Coordinate: 41°06′49″N 16°29′09″E

Utente:Cunhal94/Palazzo Jatta

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Cunhal94/Palazzo Jatta
Ubicazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
IndirizzoPiazza G. Bovio, 35
70037 - Ruvo di Puglia (BA)
Caratteristiche
Tipomuseo archeologico
Sito web

Il Museo Archeologico Nazionale di Ruvo di Puglia è un museo archeologico con sede presso il Palazzo Jatta di Ruvo di Puglia, in provincia di Bari.

I reperti conservati nel museo furono raccolti dall'archeologo Giovanni Jatta nei primi anni dell'Ottocento. Successivamente venne arricchita dall'omonimo nipote, e venne ceduta allo Stato nel Novecento. Il museo, costituito da quattro sale contenenti quasi esclusivamente materiale ceramico della Magna Grecia, è ospitato nel piano terra dell’ottocentesco Palazzo Jatta e raccoglie materiale proveniente dalla vasta e ricca necropoli peucetica di Ruvo di Puglia, vittima, nei secoli scorsi, di scavi abusivi che hanno distribuito oggetti in tutto il mondo.

Storia della collezione

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La collezione Jatta andò formandosi dal 1820 al 1842, quando stava per essere ceduta al re di Napoli per volere dello stesso Giovanni; ma la signora Giulia Viesti, moglie di Giulio, fece annullare la volontà del cognato e diede una sede al museo a Ruvo di Puglia. Fu costruito fuori città un vero e proprio palazzo, progettato dall'architetto di Bitonto Luigi Castellucci, con lo scopo di accogliere le due parti della collezione fino ad allora divise tra l'antica casa della famiglia qui a Ruvo, e la residenza napoletana di Giovanni Jatta.

Ideato come una vera e propria casa-museo, il Palazzo Jatta è destinato ad accogliere al piano terra oltre al già citato museo, gli uffici, i locali agricoli, un tempo rimesse per cavalli e carozze, mentre al primo piano (al quale si accede attraverso una scalinata) l'appartamento privato per la residenza familiare. Erede delle fortune e della raccolta di vasi fu l'amato nipote Giovannino, figlio di Giulio e di Giulia Viesti. Seguendo gli insegnamenti direttamente impartiti dallo zio, Giovannino dedicò gran parte dei suoi studi alla sistemazione e la catalogazione dei vasi all'interno del museo, terminati poi con la pubblicazione di un voluminoso catalogo ancora oggi non sostituito.

Nel Museo i vasi sono sistemati secondo un criterio estetico seguendo il gusto dell'epoca. Infatti, quelli più grandi, ritenuti più belli e più importanti, sono collocati sopra eleganti colonne di legno nelle ultime sale, mentre gli altri trovano posto nelle vetrine delle prime stanze. Il Museo Jatta è l'unico museo in Italia che conserva ancora oggi la disposizione originaria voluta dal suo fondatore nell'Ottocento.[senza fonte] Nel 1991 lo Stato ha provveduto ad acquistarlo inaugurandone l'apertura al pubblico nel 1993. Il museo è una raccolta di vasi in terracotta - fatta eccezione per quelli conservati nell'ultima sala - datati dal VII secolo al IV secolo a.C. Non tutti i vasi esposti sono originari di Ruvo: molti provengono da Canosa e Taranto altri invece direttamente dalla Grecia.

Si accede al museo attraversando l'atrio scoperto in direzione dell'antico giardino, per varcare ancora a sinistra l'antico portone di legno del vero e proprio museo, che occupa quattro stanze del piano terra.

È stata definita delle semplici "terrecotte", poiché i vasi raccolti sono i meno belli. Le decorazioni presenti sono prevalentemente geometriche. Sotto la finestra vi è la ricomposizione di una tomba in tufo con all'interno dei reperti senza vernice. Al centro della stanza è sistemato un grande contenitore chiamato dolio, di forma sferica, un tempo usato per la conservazione dei liquidi (olio e vino), che veniva completamente interrato al di fuori della casa. All'interno delle vetrine basse ci sono alcuni piatti, bicchieri, coppe, bruciaprofumi, statuette femminili, lucerne. Curiosi sono i tintinnabula, animaletti in ceramica contenenti un sassolino per i giochi dei più piccoli.

Nella seconda stanza, che è la più grande del museo, sono esposti circa settecento vasi, alcuni sono stati prodotti in Grecia, altri di produzione locale. Si nota subito la diversità rispetto alla prima sala: al posto dei punti, delle linee, dei rombi e dei cerchi ci sono figure umane, vari personaggi. I vasi qui presenti sono stati prodotti con la tecnica delle figure rosse: le immagini presenti sono rosse, mentre il fondo dei vasi è nero. Lungo le pareti di questa stanza trovano posto numerosissimi oggetti, quali piatti e anfore, ma soprattutto piccoli contenitori per contenere oli, unguenti e profumi.

La terza sala - meno ampia - è occupata al centro dal busto marmoreo di Giovanni Jatta al quale si deve la sistemazione e l'incremento della raccolta. Questa stanza è famosa per la presenza di bicchieri particolari, chiamati rhyta). Questi bicchieri sono a forma di testa umana o animale; sono molto particolari, poiché possiedono una base di appoggio orizzontale: una volta versato il vino doveva essere utilizzato del tutto. Inoltre questo tipo di calice veniva utilizzato per festeggiare le vittorie delle guerre.

L'ultima stanza del museo, raccoglie insieme al busto di Giovanni Jatta padre, iniziatore della raccolta, i vasi più preziosi, più belli e famosi. Il vaso più importante è quello di Talos. Sul vaso il gigante è rappresentato morente tra le braccia di due personaggi a cavallo chiamati Castore e Polluce. Nella stanza ci sono inoltre tanti oggetti di metallo (soprattutto in bronzo) come bottoni, manici, pezzi di armatura (provenienti dalle Murge), vasi a figure nere e gioielli in pasta vitrea (vetro frantumato ed impastato).

In passato vi era anche una quinta sala, contenente un gran numero di monete, poi derubate agli inizi del 1900.

  • (italiano) Francesco Di Palo, Museo Archeologico Jatta, Ruvo di Puglia, Azienda Grafica Fiorino, 1993. Lingua sconosciuta: italiano (aiuto)