Drengot Quarrel

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Disambiguazione – "Drengot" rimanda qui. Se stai cercando altri significati, vedi Drengot (disambigua).

La casata dei Drengot (anche noti come Drengot di Quarrel, dal poleonimo francese de Quarrel) è una famiglia normanna protagonista delle vicende storiche della Campania e della Basilicata. I capostipiti della famiglia giunsero in Italia (1016 circa) e si posero al servizio dei principi longobardi del Mezzogiorno.

Arma di Casa Drengot[modifica | modifica wikitesto]

Un crescente di luna in campo azzurro con tre stelle in capo.

Origini[modifica | modifica wikitesto]

La famiglia Drengot era originaria di Carreaux, vicino Avesnes-en-Bray, a est di Rouen; o Quarrelis o Quadrellis, la forma latina medievale di Carreaux, "de Quarrel". Secondo altre fonti, i Drengot provenivano da Alençon.

Il cognome sarebbe di origine scandinava[1]: la parola Drengot deriverebbe da l'antico norreno DRENG (nome Drengr, DrængR, Drengi)[2] "uomo giovane, uomo di valore" + suffisso romanzo -ot. Altri testi di storia danese testimonierebbero l'origine scandinava dei Drengot, passati attraverso la Francia per giungere in Italia.[3]

I primi membri conosciuti della famiglia sono cinque fratelli: il primogenito Rainulfo, Gilberto Buatère, Asclettino, Rodolfo e Osmondo. Quest'ultimo, nelle vicinanze di Rouen, avrebbe ucciso William Repostel, vicino al duca Riccardo II di Normandia, per questioni di onore personale.[3] Con l'accusa di tale assassinio, nel 1017 Osmondo fu bandito dal regno, e tutti i fratelli Drengot lo accompagnarono (insieme ad una masnada di 250 guerrieri composta da altri esiliati, militari senza terra e avventurieri simili) in un pellegrinaggio a Monte Sant'Angelo sul Gargano, al santuario dell'arcangelo-soldato Michele. Alcune fonti affermano che i guerrieri Normanni fecero una tappa anche a Roma per incontrare papa Benedetto VIII.

Le fonti divergono sul capo della compagnia di ventura: Orderico Vitale e Guglielmo di Jumièges dicono che fosse Osmondo. Per Rodolfo il Glabro era Rodolfo. Leone Ostiense, Amato di Montecassino e Ademaro di Chabannes nominano invece Gilberto Buatère: infatti la maggior parte delle cronache dell'Italia meridionale indicano in Gilberto il capo normanno nella battaglia di Canne del 1º ottobre 1018.

I primi successi: le contee di Ariano e Aversa[modifica | modifica wikitesto]

Probabilmente vennero presto a contatto con i principi longobardi del sud Italia, in particolare con Guaimario III di Salerno e con Pandolfo IV di Capua, ai quali essi prestarono i loro servigi come mercenari (inizialmente forse come scorte armate nel cammino di pellegrinaggio verso il santuario del Gargano). Determinante fu l'incontro con Melo di Bari, che nel 1017 si era posto alla guida di una seconda insurrezione antibizantina in Puglia. I normanni, ingaggiati come mercenari, registrarono alcune vittorie iniziali, ma furono sbaragliati a Canne nel 1018 dal catapano bizantino Basilio Boioannes: le truppe furono decimate e il loro capo, Gilberto, cadde in battaglia (secondo un'altra versione eliminato dopo la battaglia dal fratello Rainulfo, che ne prese il posto). I superstiti della banda trovarono comunque rifugio ad Ariano, sull'Appennino campano, sede di un'importante contea longobarda; qui, nel giro di qualche anno, riuscirono a usurpare il potere, tanto che la contea normanna di Ariano venne formalmente riconosciuta dall'imperatore Enrico II di Franconia già nel 1022.[4]

In seguito Rainulfo emerse come capo indiscusso delle rimanenti milizie normanne, che si ritirarono dalla Puglia in Campania. Qui, secondo Amato di Montecassino, si ritrovarono senza alleati e circondati da nemici, ma sarebbero riusciti a trarre vantaggio dalle forti rivalità che dividevano gli indisciplinati principi longobardi. Nel 1029 Rainulfo offrì il suo sostegno al duca di Napoli, Sergio IV, contro Pandolfo di Capua. Il duca poté così riprendere il potere nella sua città e, in segno di gratitudine, diede a Rainulfo non solo sua sorella in sposa, ma anche il feudo di Aversa.

Rainulfo immediatamente prese a fortificare la cittadina; nacque così, secondo alcune fonti[5], il primo stato normanno in Italia (1030), sebbene il titolo comitale di Aversa gli fosse riconosciuto e confermato soltanto nel 1037 dall'imperatore Corrado II. Dopo aver sconfitto in battaglia i Bizantini nel 1038, Rainulfo si dichiarò principe, formalizzando la propria indipendenza da Napoli e dai suoi precedenti alleati longobardi. Conquistò alcuni territori del principato di Capua e con l'approvazione di Corrado li unì al dominio, costituendo così l'entità politica più vasta di tutto il Mezzogiorno d'Italia.

Successivamente, ad Asclettino, che aveva partecipato con successo alle battaglie con le quali gli Altavilla si erano impossessati di ampi territori in Puglia, fu riconosciuta la contea di Acerenza nella spartizione tra i dodici capi normanni fatta a Melfi nel 1042.

Nel 1045, alla morte di Rainulfo, il figlio Roberto fu signore di Avellino, da Roberto di Avellino, discese Gilberto che ebbe la Baronia di Solofra, i discendenti di Gilberto (Ghilbert), assunsero il cognome Giliberto (i Giliberti di Solofra rimasero l'unico ramo superstite dei Drengot successivamente estinto in Casa Quaranta, mentre invece la contea di Aversa passò al nipote Asclettino II, figlio di Asclettino I conte di Acerenza.

Asclettino II morì senza figli (1046) e la Contea fu assegnata da Guaimario IV, principe di Salerno, a Rodolfo Cappello, scatenando così una contesa con gli altri membri della famiglia Drengot: Riccardo, fratello di Asclettino II, combatté a fianco del cugino Rainulfo II Trincanotte, figlio di Rodolfo Drengot, contro Rodolfo Cappello, ma furono sconfitti e imprigionati; in seguito Riccardo venne liberato e riuscì infine a divenire il tutore del conte Ermanno (1049), figlio del Trincanotte, al quale poi successe come quinto conte di Aversa.

Il dominio a Capua[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1058 la famiglia Drengot riuscì ad impossessarsi anche del Principato di Capua. Nel 1057, Pandolfo VI morì e Riccardo I di Aversa immediatamente assediò la città di Capua che capitolò l'anno successivo.

Nel febbraio 1059, Ildebrando di Soana, il futuro papa Gregorio VII, si recò a Capua per ottenere l'appoggio alla riforma di papa Niccolò II contro l'antipapa Benedetto X mentre Riccardo assediava Benedetto a Galeria.

Gli accordi di Melfi[modifica | modifica wikitesto]

Niccolò II si recava, quindi, nella città di Melfi per tre importanti atti che portarono Riccardo al titolo ufficiale di Principe di Capua: tra le parti, infatti, stipulava in giugno 1059 il Trattato di Melfi, poi il Pontefice celebrava dal 3 agosto al 25 agosto 1059 il Concilio di Melfi I ed infine sottoscriveva il 23 agosto 1059 il Concordato di Melfi, dove egli confermava Riccardo conte di Aversa e principe di Capua e Roberto il Guiscardo duca di Apulia, Calabria e Sicilia. Riccardo giurava fedeltà al papato e il rispetto per il territorio papale, impegnandosi a restituire alla Chiesa romana tutto il Mezzogiorno d'Italia.

Papa Alessandro II, salito al soglio di Pietro (ottobre 1061) anche grazie al sostegno armato di Riccardo, confermò l'investitura ai nuovi signori Normanni.

Riccardo, assunse il titolo di principe, ma fino al 1062 lasciò formalmente il dominio nelle mani di Landolfo VIII, figlio di Pandolfo. Nel 1062 Riccardo inviava suo figlio Giordano per togliere Gaeta a Atenolfo II.

Rapporti con la Famiglia Altavilla[modifica | modifica wikitesto]

I Drengot si trovarono opposti agli Altavilla durante l'insurrezione dei baroni del 1071. Il Guiscardo si riappacificò poi con Riccardo, ma entrambi furono scomunicati quando si posero su posizioni filoimperiali nella lotta per le investiture. Con la morte di Riccardo di Aversa cominciò il declino della famiglia Drengot a vantaggio degli Altavilla che si imposero come i protagonisti della conquista del meridione d'Italia contro bizantini e arabi.

Nel 1092 i Drengot furono espulsi da Capua dagli abitanti longobardi; riuscirono a ristabilirvisi nel 1098, ma il declino della famiglia era ormai irreversibile. Roberto II di Capua, alleatosi con Rainulfo di Alife, entrò in conflitto col re Ruggero II di Sicilia con alterne vicende, ma perse il dominio nel 1135 e con la sua morte nel 1156 la dinastia si concluse.

Genealogia[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ È questa la tesi proposta in Peder G. Thorsen, De Danske Runemindesmaerker, I, 1864, p. 160., che fa esplicito riferimento ad Asmund (Osmondo) Drengot.
  2. ^ Sito web Nordic Names : DRENG (inglese) [1]
  3. ^ a b Russo.
  4. ^ D'Onofrio.
  5. ^ Gallo, p. 3.
  6. ^ ROBERTO II, principe di Capua in "Dizionario Biografico", su treccani.it. URL consultato il 17 aprile 2021.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe De Blasiis, L'insurrezione pugliese e la conquista normanna nel secolo XI, 3 voll. Napoli 1869-73.
  • Mario D'Onofrio, I Normanni. Popolo d'Europa 1030-1200. Roma, 28 gennaio - 30 aprile 1994, a cura di Enrico Cuozzo, Venezia, Marsilio, 1994, p. 177, ISBN 88-317-5855-1.
  • Jules Gay, L'Italia meridionale e l'Impero Bizantino dall'avvento di Basilio 1. alla resa di Bari ai Normanni (867-1071). Firenze, 1917 (ed. orig. Parigi 1904).
  • Ferdinand Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, Parigi 1907. Ed. it: Storia della dominazione normanna in Italia ed in Sicilia, trad. di Alberto Tamburrini, Cassino 2008. ISBN 978-88-86810-38-8
  • John Julius Norwich, I Normanni nel Sud: 1016-1130. Mursia, Milano 1971 (ed. orig. The Normans in the South 1016-1130. Longmans: Londra, 1967).
  • John Julius Norwich. Il Regno nel Sole. I Normanni nel Sud: 1130-1194. Mursia, Milano 1972 (ed.orig. The Kingdom in the Sun 1130-1194. Longman: Londra 1970).
  • Alfonso Gallo, Aversa normanna, Aversa, Tipografia F.lli Macchione, 1988. (edito a cura dell'Amministrazione Comunale di Aversa)

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]