Saxifraga exarata

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Saxifraga exarata
Saxifraga exarata
Stato di conservazione
Specie non valutata
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
Ordine Saxifragales
Famiglia Saxifragaceae
Genere Saxifraga
Specie S. exarata
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Superdivisione Spermatophyta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Rosidae
Ordine Rosales
Famiglia Saxifragaceae
Genere Saxifraga
Specie S. exarata
Nomenclatura binomiale
Saxifraga exarata
Vill., 1779
Sinonimi

Saxifraga muscoides
M.Bieb.

Saxifraga exarata (Vill., 1779) è una pianta appartenente alla famiglia delle Saxifragaceae, originaria di bacino del Mediterraneo e Medio Oriente[1]. Come le altre piante del genere Saxifraga, è perenne.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La S. exarata cresce a gruppi che formano dei cuscinetti, con infiorescenze formate da 4 a 8 fiori di color giallo fino al bianco o anche rosso chiaro. Il fusto è sottile e vischioso, può essere alto dai 3 ai 20 cm. Le foglie sono basali cuneate e presentano anteriormente da 3 a 7 solchi che formano dei segmenti ottusi[2].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

La S. exarata è una pianta alpina: si trova fra i 1800 m ed i 3500 m[2] sui rilievi montuosi dell'Europa centrale e del sud. La si trova quindi sulle Alpi, sui Pirenei, in Spagna fino a Gibilterra, sugli Appennini, in Albania e nei Balcani, nel Caucaso, Illiria e ad ovest fino in Armenia.[2][3]

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Saxifraga exarata Vill., su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 30 gennaio 2021.
  2. ^ a b c Paula Kohlhaupt, Piccola flora delle Alpi, Bolzano, Athesia, 1977, p. 42, ISBN 88-7014-077-6.
  3. ^ Saxifraga exarata, su The Euro+Med Plantbase, Botanic Garden and Botanical Museum Berlin-Dahlem, 2011. URL consultato il 26 novembre 2015.

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