(42301) 2001 UR163

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(42301) 2001 UR163
(42301) 2001 UR163 ripreso dal Telescopio spaziale Hubble nel 2005.
Scoperta21 ottobre 2001
ScopritoriDES
Classe spettraleRR-U[1] · C[2]
Super red
B–V = 1,250±0,110[1]
V–R = 0,880±0,060[1]
V–I = 1,540±0,160[1]
Parametri orbitali
Semiasse maggiore51,315 au
Periastro36,682 au
Afastro65,948 au
Periodo orbitale367,60 a (134,267 g)
Inclinazione orbitale0,7528°
Eccentricità0,2852
Longitudine del
nodo ascendente
301,71°
Argom. del perielio342,36°
Dati fisici
Diametro equat.531,5 km dedotto[2]
585 km[3]
671 km[4]
Luminosità
21,3[5]
Albedo0,09 presunta[4]
0,10 dedotta[2]
0,10[3]
Dati osservativi
Magnitudine app.21,3
Magnitudine ass.3,75±0,05[6]
3,812±0,109 (R)[7]
4,1[8] · 4,4[3] · 4,49[2]
4,49±0,06[9]
4,71±0,06[10]

(42301) 2001 UR163 designazione provvisoria 2001 UR163, è un oggetto transnettuniano risonante e un possibile pianeta nano situato nella regione più esterna del sistema solare. È stato scoperto il 21 ottobre 2001 dagli astronomi del programma Deep Ecliptic Survey presso l'osservatorio di Kitt Peak vicino a Tucson, in Arizona, negli Stati Uniti. L'oggetto misura circa 600 chilometri di diametro e si trova in risonanza orbitale con Nettuno (4:9). Ha il colore più rosso di qualsiasi oggetto nel sistema solare.

Classificazione e orbita[modifica | modifica wikitesto]

(42301) 2001 UR163 è ritenuto un candidato pianeta nano sulla base di ipotesi e stime; Michael Brown fornisce uno stato "probabile" sul suo sito web, che è il terzo stato più elevato dopo "quasi certezza" e "altamente probabile" (vedere anche la sua tabella di classificazione)[11].

L'oggetto orbita attorno al Sole ad una distanza di 36,7−65,9 au una volta ogni 367 anni e 7 mesi (134267 giorni; semiasse maggiore di 51,3 au). La sua orbita ha un'eccentricità di 0,29 e un'inclinazione di 1° rispetto all'eclittica. È giunto al perielio intorno al 1937. Nel 2006, è passato oltre 50 au dal Sole ed è a 53 au dal 2018.

La storia delle osservazioni del corpo inizia con un precovery del materiale pubblicato da Digitized Sky Survey e ripreso all'Osservatorio di Siding Spring nel luglio 1982.

Caratteristiche fisiche[modifica | modifica wikitesto]

L'analisi della curva di luce mostra solo piccole deviazioni, suggerendo che (42301) 2001 UR163 sia uno sferoide con piccole macchie di albedo.

Spettro e colore[modifica | modifica wikitesto]

(42301) 2001 UR163 ha l'indice di colore più rosso di qualsiasi oggetto nel sistema solare. Il 31 ottobre 2002, il telescopio Canada-France-Hawaii Telescope di 3,6 m osservò che l'oggetto stabiliva una lettura rossa record di B−R=2,28, che lo rende ancora più rosso di 5145 Pholus, 2001 KP77, 90377 Sedna e la cometa C/2001 T4.

L'arrossamento dello spettro è causato dall'irradiazione cosmica da radiazioni ultraviolette e particelle cariche. La tendenza al blu nello spettro è causata dalle collisioni da impatto che si evidenziano all'interno dell'oggetto. Nello spettro visibile, (42301) 2001 UR163 sembrerebbe marrone-arancione, a seconda della sua albedo.

Diametro e albedo[modifica | modifica wikitesto]

Sulla base delle stime pubblicate sul sito Web di Michael Brown e dal Lightcurve Data Base e dall'archivio di Johnston, (42301) 2001 UR163 misura tra 531 e 671 chilometri, sulla base di una presunta albedo di superficie intermedia compresa tra 0,09 e 0,10.

Nome[modifica | modifica wikitesto]

Al 2022, questo oggetto planetario non ha ancora avuto un nome. Secondo le regole della nomenclatura astronomica dovrebbe essere denominato con il nome di una creatura mitologica associata alla creazione.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Irina N. Belskaya, Maria A. Barucci, Marcello Fulchignoni e Anatolij N. Dovgopol, Updated taxonomy of trans-neptunian objects and centaurs: Influence of albedo, in Icarus, vol. 250, aprile 2015, pp. 482-491, Bibcode:2015Icar..250..482B, DOI:10.1016/j.icarus.2014.12.004. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  2. ^ a b c d LCDB Data for (42301), su minorplanet.info, Asteroid Lightcurve Database (LCDB). URL consultato il 1º febbraio 2018.
  3. ^ a b c Michael E. Brown, How many dwarf planets are there in the outer solar system? (updates daily), su web.gps.caltech.edu, California Institute of Technology. URL consultato il 31 agosto 2016.
  4. ^ a b Johnston, Wm. Robert, List of Known Trans-Neptunian Objects, in Johnston's Archive, 30 dicembre 2017. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  5. ^ AstDyS (42301) 2001UR163 Ephemerides, su newton.spacedys.com, Department of Mathematics, University of Pisa, Italy. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  6. ^ Scott S. Sheppard e David C. Jewitt, Hawaii Kuiper Belt Variability Project: An Update, in Earth, n. 1, giugno 2003, pp. 207-219, Bibcode:2003EM&P...92..207S, DOI:10.1023/B:MOON.0000031943.12968.46. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  7. ^ N. Peixinho, A. Delsanti, A. Guilbert-Lepoutre, R. Gafeira e P. Lacerda, The bimodal colors of Centaurs and small Kuiper belt objects (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 546, ottobre 2012, p. 12, Bibcode:2012A&A...546A..86P, DOI:10.1051/0004-6361/201219057, arXiv:1206.3153. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  8. ^ JPL Small-Body Database Browser: 42301 (2001 UR163), su ssd.jpl.nasa.gov, Jet Propulsion Laboratory. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  9. ^ P. Santos-Sanz, J.L. Ortiz, L. Barrera e H. Boehnhardt, New BVRI photometry results on Kuiper Belt Objects from the ESO VLT (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 494, n. 2, febbraio 2009, pp. 693-706, Bibcode:2009A&A...494..693S, DOI:10.1051/0004-6361:20078301, arXiv:0812.4525. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  10. ^ D. Perna, M.A. Barucci, S. Fornasier, F.E. DeMeo, A. Alvarez-Candal, F. Merlin, E. Dotto, A. Doressoundiram e C. de Bergh, Colors and taxonomy of Centaurs and trans-Neptunian objects (PDF), in Astronomy and Astrophysics, vol. 510, febbraio 2010, Bibcode:2010A&A...510A..53P, DOI:10.1051/0004-6361/200913654, arXiv:0912.2621. URL consultato il 1º febbraio 2018.
  11. ^ Astronomer Mike Brown, su web.gps.caltech.edu. URL consultato il 19 febbraio 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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