Carlo Pignatti Morano di Custoza

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Carlo Pignatti Morano di Custoza

Senatore del Regno d'Italia
Durata mandato17 aprile 1939 –
?
LegislaturaXXX
Incarichi parlamentari
  • Commissione degli affari esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale
  • Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia
  • Commissione delle Forze armate
Sito istituzionale
Carlo Pignatti Morano di Custoza
NascitaModena, 2 settembre 1869
MorteFirenze, 30 luglio 1944
Cause della mortenaturali
Luogo di sepolturaCimitero di Firenze
ReligioneCattolicesimo
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegia Marina
Anni di servizio1889 - 1920
GradoAmmiraglio di squadra
GuerreGuerra di Abissinia
Guerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Comandante dinave da battaglia Giulio Cesare
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Navale di Livorno
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
voci di militari presenti su Wikipedia

Carlo Pignatti Morano, conte di Custoza, patrizio di Modena (Modena, 2 settembre 1869Firenze, 30 luglio 1944) è stato un ammiraglio e politico italiano, particolarmente distintosi come comandante di flottiglia torpediniere nel corso della prima guerra mondiale, dove fu decorato delle croci di cavaliere e di ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e di una medaglia d'argento al valor militare. Nominato Senatore del Regno d'Italia nella XXX Legislatura, fu membro della Commissione degli affari esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale (17 aprile 1939 - 14 febbraio 1942), membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (25 gennaio 1940 - 5 agosto 1943) e membro della Commissione delle Forze armate (14 febbraio 1942 - 5 agosto 1943)[2].

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Evoluzione della navi da battaglia Conte di Cavour e Giulio Cesare a Taranto nel corso del 1915.

Nacque a Modena il 2 settembre 1869, figlio di Girolamo e Bradamante Maria Coccapane Imperiali.[1] Allievo dell'Regia Accademia Navale di Livorno nel 1888 si rafferma per sei anni e viene promosso guardiamarina nel corpo dello Stato maggiore generale della marina il 31 maggio 1890.[1] Si imbarca per la prima volta a bordo della corazzata Vittorio Emanuele il 30 aprile 1889. L'anno successivo è assegnato al 3º dipartimento marittimo, prendendo parte alla guerra di Abissinia. Promosso sottotenente di vascello il 2 luglio 1891, e imbarcatosi sull'avviso Marcantonio Colonna, nel 1891 partecipa alla spedizione in Egitto a difesa dei connazionali ivi presenti.[1] Divenuto tenente di vascello il 5 luglio 1894 fu a lungo imbarcato sull'ariete torpediniere Stromboli, poi sulla nave da battaglia Lepanto, e quindi come comandante di torpediniere.[1] Promosso capitano di corvetta il 4 luglio 1908, e capitano di fregata il 18 settembre 1911, fu comandante del cacciatorpediniere Turbine partecipando alla guerra italo-turca (1911-1912) come vicecomandante della nave da battaglia Sardegna.[1]

All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 24 maggio 1915, si trovava al comando di una flottiglia di torpediniere costiere di stanza nell'Alto Adriatico.[1] Promosso capitano di vascello il 18 maggio 1916, pianificò a partecipò direttamente a numerose azioni belliche, tra cui il forzamento del canale di Fasana (notte del 2 novembre 1916) e all'incursione nel porto di trieste da parte di Luigi Rizzo che portò all'affondamento della corazzata costiera Wien (9-10 dicembre 1917).[1] Mantiene l'incarico di comandante di flottiglia di torpediniere sino all'aprile del 1918, quando decorato delle Croci di Cavaliere e di Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia e di una medaglia d'argento al valor militare, passò al comando della nave da battaglia Giulio Cesare.[1] Nel 1920 lasciò il servizio attivo a causa della riduzione dei quadri per cessate esigenze belliche, conseguendo le promozioni nella riserva navale di sottoammiraglio il 24 dicembre 1922, contrammiraglio il 15 marzo 1923, contrammiraglio di divisione il 1º dicembre 1923, ammiraglio di divisione il 16 settembre 1926 e ammiraglio di squadra il 8 maggio 1927. Fu nominato Senatore del Regno d'Italia nella XXX Legislatura il 17 aprile 1939.[1] Fu membro della Commissione degli affari esteri, degli scambi commerciali e della legislazione doganale (17 aprile 1939-14 febbraio 1942), membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (25 gennaio 1940-5 agosto 1943) e membro della Commissione delle Forze armate (14 febbraio 1942-5 agosto 1943).[2] Si spense a Firenze il 30 luglio 1944.[1]

La famiglia[modifica | modifica wikitesto]

Si sposò con la Contessa Maria Osanna Magnaguti Rondinini, dalla quale ebbe 4 figli:

  • Costanza che sposò il Conte Carlo Gentili Calcagnini d'Este dal quale ebbe Mari Alessandra.
  • Bradamante.
  • Luisa che sposò il N.H. Tenente di Cavalleria Gustavo Quinterio dal quale ebbe Carlo U. Quinterio e Francesco Maria.
  • Alessandro che sposò la dott.ssa Paola Nuti dalla quale ebbe Maria Osanna e Carlo.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Perché quale comandante la flottiglia silurante dell'alto Adriatico divisava e con diligenza e perseveranza grandi predisponeva e coraggiosamente di persona dirigeva il forzamento di una base navale nemica. Alto Adriatico, 1-2 novembre 1916
— Regio Decreto 20 novembre 1916.[3]
Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la perizia, l'amore e l'entusiasmo col quale seppe studiare e preparare in ogni suo particolare, e coraggiosamente di persona dirigere, la spedizione di attacco e di distruzione della nave nemica "Wien" nella munita rada di Trieste. Rada di Trieste, 9-10 dicembre 1917
— Regio Decreto 22 dicembre 1917.[3]
Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Per la perizia militare e marinaresca con cui per più di un anno ha saputo dirigere le operazioni della Flottiglia delle Torpediniere costiere della Piazza Marittima di Venezia, in suo comando; e per la serenità, ardimento e coraggio dimostrati in numerose operazioni di guerra compiute da nuclei di unità dipendenti da lui personalmente dirette. Alto Adriatico, 30 luglio 1916
— [2]
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
«Destinato per tre anni al Comando della Flottiglia Torpediniere a Venezia, con grande fede e tenace attività presiedeva intelligentemente alle numerosissime azioni compiute dal naviglio sottile, partecipando spesso e personalmente a quelle più difficili e rischiose, dando bell'esempio ai dipendenti di sereno ardimento e di alte virtù militari
— (non indicata)[2]
Cavaliere dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine di San Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Grande ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine coloniale della Stella d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa delle campagne d'Africa - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra italo-turca 1911-1912 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2016, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Gianni Oliva, Combattere. Dagli arditi ai marò, storia dei corpi speciali italiani, Milano, A. Mondadori, 2017.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]