Stanislav Evgrafovič Petrov

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Stanislav Petrov)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Stanislav Evgrafovič Petrov
Petrov nel 2016
NascitaVladivostok, 7 settembre 1939
MorteFrjazino, 19 maggio 2017
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Unione Sovietica Unione Sovietica
Forza armataVojska PVO
Anni di servizio1972 - 1984
GradoTenente colonnello
GuerreGuerra fredda
voci di militari presenti su Wikipedia

Stanisláv Evgráfovič Petróv (in russo Станисла́в Евгра́фович Петро́в?; Vladivostok, 7 settembre 1939Frjazino, 19 maggio 2017[1][2]) è stato un militare sovietico, tenente colonnello dell'Armata Sovietica durante la guerra fredda.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Petrov nacque il 7 settembre 1939 vicino a Vladivostok. Suo padre, Evgraf, pilotava aerei da caccia durante la seconda guerra mondiale. Sua madre era un'infermiera.[1] Petrov si iscrisse all'Accademia Militare di Ingegneria Aeronautica di Kiev della Aeronautica militare sovietica, e dopo il diploma nel 1972 fu assegnato alla Vojska PVO, la difesa antiaerea.[3]

Nei primi anni settanta venne assegnato all'organizzazione che sovrintendeva al nuovo sistema di allarme precoce che doveva rilevare i lanci di missili balistici da parte dei paesi NATO.[1][4] Il 26 settembre 1983 identificò un falso allarme missilistico - prendendo difficili decisioni al limite delle sue prerogative e dei regolamenti preposti - evitando così il più che probabile scoppio di un conflitto nucleare mondiale.[5][6]

Morì all'età di 77 anni il 19 maggio 2017 a causa di una polmonite. La notizia del suo decesso fu resa pubblica soltanto quattro mesi dopo.

Vita privata[modifica | modifica wikitesto]

Petrov era sposato con Raisa ed ebbe due figli, Dmitrij ed Elena. Sua moglie morì di cancro nel 1997.[1]

L'incidente del 26 settembre 1983[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Incidente dell'equinozio d'autunno.

Intorno alla mezzanotte del 26 settembre 1983 il tenente colonnello Petrov, di stanza alla base militare sovietica Serpukhov-15 ove vengono analizzati i segnali dei satelliti Oko adibititi alla localizzazione di missili nemici, rileva 5 missili intercontinentali con testate atomiche diretti verso l'URSS. Analizzando l'evento rilevato, contravvenendo ai protocolli non comunicò la segnalazione ai superiori - evitando una rappresaglia sovietica - ritenendo che, ove mai gli Stati Uniti d'America avessero voluto attaccare l'URSS non avrebbero usato solo 5 testate.

Soltanto dopo si scoprì che l'allerta era scattata a causa dei riflessi del Sole sui satelliti sovietici, i quali avevano codificato quei bagliori come lanci missilistici.

La vicenda divenne nota soltanto nel 1988 quando un generale russo definì Petrov come "l’uomo che aveva salvato l’umanità"[7].

Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]

Ordine del Servizio alla Patria nelle Forze Armate di III Classe - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia commemorativa per il giubileo dei 100 anni dalla nascita di Vladimir Il'ich Lenin al valor militare - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia per servizio impeccabile di III Classe - nastrino per uniforme ordinaria
Medaglia per il giubileo dei 50 anni delle forze armate dell'Unione Sovietica - nastrino per uniforme ordinaria

Riconoscimenti[modifica | modifica wikitesto]

Cerimonia di consegna del Dresden-Preis presso il Teatro dell'Opera di Dresda

Nei media[modifica | modifica wikitesto]

Le vicende dell'incidente che lo ha visto protagonista sono state trasposte in due docufilm: The red button[12] (2011) e The Man Who Saved the World[13] (2014).

Il 18 aprile 2017 viene pubblicato un libro, L'uomo che fermò l'apocalisse, del conduttore televisivo italiano Roberto Giacobbo scritto con Valeria Botta, che tratta il fatto accaduto al militare sovietico[14].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d Sewell Chan, Stanislav Petrov, Soviet Officer Who Helped Avert Nuclear War, Is Dead at 77, in The New York Times, 18 settembre 2017. URL consultato il 20 maggio 2020.
  2. ^ Karl Schumacher, Necrologio (JPG), in Westdeutsche Allgemeine Zeitung-Oberhausen, 9 settembre 2017.
  3. ^ (RU) Смерть предотвратившего ядерную войну офицера Петрова подтвердили, su lenta.ru, 19 settembre 2017. URL consultato il 20 maggio 2020.
  4. ^ Ashitha Nagesh, Stanislav Petrov - the man who quietly saved the world - has died aged 77, Metro, 18 settembre 2017. URL consultato il 19 settembre 2017.
  5. ^ a b Salvo Toscano, Stanislav Petrov, l'eroe sconosciuto, su Parole Corsare. URL consultato il 20 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 29 maggio 2016).
  6. ^ Stanislav Petrov, il russo che salvò il mondo, su doxaliber.it, Doxaliber, 28 settembre 2006. URL consultato il 20 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 22 marzo 2016).
  7. ^ Edoardo De Amicis, LA STORIA CHE DIMENTICA: STANISLAV EVGRAFOVIC PETROV, su GIANO NEWS, 22 novembre 2023. URL consultato il 3 aprile 2024.
  8. ^ WELCOME TO THE ASSOCIATION OF WORLD CITIZENS, su worldcitizens.org:80, Association of World Citizens. URL consultato il 22 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 26 settembre 2010).
  9. ^ Anastasiya Lebedev, The Man Who Saved the World Finally Recognized, su worldcitizens.org, Association of World Citizens. URL consultato il 7 giugno 2007 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
  10. ^ FOREIGN AFFAIRS—NUCLEAR WEAPON SYSTEMS—COLONEL STANISLAV PETROV, su parlinfo.aph.gov.au, Parliament of Australia, 23 giugno 2004. URL consultato il 20 maggio 2020.
  11. ^ Stanislav Petrov Averts a Worldwide Nuclear War, su brightstarsound.com, Bright Star Sound. URL consultato il 20 maggio 2020.
  12. ^ The Red Button (Czerwony Guzik), su logtv.com, logtv. URL consultato il 20 maggio 2020.
  13. ^ (EN) The Man Who Saved the World, su IMDb, IMDb.com. URL consultato il 16 settembre 2017.
  14. ^ Roberto Giacobbo e Valeria Botta, L'uomo che fermò l'apocalisse, su railibri.rai.it, Edizioni Rai Eri, 2017, ISBN 88-397-1707-2. URL consultato il 16 maggio 2020 (archiviato dall'url originale il 20 gennaio 2022).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN1150083621314940205 · LCCN (ENnb2016023926 · GND (DE1046663151 · BNF (FRcb17038953r (data) · WorldCat Identities (ENlccn-nb2016023926