Achille Martelli

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Achille Martelli
NascitaNapoli, 20 novembre 1874
MorteRoma, 7 gennaio 1962
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Forza armataRegio Esercito
ArmaFanteria
Anni di servizio1892 - 1918
GradoGenerale di divisione della riserva
GuerreGuerra d'Abissinia
Prima guerra mondiale
Guerra d'Etiopia
Seconda guerra mondiale
CampagneFronte italiano (1915-1918)
BattaglieBattaglia di Adua
Sesta battaglia dell'Isonzo
Battaglia del solstizio
Battaglia di Vittorio Veneto
Decorazionivedi qui
dati tratti da Le medaglie d'oro al valor militare1918[1]
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Porto d'armi

Achille Martelli (Napoli, 20 novembre 1874Roma, 7 gennaio 1962) è stato un militare italiano, insignito della medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della prima guerra mondiale.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Napoli il 20 novembre 1874, figlio di Giuseppe e di Chiara Serrao.[2] Arruolatosi volontario nel Regio Esercito, arma di fanteria, in qualità di allievo sottufficiale nel novembre 1892, tre anni dopo, con il grado di sergente, combatté in Africa e combatté nella battaglia di Adua con il 6º Battaglione fanteria d'Africa del maggiore Leopoldo Prato; il 1º marzo 1896, fu decorato di medaglia di bronzo al valor militare.[2] Posto in congedo si trasferì negli Stati Uniti d'America divenendo segretario del Consolato del Regno d'Italia a Filadelfia. All'atto della dichiarazione di guerra all'Impero austro-ungarico chiese subito di rientrare in Italia. Arruolatosi nell'esercito con il grado di sergente maggiore, nel dicembre 1915 raggiunse il 132º Reggimento fanteria "Lazio" sul Monte San Michele.[2] Rimasto ferito in combattimento, per il valore dimostrato in azione fu promosso sottotenente per merito di guerra nel febbraio 1916.[2] Intossicato da gas asfissianti lanciati dal nemico sul Monte San Michele il 29 giugno successivo fu raccolto praticamente morente sul campo.[2] Durante l'offensiva autunnale lanciata del Regio Esercito sul Carso, combattendo coi fanti di un battaglione del 30º Reggimento fanteria "Pisa", conquistò una dolina chiamata, poi, "Dolina Martelli", e ferito per la terza volta da una scheggia ad una spalla, che gli lese un polmone, venne soccorso moribondo.[2] Promosso tenente per merito di guerra, mentre era degente in ospedale, ritornò poi in linea, e nel giugno 1917 combatté sul Faiti e sul Volkovniac e venne promosso capitano per merito di guerra nell'agosto 1917.[2] Durante la battaglia del solstizio, nel giugno 1918, combatté con i fanti della brigata Calabria, ricevendo la promozione a maggiore per merito di guerra.[2] Assunto il comando del IV Reparto d'assalto combatté eroicamente nella battaglia di Vittorio Veneto.[2] Per gli innumerevoli atti di valore compiuti durante i tre anni di guerra, gli venne conferita, con Regio Decreto 8 gennaio 1922, la medaglia d’oro al valor militare a vivente.[2] Fu commissario governativo dell'Istituto Nazionale del Nastro Azzurro nel 1943 e dal 1944 al 1952. Morì a Roma il 7 gennaio 1962.[2] Sposato con Annamaria Sandri in Martelli, padre di tre figli : Giuseppe, Adriana, Vittore

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Medaglia d'oro al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Dall’America e senza obbligo di servizio, arruolatosi volontario di guerra col grado di sergente maggiore, si prodigò con entusiasmo ed eroismo eccezionali in molteplici imprese arrischiate e sanguinosi combattimenti, conseguendovi quattro promozioni per merito di guerra. Ripetute volte ferito, anche gravemente, persistette nella lotta e soltanto se ne ritrasse per entrare d’autorità in luogo di cura. Due volte raccolto morente ed a stento salvato, pur essendo minorato per la vita, con le ferite, tuttora aperte, abbreviò la degenza in ospedale, e rifiutò la convalescenza per ritornare in linea, dove con ostinata esibizione volle, come sempre, a sè assegnati i posti più pericolosi ed i compiti più difficili. Spese inoltre la sua preziosa attività in efficace opera di propaganda fra le truppe. Magnifica tempra di soldato e di comandante, in tre anni continui di guerra diede costante fulgido esempio di patriottismo, di fede e di valore militare al più alto grado. Carso-Monte Grappa, dicembre 1915-novembre 1918.[3]»
— Regio Decreto 8 gennaio 1922.
Medaglia di bronzo al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
«Si comportò con grande slancio e bravura durante il combattimento
— Regio Decreto 1 marzo 1896.
Croce al merito di guerra (2) - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa della guerra 1915-1918 - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia a ricordo dell'Unità d'Italia - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia interalleata della Vittoria - nastrino per uniforme ordinaria

Note[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Luigi Cadorna, La guerra alla fronte italiana. Vol. 1, Milano, Fratelli Treves editori, 1921.
  • Gaetano Carolei, Guido Greganti e Giuseppe Modica, Le medaglie d'oro al valor militare 1918, Roma, Tipografia regionale, 1968, p. 212.
  • Alberto Cavaciocchi, Gli italiani in guerra, Milano, Ugo Mursia Editore s.r.l., 2014.
  • Massimo Coltrinari e Giancarlo Ramaccia, 1918. L’anno della gloria: Dalla battaglia d'arresto, alla battaglia del solstizio, alla vittoria, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2018.
  • Gruppo Medaglie d’Oro al Valore Militare, Le Medaglie d’oro al V.M. viventi, Roma, Tipografia regionale, 1952.
  • Guido Milanesi, Storia di un soldato: La medaglia d'oro Achille Martelli, Milano, Unione ed. d'Italia, 1940.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]