benso di Cavour
Nome completoMichele Giuseppe Francesco Antonio
NascitaTorino, 14 dicembre 1781
MorteTorino, 15 giugno 1850
DinastiaBenso
PadreGiuseppe Filippo Benso di Cavour
MadreGiuseppa Francesca Maria Philippina di Sales
ConsorteAdélaïde (Adèle), marchesa di Sellon d'Allaman
FigliGustavo
Camillo
ReligioneCattolicesimo

Michele Giuseppe Francesco Antonio Benso, V marchese di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella (Torino, 14 dicembre 1781Torino, 15 giugno 1850), è stato un nobile, politico e militare italiano, padre di Camillo Benso di Cavour.[1]

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Torino da Giuseppe Filippo Benso, IV marchese di Cavour, di Cellarengo e di Isolabella (Torino, 11 novembre 1741 - Torino, 18 aprile 1807), e da sua moglie (Torino, 24 febbraio 1781) Giuseppa Francesca Maria Philippina dei marchesi di Sales (Torino, 15 giugno 1762 - Torino, 5 aprile 1849), I contessa dell'Impero Francese di Sales[2]. Proveniente da una famiglia antica[3] ma a quell'epoca gravemente indebitata, dopo l'invasione napoleonica del Piemonte (1796) si arruolò nell'esercito francese e combatté agli ordini del generale Schérer nella battaglia di Verona del 1799, persa contro l'esercito austriaco. Durante l'epoca napoleonica, nel 1800, fu luogotenente e aiutante di campo di Thaon di Revel. Si stabilì poi a Firenze e successivamente a Ginevra con lo zio Uberto.

Entrato in contatto con il mondo finanziario di Ginevra, intraprese diverse iniziative per risanare i bilanci familiari, tra le quali il matrimonio nel 1805 con la ginevrina Adélaïde (Adèle), marchesa di Sellon d'Allaman (Ginevra, 1780 - Torino, 23 aprile 1846) e sorella di Jean-Jacques de Sellon. Dall'unione nacquero i figli Gustavo Filippo e Camillo Paolo Filippo Giulio, il futuro padre della patria. Grazie alle sue conoscenze ginevrine e con l'appoggio del conte Tancredi Falletti di Barolo, nel 11 marzo 1810 Cavour ricevette il titolo di I barone dell'Impero Francese Benso di Cavour; successivamente si affiliò alla massoneria napoleonica, figura col grado di Maître Elu nella Loggia di Torino[4].

Dopo la restaurazione, però, la famiglia Cavour fu guardata con sospetto per i legami con il passato regime. Cavour fece così due pubbliche ritrattazioni del proprio passato massonico e fu ammesso tra i frequentatori del principe di Carignano. Riconquistò così la fiducia della corte, tanto che nel 1819 fu nominato consigliere di Chieri e decurione di Torino. Durante i moti del 1821 mantenne una posizione di equidistanza che gli permise di conservare la fiducia degli ambienti più conservatori ma anche quella di Carlo Alberto, favorevole ai moti. Grazie al segretario all'Interno Roget de Cholex stabilì rapporti anche con Carlo Felice, così fu nominato membro della Camera di agricoltura e commercio e della Società di agricoltura (1826).

Nel frattempo aveva ampliato con l'acquisto delle cascine di Leri e Montarucco le proprietà familiari, che amministrava direttamente, applicando sistemi moderni di coltivazione descritti in un opuscolo, Mémoire sur la terre de Léry (1827). Nel 1824 prese parte alla realizzazione della prima linea di navigazione a vapore sui laghi Maggiore e di Como. Si adoperò anche per proteggere il figlio Camillo dai sospetti di attività sovversive e ottenne per lui la nomina a sindaco di Grinzane, mentre diventava egli stesso sindaco di Torino (1833, confermato nel 1834).

Nel 1835 fu nominato vicario e sovrintendente generale di politica e polizia della città di Torino e nell'occasione dimostrò le proprie capacità organizzative nell'affrontare l'epidemia di colera di quell'anno, oltre che di altre iniziative come l'illuminazione a gas della città, i progetti per l'asfaltatura delle strade. Nel 1847 lasciò l'incarico di vicario di polizia e nel 1848 si pronunciò nel Collegio dei decurioni a favore della richiesta di una costituzione, con un parere che fu ritenuto molto autorevole. Morì a Torino nel 1850.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

  • Mémoire sur la terre de Léry (1827)

Armoriale[modifica | modifica wikitesto]

Stemma Blasonatura
Michele Giuseppe Francesco Antonio Benso, V Marchese di Cavour

D'argento al capo di rosso, caricato da tre conchiglie di Santiago d'oro ordinate in fascia.

Michele Giuseppe Francesco Antonio Benso, Barone dell'Impero[5]

Troncato, al 1° d'azzurro a due stelle d'argento sormontate da una mezzaluna montante dello stesso; al 2° di rosso, caricato da tre conchiglie di Santiago d'oro ordinate in fascia; quartier franco sinistro del capo di rosso, caricato di un portale aperto, sormontato da un frontone d'argento, accompagnato in cuore dalle lettere DJ (Domus Julii) del medesimo.
Ornamenti esteriori: quattro lambrecchini d'argento. Tocco di velluto nero, controvaiato, sormontato da tre piume d'argento.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Nome completo e genealogia sul sito Roglo, su roglo.eu. URL consultato il 07-06-2013.
  2. ^ Michele Benso di Cavour, su roglo.eu. URL consultato il 03-06-2012.
  3. ^ I Benso di Cavour, su castellovagnone.it. URL consultato il 03-06-2012 (archiviato dall'url originale il 24 maggio 2009).
  4. ^ Elenchi del 1771 pubblicati dal Maruzzi e citati in Carlo Francovich, Storia della Massoneria italiana, La Nuova Italia, Firenze 1974, pp. 180-181.
  5. ^ Decreto del 3 dicembre 1809, lettere patenti del 9 marzo 1810 (Parigi).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Dizionario Biografico Treccani, su treccani.it.
  • F. Boyer, "Les Benso de Cavour et Napoléon", in Revue des études italiennes, I (1936), pp. 29, 31 s., 283
  • Id., "La famille Bens de Cavour et le régine napoléonien", in Revue historique, CLXXXV (1939), pp. 332, 338, 340
  • L. Bulferetti, "L'economia del Piemonte nel periodo napoleonico", in Rassegna storica del Risorgimento, XLIV (1957), pp. 315–328
  • L. Bulferetti - R. Luraghi, Agricoltura, industria e commercio in Piemonte dal 1790 al 1814, Torino 1966, pp. 184–187
  • F. Sirugo, "Ricerche sulla storia del Piemonte industriale prima dell'Unità", I, "Contributo alla conoscenza dell'ambiente familiare di Camillo Cavour (con lettere di M. C.)", in Annali dell'Istituto Giangiacomo Feltrinelli, II (1959), pp. 633, 635 ss., 639

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Sindaco di Torino Successore
Enrico Seyssel d'Aix - Ignazio Michelotti 1833-1834, con Giuseppe Villa Carlo Pallio di Rinco -
Luca Martin di San Martino