Lowercase

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Lowercase
Origini stilisticheMusica d'ambiente
Musica contemporanea
Computer music
Musica minimalista
Sound art
Strumenti tipiciComputer
Popolaritàmolto bassa[1]
Sottogeneri
Uppercase
Generi correlati
Sound art
Categorie correlate
Gruppi musicali lowercase · Musicisti lowercase · Album lowercase · EP lowercase · Singoli lowercase · Album video lowercase

Il lowercase (o lower case)[2] è un sottogenere[3] di musica ambient.

Inventato dal compositore Steve Roden[2][4] all'inizio del nuovo millennio, il lowercase è caratterizzato da suoni estremamente silenziosi, generalmente separati fra loro da lunghi intervalli di tempo, ed è ispirato alla musica minimalista. Viene spesso suonato adoperando un computer.[4][5] Secondo Roden, il lowercase è una musica che "non esige attenzione, ma deve essere scoperta."[6] L'album Forms of Paper (2001) dello stesso musicista, realizzato maneggiando della carta in vari modi e commissionato dalla branca hollywoodiana della Los Angeles Public Library, è considerata la pietra miliare dello stile.[5]

Altri artisti che hanno contribuito al movimento lowercase includono Taylor Deupree, Toshimaru Nakamura,[5] Bernhard Günter,[7] Kim Cascone, Tetsu Inoue[1] e Bhob Rainey.

Alcune etichette che hanno pubblicato musica lowercase includono la Bremsstrahlung Recordings e la Raster-Noton, mentre fra le poche antologie dedicate al genere vanno segnalate Lowercase (Bremsstrahlung, 2000) e Lowercase Sound 2002 (Bremsstrahlung, 2002).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) From charred death to deep filthstep: the 1,264 genres that make modern music, su theguardian.com. URL consultato il 16 giugno 2016.
  2. ^ a b Charles Michael Sharp, Improvisation, Identity and Tradition: Experimental Music Communities in Los Angeles, University of California, 2008, pp. 429-430.
  3. ^ (EN) Thom Jurek, Steve Roden, su AllMusic, All Media Network.
  4. ^ a b Steve Roden | Biography | AllMusic
  5. ^ a b c Whisper the Songs of Silence
  6. ^ Scultori di suono: percorsi nella sperimentazione musicale contemporanea (Daniela Cacella, Tuttle, 2009, pag. 121)
  7. ^ bernhard günter Interview

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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