Angelo Camillo De Meis

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Angelo Camillo De Meis

Deputato del Regno di Napoli
Durata mandato1848 –
1849
CircoscrizioneAbruzzo Citra
CollegioChieti

Deputato del Regno d'Italia
Durata mandato1861 –
1867
LegislaturaVIII, IX
Sito istituzionale

Dati generali
Titolo di studioLaurea in Medicina e chirurgia
ProfessioneDocente universitario, Medico chirurgo

Angelo Camillo De Meis (Bucchianico, 14 luglio 1817Bologna, 6 marzo 1891) è stato un patriota, filosofo e politico italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Figlio di un medico aderente alla carboneria e di ideali mazziniani, nacque a Bucchianico, dove compì i primi studi; li proseguì presso il Regio collegio di Chieti e poi a Napoli, dove fu allievo dei letterati Basilio Puoti e Francesco De Sanctis, del filosofo Bertrando Spaventa e del medico Pietro Ramaglia. Si laureò in medicina teorico-pratica e nel 1841 divenne socio dell'Accademia degli Aspiranti naturalisti, di cui diventerà presidente nel 1848; fu poi medico aggiunto dell'Ospedale degli Incurabili e aprì una scuola privata di grande successo, dove insegnò anatomia, patologia, fisiologia e scienze naturali. Fu poi rettore del Collegio Medico di Napoli.

Dopo la promulgazione della costituzione nel Regno di Napoli venne eletto deputato per la circoscrizione Abruzzo Citra; sostenne la protesta di Pasquale Stanislao Mancini contro la repressione operata dalle truppe borboniche contro i manifestanti del 15 maggio e l'accusa di tradimento al re.

Fu quindi costretto all'esilio; dopo un soggiorno a Genova e a Torino, si stabilì a Parigi. Esercitò gratuitamente la professione di medico per gli esuli e gli emigrati italiani; insegnò antropologia all'università ed entrò in contatto con il mondo scientifico parigino, diventando assistente del fisiologo Claude Bernard e ottenendo da Armand Trousseau l'incarico di insegnare semeiotica medica. Strinse anche un proficuo rapporto con il filosofo Victor Cousin. Rientrò in Italia nel 1853, prima a Torino e poi a Modena, dove insegnò fisiologia all'Università.

Tornò a Napoli nel 1860 e divenne assistente di Francesco De Sanctis, ministro dell'istruzione nel governo provvisorio, e venne eletto membro straordinario del Consiglio Superiore della Pubblica istruzione.

Fu deputato al Parlamento del Regno d'Italia dal 1861 al 1867, sedendo tra i ministeriali.

Busto di Angelo Camillo De Meis al Pincio (Roma)

Non si sa né dove né quando fu iniziato in Massoneria; è certo tuttavia che nel 1867 fu membro della Loggia Felsinea di Bologna[1].

Dal 1863 fu professore di Storia della medicina presso l'Università di Bologna, dove morì nel 1891.

Il suo naturalismo lo spinse a cercare un fondamento filosofico-spirituale alle scienze della natura, che egli trovò nell'idealismo di Hegel.[2] Fu anche amico intimo e collega del filosofo Pietro Siciliani, del quale condivise in parte la speculazione intorno al positivismo.

Venne citato, di passaggio, nel romanzo di Luigi Pirandello Il fu Mattia Pascal.[3]

Nel 1936 fu costruito il nuovo palazzo della Biblioteca provinciale di Chieti, dedicata a De Meis. Presso il parco del Pincio a Roma gli è dedicato un busto; un busto simile gli è dedicato anche nella villa comunale di Chieti. A lui è intitolata una strada del Comune di Napoli.

Pensiero scientifico e filosofico[modifica | modifica wikitesto]

L’impostazione di Angelo Camillo De Meis è chiamata ideorealismo in quanto rappresenta il tentativo di integrare l’idealismo di matrice hegeliana arricchito della tradizione napoletana vichiano-illuministico-cuochiana con la formazione e l’esercizio della professione medica.

Risulta evidente l'importanza attribuita da De Meis all’approccio teoretico in ambito scientifico. Il lavoro di De Meis è stato tuttavia oggetto di svariate critiche sia per l’insistenza del suo autore sulla validità della filosofia hegeliana per la ricerca scientifica che per la scarsa solidità delle basi filosofiche. Al contrario, critici come Romano Pasi hanno espresso apprezzamento per l’opera di De Meis considerata fondamentale per l’affermarsi nell’Università di Bologna di quella corrente che Pasi indica come “materialismo critico”, che ha preparato il clima culturale per l’avvento del materialismo storico di Antonio Labriola.

Idea e Fatto[modifica | modifica wikitesto]

Secondo l’impostazione di Angelo Camillo De Meis tutto ciò che esiste nel mondo fisico ha una matrice ideale per cui «il fatto ci è misura dell’idea e l’idea del fatto»[4], con la conseguenza che l’idea senza il fatto è «un puro nome, un’ombra vana e senza realità», mentre il fatto senza l’idea è anch'esso un’astrazione, «è una veste senza la viva persona, un corpo senza l’anima»[5].

Il rapporto tra idea e fatto viene affrontato da De Meis con particolare riferimento alla fisiologia medica: «non vi sono due principi, ma uno; non v’è una funzione e un organo; la funzione è la vita e la sostanza dell’organo, ed è lo stesso organo»[6]. Dunque, dall’armonica interrelazione tra le funzioni degli organi scaturisce la vita, ma quest’ultima è, parimenti, condizione perché avvenga l’organogenesi nell’embrione, anzi sua causa, per cui De Meis sostiene che «la funzione crea l’organo e l’organo ricrea ed esegue la funzione»[7].

Secondo De Meis, quindi, la comparsa di organi specifici, le cui funzioni si armonizzano perfettamente per consentire l'esistenza dell'organismo, è chiara espressione che negli eventi naturali, nel fatto, è già presente l’idea, ovvero la razionalità intrinseca alla natura che è all'origine dello sviluppo dell’organismo. Di conseguenza, la natura ha «in sé il principio e l’energia della sua progressiva determinazione»[8] e il suo sviluppo è un processo che «ha il suo principio non fuori ma dentro di se stesso; quello che è a sé il suo principio e la sua ragione»[9].

Sebbene, dunque, il principio razionale sia origine dell’organismo e motore dello sviluppo in vista della conservazione dell’individuo, l’organogenesi non ha sempre luogo, come nel caso, ad esempio, di non sopravvivenza dell’embrione, e le risposte di difesa dell’organismo ad un danno sono talvolta inadeguate alla conservazione dell’individuo; neppure l’intervento del medico è infatti garanzia di una prognosi favorevole perché, secondo De Meis, le peculiarità che rendono unico e irripetibile l’individuo, e quindi anche ciascun paziente, non sono espressione del principio razionale, ma sono fortuite e perciò prive di ragione.

Risulta così comprensibile la valutazione, condivisa da molti critici, secondo cui il lavoro di De Meis «rappresenta ancor oggi lo sforzo più grande che un pensatore italiano di parte idealista abbia fatto per comprendere la materia senza immediatamente vanificarla come manifestazione dell’idea assoluta»[10], mentre tra i suoi contemporanei Francesco Fiorentino sostenne che «positivista nel buon senso della parola, vale a dire in quanto esige l’accordo dell’Ideorealismo con gli studi sperimentali, chiamerei solo tra noi Camillo De Meis»[11].

Pensiero ed Essere[modifica | modifica wikitesto]

Il rapporto tra idea e fatto può risultare maggiormente chiaro nella più esaustiva relazione tra pensiero ed essere. L’essere è relativo all’esistenza fisica, naturale, ma anche al pensiero in quanto principio razionale interno alla natura e motore dello sviluppo di tutto ciò che esiste: «il pensiero è il fondamento e il tetto, e sì la travatura dell’edifizio della natura» [12]. Il pensiero come essere, ovvero in quanto principio razionale di sviluppo della natura e ad essa interno, è dunque all’origine delle specie viventi, e, conseguentemente, anche dell’uomo e della sua facoltà di comprendere sé e la realtà, per cui al termine di tale processo «il pensiero è distinto in spettacolo e spettatore. È spettacolo in quanto egli è l’essere che si muove; ed è spettatore in quanto che lo seconda nel suo movimento, ma non vi si mescola altrimenti come pensiero»[13]. Se dunque il pensiero, che è all’origine dello sviluppo della natura, si manifesta anche come comprensione e azione, è chiaro, secondo De Meis, che si tratta sempre di un medesimo pensiero originario che accoglie in sé tutti i caratteri indicati e, conseguentemente, appare appropriato attribuire tale pensiero a Dio: il pensiero è «il sole che feconda di lontano l’ovulo non ancora diviso, principio immediato, indivisamente femminino e mascolino. L’essere è l’ovulo dell’universo; il sole è il pensiero, ed è lo stesso ovulo»[14].

La componente ideale, razionale, dunque il pensiero, costituisce certamente l’insieme delle leggi di natura, ma si rivela essere anche energia, forza vitale, attività creatrice che si manifesta nelle forme naturali per divenire, nell’uomo, facoltà di comprendere sé e il mondo circostante, e, conseguentemente, anche capacità di agire in base a quanto compreso. Se il pensiero è immanente al fatto, quindi insito negli eventi naturali, saranno questi ultimi a rivelare la propria logica interna. Nell’organogenesi, infatti, l’embrione è fisicamente presente, è essere, sebbene ad un attento esame riveli caratteri non riducibili alla condizione presente, in quanto maggiormente compatibili con la possibilità di sviluppo futuro: si tratta di caratteri ancora indeterminati, che semplicemente richiamano una condizione che potrebbe verificarsi e, dunque, che non è ancora presente, quindi un non-essere nel quale il “non” rappresenta la negazione che «scopre la pura indeterminazione dell’essere, ed espone la sua determinabilità, rappresenta ed esprime la energica possibilità di tutte le determinazioni» [15]. Appare chiaro, secondo De Meis, come all’interno dell’embrione sia immediatamente ravvisabile una contraddizione tra essere e non-essere, nell’accezione sopra menzionata, da cui scaturisce necessariamente lo sviluppo successivo dell’embrione. Lo sviluppo naturale deriva infatti dal principio razionale che, in quanto tale, ovvero razionale, non può arrestarsi alla contraddizione e attiva necessariamente una dinamica interna volta al superamento della contraddizione che si è venuta a creare: il divenire.

A priori e A posteriori[modifica | modifica wikitesto]

Se la realtà risulta dunque irriducibile allo sviluppo di eventi naturali secondo un ordine ideale preesistente, ne consegue che l’indagine scientifica non può poggiare esclusivamente su un procedimento razionale a priori, sebbene l’assenza di un tale metodo d’indagine sia responsabile, secondo De Meis, del carattere religioso della medicina antica, pur basata sull’osservazione diretta dei fenomeni; a suo giudizio, «innanzi tutto bisogna convenire che non è possibile comprendere lo spirito della scienza odierna senza conoscere il tempo in cui viviamo»[16] per riconoscere poi che «la filosofia della natura come la filosofia della storia e dello spirito in generale non saranno né il prodotto del metodo razionale né il prodotto del metodo empirico, ma sarà il prodotto di una intuizione comune che comprende l’uno e l’altro metodo, ed è unità dell’uno e dell’altro, e si avrà una scienza a priori ed a posteriori egualmente»[17]. La medicina, a cui De Meis attribuisce la funzione che Hegel aveva riservato alla filosofia, «si compone come ogni altra scienza, non di materia, non di individui, non d’accidenti, ma di verità più o meno generali, chiuse le une nelle altre, le men generali nelle più generali, le meno astratte nelle più astratte, le più rappresentative e naturali nelle più pure ed intellettuali; e tutte risultanti dalla esperienza, dall’osservazione, in una parola dai sensi; giacché niente vi è di più essenziale e di più assoluto che da noi si sappia direttamente, niente è che noi conosciamo per ispirazione o per immediata intuizione; quello che noi vediamo non è che la pura e bruta materia, e non è che il mezzo e la condizione di un più alto vedere: è la riflessione, è il pensiero che ci rivela le verità generali d’ogni specie che fanno la scienza; la scienza non è che l’esperienza pensata. Se dunque la scienza non si compone che di verità generali, e se queste hanno tutte origine nell’esperienza, non parliamo più di materialismo, se non vogliamo che sia tutto materialismo»[18].

Sebbene l’obiettivo di De Meis fosse quello di attuare una revisione della sola filosofia della natura hegeliana, in quanto «lo stesso Hegel ha fatto una filosofia della natura, la quale però, conviene pur dirlo, è la meno riuscita tra tutte le parti della sua meravigliosa enciclopedia»[19], ne è risultata un’impostazione originale che ha esercitato una significativa influenza sull’ambiente scientifico bolognese, nella cui università De Meis ha lavorato per vent’otto anni dal 1863 fino alla morte, contribuendo, insieme al lavoro di scienziati come Murri, Righi e Ciamician, all’affermarsi di un materialismo che Pasi definisce “critico”; secondo Pasi, infatti, «il “materialismo critico” è la corrente ideologica che forse non avremo mai avuto senza l’insegnamento filosofico del De Meis, il quale, a nostro avviso, è insieme a Spaventa e De Sanctis, il pensatore idealista che, più di ogni altro, spinse innanzi la sua ricerca intellettuale per giungere al vero e al concreto»[20].

Necessità e Accidentalità[modifica | modifica wikitesto]

La considerazione secondo cui le modalità di sviluppo dell’embrione sono analoghe per ciascun essere umano suggerisce, secondo De Meis, che vi sia un unico processo ideale, razionale, e dunque necessario, di sviluppo di tale embrione; tuttavia, tale processo viene realizzato concretamente per mezzo dell’accidente, non solo quando l’accidente non compromette la sopravvivenza dell’embrione, ma soprattutto perché, per mezzo dell’accidente, si realizza effettivamente la molteplicità degli individui della specie umana e l'unicità di ciascun individuo. L’accidente svolge dunque un ruolo necessario nello sviluppo dell’embrione, e ciò evidenzia come l’opposizione tra l’accidentalità e la necessità sia ricomposta nel pensiero, che è la razionalità originaria presente nella natura, dunque necessità, ma parimenti forza vitale, attività generatrice della molteplicità, e dunque, dello stesso accidente.

Anche il passaggio da una specie alla successiva nel processo di evoluzione avviene secondo criteri razionali, quindi necessari, ma in concreto ciò accade con modalità accidentali in quanto non si può prevedere con esattezza in quale individuo specifico compariranno determinati caratteri: «ogni tipo vivente è già idealmente quello che dee succedergli, ma non basta a crearlo, a produrlo realmente nella natura, senza il concorso di cause accidentali e d’esterni influssi»[21]. L’esigenza di salvaguardare tale prospettiva spinge De Meis a considerare che l’acquisizione, in risposta agli stimoli dell'ambiente, di caratteristiche ereditabili all’interno di una popolazione avviene secondo le modalità indicate da Lamarck e non secondo quanto sostenuto da Darwin, poiché nel primo «vi è una variabilità funzionale, accomodativa, e però piena di ragione, laddove in Darwin è una variabilità vuota, cieca, sorda, muta, e senza punto ragione»[22]. La scelta di De Meis è comprensibile considerando che solo agli inizi del 1900 è avvenuta la rivalutazione del lavoro di Gregor Johann Mendel Versuche über Pflanzen-Hybriden a seguito delle indagini condotte da Hugo de Vries, Carl Correns e Erich von Tschermak, e che è stata poi effettuata la conciliazione tra le ricerche di Mendel e quelle Darwin ad opera di Ronald Aylmer Fisher.

La scienza, secondo De Meis, ha quindi la possibilità di decifrare interamente la natura, di riprodurne le dinamiche e anticiparne i fenomeni, in quanto la natura è espressione della razionalità, che si manifesta come pensiero inconsapevole nella natura inorganica per poi, attraverso passaggi graduali e indispensabili secondo le leggi della natura, raggiungere la sua massima espressione nell’uomo, che è pensiero consapevole. L’uomo rappresenta dunque la parte finale del processo, il completamente e l’obiettivo della natura, per cui, secondo De Meis, è possibile considerare l’intero sviluppo naturale dalla materia all’uomo come il processo di generazione dell’essere umano: «Ipse fecit nos; questa è vecchia. Ipsi fecimus nos, questo è il nuovo tempo, la scienza nuova, il vero secolo decimonono»[23].

La materia risulta dunque la componente iniziale del processo naturale e «più addietro di questo non si può andare; noi siamo arrivati al muro; a un muro saldo, incrollabile, assolutamente insuperabile. La materia è questo muro; essa è proprio proprio il primo»[24]. Tale affermazione, se da un lato conferma l’impossibilità di indagare la natura senza riferimenti concreti, dall’altro, rivela un’indeterminatezza intrinseca, rappresenta cioè solo un richiamo alla dimensione concreta della materia senza alcun cenno a determinazioni empiriche. Analoga opposizione si genera nell’affermare la necessità dell’organogenesi nell’embrione, perché, se da un lato tale dichiarazione conferma che il processo di sviluppo dell’embrione implica necessariamente l’organogenesi, dall’altro, tale necessità non trova riscontro nell’esperienza; rimane dunque in evidenza la sola prospettiva teorica, mentre la considerazione che l’organogenesi è concretamente condizionata da fattori interni all’organismo e da fattori ambientali rimane implicita, indeterminata, non posta, e «quando io pongo, determino ed affermo un possibile, lo separo da tutto il resto, onde l’affermare è negare»[25]. L’importanza dell’argomentazione risiede nel fatto che la totalità differisce dalla somma delle parti, per cui prendere in considerazione un solo aspetto conduce inevitabilmente a risultati insoddisfacenti[26]. Per evitare che ciò accada e per apportare un cambiamento decisivo alla storia della scienza è indispensabile, secondo De Meis, che la scienza estenda l’ambito d’indagine ai propri presupposti e alle proprie metodologie[27] in modo da rendere finalmente possibile ripercorrere l’intera catena deduttiva dalle determinazioni pure a quelle empiriche per via puramente teorica.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Vittorio Gnocchini, L'Italia dei Liberi Muratori, Erasmo ed., Roma, 2005, pp. 100-101.
  2. ^ De Meis Angelo Camillo, su treccani.it.
  3. ^ Il protagonista del romanzo infatti ascolta casualmente, durante un viaggio in treno, una conversazione fra due eruditi, e dato che è uscita la notizia della sua morte, sceglie come proprio nuovo cognome "Meis", traendolo da "De Meis". Il nome sarà "Adriano", udito dal fu Mattia nella stessa conversazione, che attribuiva a Camillo De Meis la tesi che due statue nella città di Peneade rappresentassero Cristo e la Veronica (colei che si sostiene abbia asciugato il viso di Gesù durante il calvario). In queste pagine del romanzo pirandelliano (capitolo VII), Mattia Pascal prova uno straordinario senso di ebbrezza legato alla propria libertà.
  4. ^ A.C. De Meis, Prelezione al corso di fisiologia dato nella R. Università di Modena nell’anno scolastico 1859-60, Napoli, Stabil. tipogr. Di T. Cottrau, 1861, p. 10.
  5. ^ Cfr. Op. cit., p. 9.
  6. ^ A. C. De Meis, Degli elementi della medicina, Bologna, Monti, 1864, p. 12.
  7. ^ Ibidem.
  8. ^ A. C. De Meis, Darwin e la scienza moderna, Bologna, Monti, 1886, p. 21.
  9. ^ A. C. De Meis, Degli elementi della medicina, cit., p. 28.
  10. ^ R. Pasi, La critica al positivismo in A. C. De Meis, in “Emilia”, III, (1954), p. 274.
  11. ^ F. Fiorentino, La filosofia contemporanea in Italia, Napoli, 1876, p. 54.
  12. ^ A. C. De Meis, Deus Creavit, Dialogo I, in “Rivista Bolognese”, 1869, p. 739.
  13. ^ Op. cit., p. 730.
  14. ^ Op. cit., p. 735.
  15. ^ Op. cit., p. 729.
  16. ^ A. C. De Meis, Darwin e la scienza moderna, cit., p. 15.
  17. ^ Cfr. A. C. De Meis, Lettere a Pasquale Villari (a cura di F. Battaglia), Bologna, Cooperativa Tipografica Azzoguidi, 1950.
  18. ^ A. C. De Meis, Degli elementi della medicina, cit., p. 26.
  19. ^ A. C. De Meis, Prenozioni, Bologna, Tip. di C. Cenerelli, 1873, p. 122.
  20. ^ R. Pasi, La critica al positivismo in A. C. De Meis, cit., p. 276.
  21. ^ A. C De Meis, I Mammiferi, Volume 1^, Torino, Tipografia del Piccolo Corriere d’Italia, 1858, p. 67.
  22. ^ A. C. De Meis, I tipi animali, Lezioni, I, Bologna, Monti, 1872, p. 84.
  23. ^ A. C. De Meis, Deus creavit, cit., p. 726.
  24. ^ A. C. De Meis, La natura a volo d'uccello: Forza e materia, in "Civiltà Italiana", 1865, p. 104.
  25. ^ A. C. De Meis, Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica, Napoli, Tipografia di Federico Vitale, 1849, p. 40.
  26. ^ Una volta individuate le condizioni concrete, De Meis ritiene possibile sanare l’opposizione precedentemente indicata tra la prospettiva teorica e l’esperienza attraverso il raziocinio misto di Pasquale Galluppi. Negli Elementi di filosofia del barone Pasquale Galluppi da Tropea, Volume II, Messina, Pappalardo, 1820, relativamente alla Logica Mista, nel Capo II, viene messa in evidenza la possibilità di un’illazione con valenza empirica a partire da premesse di cui una derivante direttamente dall’esperienza. Si tratta dell’opportunità di ricondurre un dato sperimentale alla propria regola generale già nota, individuare una relazione tra dati sperimentali in base ad una legge generale conosciuta oppure desumere in via teorica una qualità comune a più dati sperimentali rilevati: «è questo il processo che un illustre filosofo napoletano, il Galluppi, chiama raziocinio misto; ei lo riduceva appunto ad uno schema di cui la maggiore è il dato puro, la minore il dato empirico, e la illazione l’identità dei due termini, cioè la realtà». A. C. De Meis, Nuovi elementi di fisiologia generale speculativa ed empirica, cit., p. 34.
  27. ^ De Meis sostiene che «la scienza, quella vera s’intende, è la formula del mondo, che è quanto dire della storia, ed è dalla storia che la si ritrae. Se non che la storia, naturale o umana che sia, presa in un punto del suo corso, non è vera storia, e non rivela il suo significato» (A. C. De Meis, Darwin e la scienza moderna, cit., pp. 3-4), e quindi «quello che noi sappiamo immediatamente, empiricamente, diviso in pezzi e sparso in frammenti, noi nella storia non facciamo che risaperlo, ma lo risappiamo come tutto, come uno, in una parola come sistema, che è quanto dire come principio sviluppato» (A. C. De Meis, Degli elementi della medicina, cit., p. 57). Da ciò consegue che «non c’è scienza senza coscienza, senza concetti e senza idee» (A. C. De Meis, Del concetto della storia della medicina, Prelezione, Bologna, Monti, 1874, p. 26), per cui risulta maggiormente comprensibile il proposito di De Meis quando afferma: «verità particolare, voi siete già la verità generale; ma che vi giova se l’ignorate?» (A. C. De Meis, Degli elementi della medicina, cit., p. 50).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • F. Tessitore, «DE MEIS, Angelo Camillo» in Dizionario Biografico degli Italiani, Volume 38, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1990.
  • R. Colapietra, Angelo Camillo De Meis politico “militante”, Napoli, Guida Editori, 1993.

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