Luigi de' Medici di Ottajano

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Luigi de' Medici

Luigi de' Medici (Napoli, 22 aprile 1759Madrid, 25 gennaio 1830) è stato un giurista e politico italiano, primo ministro del Regno delle Due Sicilie. Appartenente al ramo napoletano della famiglia principesca di origine fiorentina dei Medici trasferitasi nel Regno di Napoli il 1567 dove il capostipite della casata (Bernardetto de' Medici) aveva acquistato il vasto feudo di Ottaiano. Luigi de' Medici (cadetto di Giuseppe III de' Medici di Ottajano che fu VI Principe di Ottaiano e IV Duca di Sarno) visse e operò in alcuni fra i più convulsi periodi del Regno di Napoli, attraversando la fine dell'attività riformatrice e la svolta conservatrice e illiberale dell'Acton, le vicende dell'effimera Repubblica Napoletana (1799), il Sanfedismo, la caduta del regno al di qua del Faro in mano ai Francesi e il ritiro della corte borbonica a Palermo sotto la protezione inglese (1806), la Restaurazione, la soppressione dell'autonomia siciliana e infine la nascita del Regno delle Due Sicilie come entità politica a sé (1816).

Biografia

Nei primi anni del regno di Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia il de' Medici esercitò l'avvocatura a Napoli. Frequentò gli ambienti progressisti e fu amico di Gaetano Filangieri, Melchiorre Delfico e Mario Pagano. Nel 1783 divenne reggente della Gran Corte della Vicaria, incarico che gli conferì la guida della Polizia Urbana e della Corte Criminale più prestigiosa del Regno di Napoli, e che il de' Medici resse dal 1793 al 1795 e poi dal 1803 fino alla sua morte (1830). In tale veste, organizzò l'epurazione dei francesi nella capitale del Regno, decretata in occasione della guerra della prima coalizione[1].

"Primo accademico protettore" dell'Accademia di chimica e matematica fondata nel 1790 da Annibale Giordano e Carlo Lauberg[2], coinvolto nel febbraio 1795 nella paranoica repressione antigiacobina dell'Acton, venne imprigionato a Gaeta dove rimase fino al 1798 quando, in seguito al processo, la magistratura borbonica ne riconobbe l'innocenza. Rimase appartato durante il semestre della Repubblica Napoletana (1799), sebbene fosse nuovamente arrestato dai giacobini nell'aprile del 1799; liberato con la prima restaurazione borbonica, venne nuovamente arrestato con l'accusa di aver tentato di entrare nella giunta repubblicana, e liberato con l'indulto proclamato in seguito alla vittoria napoleonica di Marengo[3]. Nel 1803 fu nominato dai Borboni presidente del consiglio delle finanze reali, succedendo al ministro delle finanze Francesco Seratti (il quale a sua volta era succeduto a Giuseppe Zurlo)[4] e, nell'aprile 1804, fu nominato direttore della segreteria di Stato. Con il nuovo arrivo dei francesi (1806), de' Medici si recò con i Borbone in Sicilia. Nel 1811 andò in esilio a Londra, essendosi scontrato con il parlamento aristocratico siciliano e con l'Acton.

Con la Restaurazione borbonica Luigi de' Medici fu la figura più rappresentativa del nuovo governo. Fu ministro delle finanze, rappresentò le ragioni dei Borboni al congresso di Vienna e nel giugno 1816 fu Presidente del Consiglio dei ministri. De Medici gestì in modo molto brillante la restaurazione nel Regno di Napoli, conservando in parte la legislazione francese (come l'abolizione delle feudalità) e la struttura e il ceto burocratico murattiana ("politica dell'amalgama)"; mise in atto l'annessione della Sicilia, dando così origine al nuovo "Regno delle Due Sicilie" (1816); firmò il concordato fra la Santa Sede e il Regno delle Due Sicilie (febbraio 1818); mantenne un atteggiamento tollerante nei confronti dei liberali e del loro partito segreto, la Carboneria. Luigi Blanch, pur apprezzando l'atteggiamento antifeudale del de' Medici, lo accusava di aver consolidato l'influenza austriaca e della Curia romana sul regno di Napoli, rendendo inevitabili i moti del 1820[3].

De' Medici si trovò in difficoltà con lo scoppio dei moti costituzionali del 1820 e il 9 luglio 1820 dovette cedere la guida del governo. Nel marzo 1821, con l'intervento delle forze della Santa Alleanza che misero fine all'esperienza costituzionale, subentrò alla guida del governo Tommaso di Somma, marchese di Circello, il quale costituì un consiglio dei ministri caratterizzato dalla presenza del principe di Canosa, un intellettuale e politicoreazionario, agli Interni. Luigi de' Medici tornò alla presidenza del consiglio nel giugno 1822 per volontà del principe di Metternich che, allibito per la ferocia del Canosa, impose a Ferdinando I delle Due Sicilie il suo ritorno. Luigi de' Medici fu nuovamente primo ministro fino al giorno della sua morte. Anche questa seconda esperienza governativa è giudicata complessivamente in modo positivo dagli storici[senza fonte] per la relativa moderazione e la politica economica, tesa al risanamento delle finanze e al potenziamento della flotta mercantile del Reame. Poco prima di spirare a Madrid il 25 gennaio 1830, Luigi (probabilmente uno dei più grandi statisti del Regno di Napoli e del Regno delle Due Sicilie), espresse fermamente e lucidamente la volontà di essere sepolto nella terra dei suoi avi e della sua casata a Ottajano (ora Ottaviano). Le sue ultime volontà furono eseguite e tuttora riposa nella chiesa del SS.Rosario a Ottaviano (NA).

Onorificenze

Cavaliere dell'Insigne e Reale Ordine di San Gennaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dell'Elefante (Regno di Danimarca) - nastrino per uniforme ordinaria

Ministeri

Secondo ministero de' Medici (1822-1830)

Note

  1. ^ Roberto Zaugg, Guerra, rivoluzione, xenofobia. L'espulsione dei francesi dal Regno di Napoli (1793), in: F. Salvatori (a cura di), Il Mediterraneo delle città. Scambi, confronti, culture, rappresentazioni, Roma 2008, pp. 299-321
  2. ^ Federico Amodeo e Benedetto Croce, Carlo Lauberg ed Annibale Giordano prima e dopo la Rivoluzione del 1799, Archivio storico per le provincie napoletane (1898) XIII(1): 251-257
  3. ^ a b Luigi Blanch, Luigi de' Medici come uomo di stato ed amministratore, Arch. stor. per le prov. napoletane, L[1927], pp. 1-198
  4. ^ L'autore della Vita politica del cavaliere D. Luigi de' Medici già ministro consigliere di stato del regno delle Due Sicilie, stampato a Parigi nel 1832 (si tratta probabilmente del principe di Canosa, nemico del de' Medici) afferma a pag. 19 che Ferdinando IV nominò de' Medici direttore, e non ministro delle finanze, perché non si fidava del de' Medici (on-line)
  5. ^ Almanacco della real casa e corte, per l'anno 1826. Napoli : Dalla Stamperia Reale, 1825, pp. 175-6 [1]
  6. ^ Giuseppe Galasso (a cura di), Mezzogiorno borbonico e risorgimentale (1815-1860), Vol. XV, p. 284 e segg. Torino : Unione tipografico-editrice torinese, 2007, ISBN 8802079188,ISBN 9788802079189

Bibliografia

  • Nicola Nicolini. Luigi de Medici e il giacobinismo napoletano. Firenze : Le Monnier, 1935
  • Harold Acton. I Borboni di Napoli (1734-1825). Trad. di A. P. Vacchelli. Firenze : Giunti, 1997, ISBN 8809210794, ISBN 9788809210790
  • Luigi de' Medici. Memorie dei miei tempi : messe per iscritto nel 1810, a cura di Ileana Del Bagno. Napoli : Consorzio editoriale Fridericiana : Edizioni scientifiche italiane, 1998
  • Serafino Gatti. Elogio funebre del cavaliere don Luigi De Medici scritto dall'abate Serafino Gatti. Napoli : Tip. Trani, 1830

Predecessore Presidente del Consiglio del Regno delle Due Sicilie Successore
Tommaso di Somma, marchese di Circello 27 giugno 1816 - 9 luglio 1820 Giunta provvisoria, poi
Tommaso di Somma, marchese di Circello

Predecessore Presidente del Consiglio del Regno delle Due Sicilie Successore
Tommaso di Somma, marchese di Circello giugno 1822 - 25 gennaio 1830 Donato Tommasi