Americani (film)

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Americani
Shelley Levene (Jack Lemmon) in una scena del film
Titolo originaleGlengarry Glen Ross
Lingua originaleinglese
Paese di produzioneStati Uniti d'America
Anno1992
Durata100 min
Rapporto2,35:1
Generedrammatico, commedia
RegiaJames Foley
Soggettodalla pièce teatrale Glengarry Glen Ross di David Mamet
SceneggiaturaDavid Mamet
ProduttoreJerry Tokofsky
Stanley R. Zupnik
Produttore esecutivoJoseph M. Caracciolo Jr.
Casa di produzioneGGR, New Line Cinema, Zupnik Cinema Group II
FotografiaJuan Ruiz Anchia
MontaggioHoward E. Smith
MusicheJames Newton Howard
ScenografiaJane Musky
William Barclay
Robert J. Franco
CostumiJane Greenwood
David Charles (associato)
TruccoSheryl Berkoff
Sharon Ilson
Interpreti e personaggi
Doppiatori italiani

Americani (Glengarry Glen Ross) è un film drammatico del 1992 diretto da James Foley con Jack Lemmon e Al Pacino, tratto dalla pièce Glengarry Glen Ross di David Mamet che ne ha anche scritto l'adattamento cinematografico. La lavorazione durò 39 giorni.[1]

Trama[modifica | modifica wikitesto]

Ai quattro dipendenti di un'agenzia immobiliare di New York vengono dati dei contatti ai quali fornire dei contratti di vendita di alcune proprietà. Una sera, arriva in agenzia Blake, dipendente di Mitch & Murray, i proprietari dello studio, inviato per fare da motivatore: per risollevarsi da una difficile situazione economica, l'agenzia, tramite le parole di Blake, lancia una sfida a tutti i suoi dipendenti. Chi riuscirà a vendere di più avrà in premio una Cadillac Eldorado, il secondo riceverà un servizio di coltelli da bistecca, per tutti gli altri licenziamento imminente. Si scatena il panico e l'ira tra i dipendenti, ognuno dei quali è costretto ad affrontare una serie di problemi.

Ricky Roma, grande venditore e primo in classifica, cerca a tutti i costi di convincere un potenziale cliente, James Lingk, ad acquistare una serie di proprietà affabulandolo con la sua parlantina. Dave Moss, polemico e pessimista, e George Aaronow, insicuro e ultimo della classifica, discutono sull'eventualità di irrompere nottetempo nell'ufficio e rubare i nuovi contatti destinati a chi vincerà la Cadillac e venderli alla concorrenza per un cospicuo pagamento. Shelley "la Macchina" Levene, un tempo il miglior venditore dell'agenzia, sta attraversando un periodo di crisi: sua figlia è in ospedale e non può permettersi, economicamente parlando, di farla restare ancora a lungo. Inoltre, già da un po' di tempo, Levene ha perso il suo tocco magico: non riesce più a concludere una vendita e a chiudere i contratti.

Il mattino dopo, i quattro venditori tornano in ufficio e scoprono che qualcuno ha rubato i contatti, i contratti e i telefoni, e il dirigente dell'ufficio Williamson li obbliga uno per uno a sottostare a un interrogatorio della polizia. Dopo l'interrogatorio, Moss se ne va via inveendo a gran voce contro Roma, il "primo della classe". Durante l'interrogatorio di Aaronow, Lingk arriva in ufficio dicendo a Roma che sua moglie vuole cancellare l'accordo fatto con lui la sera prima. Roma, pur di mantenere la fiducia che Lingk ha per lui, gli dice che l'assegno non è ancora stato inviato alla banca e che quindi c'è ancora tempo per convincere sua moglie a non cancellare niente. Williamson, ignaro del piano di Roma, rivela a Lingk che l'assegno è stato già inviato alla banca. Lingk esce dall'ufficio dichiarando di ricorrere per vie legali e Roma, prima di recarsi nell'ufficio del dirigente per l'interrogatorio, si accanisce verso Williamson dandogli dell'incompetente e dell'infame.

Levene, fiero di una vendita portata a termine quella mattina stessa, ne approfitta per prendersi gioco di Williamson, che lo aveva schernito la sera prima, ma, in un momento di spensieratezza, rivela di sapere che Williamson in verità non aveva mai portato in banca l'assegno del contratto di Roma, cosa che potrebbe sapere solo chi ha eseguito il colpo. Williamson costringe Levene a confessare e a dichiarare che è stato proprio lui, su consiglio di Moss, ad eseguire il furto. Inoltre WIlliamson dice a Levene che i coniugi con i quali ha chiuso il contratto quella mattina, i signori Nyborg, sono in realtà in completa bancarotta e si divertono a prendersi gioco dei venditori. L'assegno che hanno dato a Levene è pertanto fasullo. Levene, abbattuto dalla notizia, chiede a Williamson perché ci tiene così tanto a rovinarlo e lui gli risponde: «Semplicemente è perché mi stai sui coglioni». Levene cerca di muovere a compassione Williamson menzionandogli la figlia in ospedale, ma Williamson lo manda crudelmente a quel paese e ritorna nel suo ufficio per rivelare quanto ha saputo all'ispettore. Ignaro della colpevolezza di Levene, Roma esce dall'ufficio di Williamson e propone al suo collega e mentore di formare una società d'affari solo loro due un secondo prima che Levene venga convocato nell'ufficio di Williamson. Levene entra, sconfitto, nell'ufficio per sottostare all'interrogatorio.

Produzione[modifica | modifica wikitesto]

Il film fu prodotto dalla GGR, New Line Cinema e Zupnik Cinema Group II.

Distribuzione[modifica | modifica wikitesto]

Prima di uscire in sala, il film venne presentato in alcuni festival internazionali, in Francia, Italia e Canada: nel settembre 1992, partecipò al Deauville Film Festival, alla Mostra del Cinema di Venezia e, il 16 settembre, al Toronto International Film Festival. Distribuito dalla New Line Cinema, il film fu presentato in prima negli USA il 29 settembre, partecipando subito dopo, in ottobre, al Valladolid International Film Festival[2].

Slogan promozionali[modifica | modifica wikitesto]

  • «The hardest thing in life is sell»
  • «A Story For Everyone Who Works For A Living.»
  • «Lie. Cheat. Steal. All In A Day's Work.»
  • «Amici veri. Amici generosi. Amici per la pelle. Degli altri.»

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Americani - Curiosità e citazioni, su silenzioinsala.com, Silenzio in Sala. URL consultato il 29 gennaio 2012.
  2. ^ IMDb release info

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fernaldo Di Giammatteo, Dizionario del cinema americano. Da Griffith a Tarantino, tutti i film che hanno fatto la storia di Hollywood, Roma, Editori riuniti, 1996, ISBN 88-359-4109-1.

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