Ipogeo dei Cristallini

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Ipogeo dei Cristallini
CiviltàGreci
UtilizzoNecropoli
EpocaIV-III secolo a.C.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
ComuneNapoli
Scavi
Data scoperta1889
Amministrazione
Visitabile
Sito webipogeodeicristallini.org/
Mappa di localizzazione
Map
Coordinate: 40°51′27.8″N 14°15′14.12″E / 40.857721°N 14.253923°E40.857721; 14.253923

L'ipogeo dei Cristallini è una serie di ipogei a uso cimiteriale di epoca ellenistica ubicati a Napoli nel rione Sanità.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Tra la fine del IV e l'inizio del III secolo a.C.[1], durante il periodo greco di Napoli, poco fuori le mura, nei pressi di un costone tufaceo nelle vicinanze dell'odierna piazza Cavour, furono costruite una serie di tombe: tuttavia col passare del tempo, il vallone entro in quale furono edificate, andò riempiendosi di detriti alluvionali per un'altezza fino a quindici metri, seppellendole.

Nel 1889[1] il barone Giovanni di Donato, durante uno scavo nel giardino del suo palazzo, forse per la costruzione di un pozzo o per l'estrazione di tufo, si imbatté, a una profondità di circa dodici metri, in uno degli ipogei: nel corso delle indagini archeologiche, che durarono fino al 1896, ne furono ritrovati quattro[2]. Gli ipogei rimasero chiusi e inaccessibili; grazie ai lavori di restauro partiti il 23 settembre 2020, si poté aprire il sito al pubblico per la prima volta nel giugno 2022[3].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso dell'ipogeo dei Cristallini, il cui nome deriva dalla strada in cui è situato[2], è costituito da quattro tombe, ognuna con ingresso indipendente: ogni sepolcro è simile nella struttura con una camera superiore dove venivano resi gli omaggi al defunto, pavimento quasi del tutto mancante per far posto alla scala e camera inferiore dove venivano ospitati i defunti. I corpi erano posti in klìne con cuscini e materassi scolpiti e dipinti in rosso, azzurro, viola e giallo[2].

Dei quattro ipogei, identificati con le prime quattro lettere dell'alfabeto, quello meglio conservato è il cosiddetto C. L'ingresso è caratterizzato da due colonne sulle quali poggia un architrave e probabilmente terminava a timpano; la sala superiore ha un tetto a doppio spiovente e un doppio fregio decorativo, uno in ordine ionico in rosso, blu e bianco e un altro nero e bianco con le raffigurazioni di grifi, fiori e teste maschili e femminili[4]. La camera inferiore invece ha una volta a botte: sulla parete di fondo è l'altorilievo della testa di Medusa mentre sulla parete d'ingresso è l'affresco del corredo funerario composto da una brocca, due candelabri, di cui restano visibili i fusti e le basi a zampa di animale e una patera dorata sospesa, all'interno della quale sono raffigurati Dioniso e Arianna[4]. Completano la decorazione gli affreschi di corone di alloro avvolte in fasci dorati sopra le klìne, delle pareste con capitelli e il pavimento dipinto in rosso[4].

Degli altri ipogei quello A era originariamente ornato con otto bassorilievi, di cui uno solo ne rimase superstite, l'ipogeo B, rinvenuto quasi intatto, ha conservato affreschi, anfore e altari e l'ipogeo D è stato invece riutilizzato durante l'epoca romana, come dimostra un'iscrizione latina ritrovata al suo interno e i numerosi loculi alle pareti[2].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b L'ipogeo dei Cristallini, su italics.art. URL consultato l'11 marzo 2024.
  2. ^ a b c d LA STORIA, su ipogeodeicristallini.org. URL consultato l'11 marzo 2024.
  3. ^ IL PROGETTO, su ipogeodeicristallini.org. URL consultato l'11 marzo 2024.
  4. ^ a b c CONTRIBUTI SCIENTIFICI, su ipogeodeicristallini.org. URL consultato l'11 marzo 2024.

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