Stagonopleura

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Stagonopleura
Illustrazione raffigurante due diamanti guttati
(Stagonopleura guttata)
Classificazione scientifica
Dominio Eukaryota
Regno Animalia
Phylum Chordata
Classe Aves
Sottoclasse Neornithes
Superordine Neognathae
Ordine Passeriformes
Sottordine Oscines
Infraordine Passerida
Superfamiglia Passeroidea
Famiglia Estrildidae
Genere Stagonopleura
Reichenbach, 1850
specie

vedi testo

Stagonopleura Reichenbach, 1850 è un genere di uccelli passeriformi della famiglia degli Estrildidi[1].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

Si ritiene che questo genere rappresenti uno dei primi ad originarsi dopo la separazione che portò alla differenziazione degli estrildidi africani, asiatici ed australiani, e che pertanto le specie ad esso ascritte rappresentino le più basali della propria sottofamiglia di appartenenza[2][3], al quale appartengono a tutt'oggi, ma col rango di sottogenere.

Al genere vengono ascritte tre specie[1]:

In passato, tutte le specie ascritte a questo genere venivano classificate come appartenenti al genere Emblema, oggi monospecifico: il diamante codadifuoco ed il diamante orecchie rosse, inoltre, per un certo periodo sono state ascritte al genere Zonaeginthus Cabanis, 1851.

Il nome scientifico del genere deriva dall'unione delle parole greche σταγονα (stagona, "goccia") e πλευρα (plevra, "lato"), col significato di "dalle gocce sui lati", in riferimento alle macchie bianche presenti sui fianchi.

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Tutte le specie ascritte al genere sono diffuse in Australia sud-orientale e Tasmania, dove vivono nelle aree di boscaglia di eucalipto e casuarina con presenza di aree erbose aperte più o meno estese, adattandosi a vivere anche in aree coltivate e antropizzate, come ad esempio i giardini e i parchi periferici.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Dimensioni[modifica | modifica wikitesto]

Misurano circa 13–14 cm di lunghezza, dimensioni piuttosto contenute ma che nonostante ciò li rendono fra i rappresentanti più imponenti della propria famiglia.

Aspetto[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli dall'aspetto robusto, muniti di un forte becco conico di colore rosso, mentre la livrea vede generalmente dominare i toni del grigio dorsalmente con uno schiarimento nella zona ventrale che è bianca con presenza di nero, nel diamante guttato su petto e fianchi (questi ultimi punteggiati di bianco), mentre nelle altre due specie è zebrata. Dai lati del becco in tutte le specie è presente una banda nera che raggiunge gli occhi a formare una mascherina.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta di uccelli molto vivaci, che si riuniscono in stormi anche consistenti, che si spostano continuamente alla ricerca di cibo e acqua tenendosi in contatto con continui richiami cinguettanti, salvo poi fare ritorno a nidi appositamente costruiti fra gli alberi durante la notte.

Alimentazione[modifica | modifica wikitesto]

I diamanti del genere Stagonopleura hanno abitudini perlopiù granivore, nutrendosi di una grande varietà di piccoli semi, oltre che di frutti, bacche, germogli e piccoli insetti volanti, questi ultimi principalmente durante la stagione riproduttiva.

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo riproduttivo cade perlopiù durante la fase finale della stagione delle piogge: ambedue i sessi collaborano nella costruzione del nido (una struttura sferica di materiale fibroso di origine vegetale intrecciato e ubicato a poca distanza dal suolo), alla cova delle uova e alle cure parentali. I nidiacei tendono a rimanere nei pressi del nido anche dopo l'involo, che avviene attorno alla terza settimana di vita, salvo poi venire scacciati dai genitori, che generalmente si apprestano a portare avanti una nuova nidiata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Estrildidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 10 maggio 2014.
  2. ^ Arnaiz-Villena A., Ruiz-del-Valle V., Gomez-Prieto P., Reguera R., Parga-Lozano C., Serrano-Vela J.I., Estrildinae Finches (Aves, Passeriformes) from Africa, South Asia and Australia: a Molecular Phylogeographic Study (PDF), in The Open Ornithology Journal, n. 2, 2009, p. 29-36, DOI:10.2174/1874453200902010029. URL consultato il 12 luglio 2013 (archiviato dall'url originale il 26 gennaio 2020).
  3. ^ Sibley C. G., Monroe B. L., Distribution and Taxonomy of Birds of the World, Yale University Press, 1990.

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