Adone Del Cima

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Adone Del Cima
Il capitano di vascello Adone Del Cima
NascitaTorre del Lago, 7 giugno 1898
Morteal largo dell'Asinara, 9 settembre 1943
Cause della morteCaduto in combattimento
Luogo di sepolturadisperso in mare
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armata Regia Marina
Anni di servizio1917-1943
Gradocapitano di vascello
GuerrePrima guerra mondiale
Invasione dell'Albania
Seconda guerra mondiale
Comandante di
Decorazionivedi qui
dati tratti da Uomini della Marina, 1861-1946[1]
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Adone Del Cima (Torre del Lago, 7 giugno 1898al largo dell'Asinara, 9 settembre 1943) è stato un militare e marinaio italiano, veterano della prima guerra mondiale, che fu il primo ed unico comandante della nave da battaglia Roma, nave ammiraglia della flotta italiana, colata a picco dagli aerei tedeschi al largo delle coste della Sardegna il 9 settembre 1943.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Torre del Lago il 7 giugno 1898, figlio di Pellegro e Paolina Ghilarducci, e si diplomò presso l'Istituto Nautico di Livorno.[1] Il 1º novembre 1917 si arruolò volontario come aspirante guardiamarina di complemento nel C.R.E.M.,[1] venendo assegnato dapprima alla corazzata Re Umberto e poi sull'incrociatore corazzato San Marco.[2] Nel 1919, per i meriti acquisiti in guerra, fu nominato guardiamarina in servizio permanente effettivo; ebbe il comando di dragamine destinati allo sminamento delle acque dell'Albania.[2] Sottotenente di vascello dal 2 maggio 1920.

Il 10 agosto 1923 fu promosso tenente di vascello ed assegnato in successione alle corazzate Conte di Cavour e Giulio Cesare, per poi ricevere il comando di una Squadriglia MAS di base a La Spezia.[2] Tra il 1929 ed il 1930 prestò servizio presso la difesa marittima di La Spezia, dopo di che fu trasferito a Roma, presso lo Stato Maggiore della Marina.[2] Il 1 aprile 1932 fu promosso capitano di corvetta e nominato dapprima comandante del cacciatorpediniere Fulmine e poi comandante in seconda della corazzata Conte di Cavour.[2] L’8 febbraio 1936 fu promosso capitano di fregata, ed ebbe il comando della VIII Squadriglia Cacciatorpediniere, alzando la sua bandiera sul Folgore;[2] nell'aprile 1939 partecipò all'invasione dell'Albania, ricevendo la prima Croce di guerra al valor militare per l'efficace appoggio dato allo sbarco.[2]

Il 10 giugno 1940, all'entrata del Regno d'Italia nella seconda guerra mondiale, era comandante della XII Squadriglia Torpediniere, con bandiera sull'Altair; nei mesi successivi partecipò a varie missioni con la sua squadriglia, inclusa un'operazione di posa mine nelle acque di Malta che gli valse una seconda Croce di guerra al valor militare.[2] L’8 novembre 1940 fu promosso capitano di vascello e trasferito allo Stato Maggiore della Regia Marina.[2]

Nell'ottobre 1941 fu inviato a Trieste come capo dell'ufficio allestimento della nuova corazzata Roma,[3] della quale doveva divenire il comandante; la seguì in tutte le fasi dell'allestimento,[3] terminato il 14 giugno 1942[4] nel cantiere navale di Monfalcone, giorno nel quale ne assunse il comando.[2][3]

Il 9 settembre 1943, dopo l'annuncio della firma dell'armistizio di Cassibile,[N 1] la Roma lasciò La Spezia diretta a La Maddalena, insieme al resto della squadra da battaglia, avendone a bordo il comandante in capo, ammiraglio Carlo Bergamini.[2] Poche ore dopo, al largo dell'Asinara, la squadra fu attaccata da bombardieri tedeschi Dornier Do 217 che impiegarono le nuove bombe radiocomandate Ruhrstahl SD 1400; due di esse colpirono la Roma, che affondò dopo la violenta deflagrazione dei depositi munizioni prodieri.[2] Il comandante Del Cima e l'ammiraglio Bergamini affondarono con la nave, insieme ai due terzi dell'equipaggio.[2]

Del Comando in capo Forze navali da battaglia imbarcato sulla nave ammiraglia morirono 28 ufficiali su 28, 60 sottufficiali su 62 e 112 su 138 tra sottocapi e comuni. Dell'equipaggio della corazzata i morti fra gli ufficiali furono 57 su 87, fra i sottufficiali 171 su 217 e fra sottocapi e comuni 965 su 1489. In totale, su 2021 uomini a bordo vi furono 1393 tra morti e dispersi e 628 superstiti. Questi ultimi, molti dei quali feriti gravemente, furono recuperati dall'incrociatore leggero Attilio Regolo, dai cacciatorpediniere Carabiniere, Fuciliere e Mitragliere e dalle torpediniere Pegaso, Impetuoso e Orsa.

Al comandante Adone Del Cima fu conferita la Medaglia d'argento al valor militare alla memoria,[2] ma la decorazione non fu mai consegnata ai parenti. Il 9 settembre 2005 nella sua città natale a 62 anni esatti dalla scomparsa la sua figura è stata ricordata in una cerimonia commemorativa che ha visto la lettura di un messaggio del Presidente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi e che ha avuto come momento conclusivo la presentazione di un libro sulla vita del comandante e lo scoprimento di un cippo commemorativo.

A tre suoi discendenti è stato dato il suo nome: il nipote Adone Spadaccini, fondatore del Festival Puccini di Torre del Lago e Grande Ufficiale della Repubblica Italiana per la diffusione della cultura, Adonella Spadaccini, figlia di Adone Spadaccini, e Adone Michelangelo Domenico Ranieri Mario Prunetti, nipote di Adone.

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Onorificenze italiane[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'argento al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Ufficiale superiore di preclari virtù militari e morali, destinato al comando di N.b. in allestimento ne curava la preparazione alla guerra, portandola in breve tempo a notevole efficienza. Nel corso di pesante bombardamento sul porto, colpita l’unità da bombe aeree, trasfondeva nell’equipaggio e nelle maestranze volontà ed energia riuscendo in breve tempo a ripristinare l’efficienza. Durante difficile navigazione di guerra, ripetutamente ed irreparabilmente colpita l’unità, dopo accanita difesa contro formazioni aeree impieganti nuove armi offensive, nell’adempimento del dovere scompariva in mare con la sua nave, alla cui sorte si era sentito legato al di là della vita. Acque della Sardegna, 9 settembre 1943
— Decreto Luogotenenziale 21 settembre 1945.[5]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Comandante di una flottiglia di torpediniere, preparava ed eseguiva con perizia e sereno ardimento una delicatissima ed importante missione in prossimità di una munita base nemica, dimostrando superiori doti di capacità, noncuranza del pericolo e superbe virtù militari
— [6]
Croce di guerra al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Croce al merito di guerra - nastrino per uniforme ordinaria
Commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Cavaliere dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro - nastrino per uniforme ordinaria
Croce d'oro per anzianità di servizio (25 anni) - nastrino per uniforme ordinaria

Onorificenze estere[modifica | modifica wikitesto]

Cavaliere della Legion d'onore - nastrino per uniforme ordinaria
— 17 maggio 1938

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Il giorno stesso scrisse una lettera alla propria madre che recitava: Bordo Roma 8 settembre 1943. Mia Mamma adorata, se giungendovi questo mio scritto qualche cosa mi fosse accaduto, pensate che il mio ultimo pensiero è stato per la mia Patria e per voi che ho adorato più di me stesso. La storia giudicherà gli avvenimenti e comprenderà le nostre sorti. Baciatemi tutti ed in particolare Romana e Violetta che tanto ho in mente. Con la mia Marina cui tutte le energie ho donato. Alle care sorelle ed a voi lascio quel poco che posseggo sotto la guida dei cari Tonino e Gino. Perdonatemi e beneditemi. Vi abbraccio e bacio con infinita dolcezza. Adone.

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Alberini, Prosperini 2015, p. 197.
  2. ^ a b c d e f g h i j k l m n Alberini, Prosperini 2015, p. 198.
  3. ^ a b c Bagnasco, de Toro 2011, p. 157.
  4. ^ Bagnasco, de Toro 2011, p. 292.
  5. ^ Determinazione del 18 agosto 1945.
  6. ^ Determinazione dell’8 aprile 1942.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Paolo Alberini e Franco Prosperini, Uomini della Marina, 1861-1946, Roma, Ufficio Storico dello Stato Maggiore della Marina Militare, 2015, ISBN 978-8-89848-595-6.
  • Erminio Bagnasco, In Guerra sul Mare. Navi e marinai italiani nel secondo conflitto mondiale, Parma, Ermanno Albertelli Editore, 2005, ISBN 88-87372-50-0.
  • (EN) Erminio Bagnasco e Augusto de Toro, The Littorio Class: Italy's Last and Largest Battleships, Barnsley, Seaforth Publishing, 2011, ISBN 1-84832-105-8.
  • (EN) Maurizio Brescia, Mussolini's Navy. A Reference Guide of Regia Marina 1930-1945, Barnsley, Seaforth Publishing, 2012.
  • Giorgio Giorgerini, La guerra italiana sul mare, Milano, Arnoldo Mondadori Editore, 2002, ISBN 978-88-04-50150-3.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Video[modifica | modifica wikitesto]