Wired
Wired | |
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Stato | ![]() |
Lingua | inglese |
Periodicità | Mensile |
Genere | Tecnologia, Stile di vita |
Fondazione | 1993 |
Sede | San Francisco |
Editore | Condé Nast |
Direttore | Scott Dadich |
ISSN | 1059-1028 | e 1078-3148
Sito web | www.wired.com/ |
Wired è una rivista mensile statunitense con sede a San Francisco in California dal marzo 1993, e di proprietà di Condé Nast Publications.
Nota come "La Bibbia di Internet"[1], è stata fondata dal giornalista Louis Rossetto e da Nicholas Negroponte. La linea editoriale di Wired è stata originariamente ispirata dalle idee del teorico dei media canadese Marshall McLuhan. La rivista tratta tematiche di carattere tecnologico e di come queste influenzino la cultura, l'economia, la politica e la vita quotidiana.
Le versioni internazionali della rivista sono Wired UK e Wired Italia, fruibili anche in versione on line all'interno dei rispettivi siti web.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Wired (letteralmente "collegato", "cablato") nasce nel 1993 a San Francisco ad opera del giornalista newyorkese Louis Rossetto, dal co-creatore Kevin Kelly e della sua compagna Jane Metcalfe. Furono aiutati a lanciare la rivista dall'imprenditore informatico Charlie Jackson e da Nicholas Negroponte, creatore del Mit Media Lab che non solo collaborò con la rivista dal 1993 al 1998[2], con una rubrica fissa, ma ne fu anche il primo investitore. Fin dal suo lancio, la rivista ebbe enorme successo e nei primi quattro anni di vita vinse due National Magazine Awards nella categoria General Excellence e uno nella categoria Design.
Dall'aprile 1995 al marzo 1997 vi è stato il tentativo di un'edizione britannica della rivista, nato dalla collaborazione del Guardian Media Group con i proprietari dell'epoca di Wired; l'esperimento risulta fallimentare e dura breve tempo, forse anche a causa di un disaccordo tra le due parti[3].
Nel numero di giugno 2006, Jeff Howe conia il termine Crowdsourcing, nel suo articolo "The Rise of Crowdsourcing"[4] definendo un modello di business.
Dal giugno 2001 fino ad ottobre 2012 il direttore di Wired USA è stato Chris Anderson,[5][6] che, in un articolo della rivista, nell'ottobre del 2004, ha coniato il termine "coda lunga" (the long tail in inglese) per descrivere alcuni modelli economici e commerciali.
A marzo 2009 esce l'edizione italiana della rivista e, un mese dopo, anche la nuova versione britannica, la cui direzione è affidata a David Rowan.
Dal novembre 2012 il direttore di Wired USA è Scott Dadich.[7]
Wired in Italia[modifica | modifica wikitesto]
A partire da marzo 2009 viene pubblicata anche la versione italiana di Wired, con la copertina del primo numero dedicata al Premio Nobel Rita Levi-Montalcini[8][9]. Il nome scelto è Wired. Storie, idee e persone che cambiano il mondo, dato che la sola parola Wired venne ritenuta di difficile comprensione per il pubblico italiano. L'impostazione di Wired Italia è la stessa della versione statunitense, ma non più del 20% dei contenuti vengono tradotti da Wired USA.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ "Wired, la bibbia della rivoluzione digitale sbarca in Italia"
- ^ Negroponte ha raccolto alcuni degli articoli scritti per Wired nel suo libro Being Digital (Essere digitali nell'edizione italiana).
- ^ The UK gets reWired - guardian.co.uk, 2009-03-23
- ^ The Rise of Crowdsourcing - wired.com, 2006-06-01
- ^ Wired Editor-in-Chief Chris Anderson Steps Down to Run Robotics Startup, Wired USA, 2 novembre 2012. URL consultato il 17 gennaio 2014.
- ^ Longtime Wired Editor-In-Chief Chris Anderson Departing To Be Full-Time CEO At Robotics Startup, Tech Crunch, 2 novembre 2012. URL consultato il 17 gennaio 2014.
- ^ Scott Dadich, Wired USA. URL consultato il 17 gennaio 2014 (archiviato dall'url originale il 12 maggio 2013).
- ^ Anche l'Italia è Wired: ecco le reazioni dei blogger - SKY.it, 2009-03-05, su mag.sky.it. URL consultato il 18 marzo 2009 (archiviato dall'url originale il 7 marzo 2009).
- ^ La Professoressa Rita Levi-Montalcini sul primo numero della copertina Archiviato il 18 gennaio 2014 in Internet Archive.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Nicholas Negroponte, Essere digitali, Milano, Sperling & Kupfer, 1995, ISBN 978-88-8274-724-4.
- Chris Anderson, La coda lunga. Da un mercato di massa a una massa di mercati, Torino, Codice Edizioni, 2010, 2007, ISBN 978-88-7578-160-6.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Wired USA, su wired.com.
- Wired Italia, su wired.it.
- Wired UK, su wired.co.uk.