Renato Volpini

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Renato Volpini (Napoli, 10 dicembre 1934Milano, 3 febbraio 2017) è stato un pittore, scultore e incisore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Di formazione urbinate, si diploma nel capoluogo marchigiano presso la Scuola del Libro. Dopo avere sostenuto il successivo biennio abilitante all’insegnamento, ed ottenuto nel 1957 il diploma di Magistero Artistico, nel 1958 si trasferisce a Milano, insegnando per due anni presso le scuole medie e la scuola d’arte del Castello Sforzesco, entrando in contatto con l’ambiente artistico milanese. Nel 1960 decide di abbandonare l’insegnamento per dedicarsi esclusivamente all’attività artistica[1], stabilendosi definitivamente a Milano.

Dopo un iniziale avvicinamento alla pittura informale Volpini, a partire dalla metà degli anni ’60 rivolge le sue attenzioni verso la Pop Art. Proprio gli anni Sessanta vedono il raggiungimento della sua prima maturità artistica, partecipe di quel clima – dominato dai protagonisti della Pop Art e dell’Immagine Critica – che negli stessi anni caratterizza il capoluogo lombardo. Nel 1962 è già presente alla Biennale di Venezia, alla Quadriennale Internazionale d’Arte di Roma nel 1956, 1960, 1964, prendendo parte anche a importanti collettive, sia a livello nazionale che internazionale, fra le quali, nel 1967, quella presso la Philadelphia Art Alliance con i colleghi Bonfanti, Capello, Nangeroni e Scanavino. Successivamente, superando l'ambito della Pop Art, Volpini apre una nuova fase artistica, contrassegnata dalla summa delle due esperienze stilistiche precedenti, in cui “l’oggetto torna da essere immagine mobile, si animalizza o umanizza, si espone come meccanismo allucinato e spesso ironico (…)”[2].

Fonda a Milano la stamperia d'arte "Multirevol", attiva dal 1969 al 1985[3], diventando ben presto un punto di riferimento in Italia per le riproduzioni a tiratura limitata di opere di artisti ed Istituzioni in Italia, a Parigi e nei Paesi Bassi[4].

È a partire da queste esperienze che egli, sulla soglia del nuovo millennio, dopo un lungo periodo di silenzio artistico, torna a creare, utilizzando ed interagendo con le più moderne tecniche di riproduzione dell'era digitale, affrontando anche l’aspetto visuale e concettuale dell’opera in rapporto alla sua riproducibilità (si veda la collettiva “Originale multiplo” assieme a Lucio Del Pezzo e Mimmo Rotella tenutasi nella Galleria Manzoni a Milano nel 1996). Punta di diamante di questa ricerca sono quelli che lui denomina “opere ODM” (“Originali Digitali Mediali”), in cui egli, secondo una definizione di Gillo Dorfles, “utilizza le straordinarie possibilità compositive, cromatiche e trascrittive del computer e del plotter per metamorfosare i suoi lavori, recentissimi o recuperati dal passato”[5].

Oltre alle numerose mostre personali e collettive presso gallerie d’arte italiane ed estere, sono state organizzate sue mostre antologiche presso il Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1990, il Palazzo Ducale di Urbino nel 2002 e le sale della Fondazione Mudima a Milano nel 2002 e 2007.

È sepolto al cimitero di Lambrate[6].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Quaranta opere grafiche, 1971, Circolo Italsider, 1971.
  2. ^ Biography, su Renato Volpini.
  3. ^ Gastone Mosci, Egidio Mengacci: il dialogo con la cultura della città, su fanocitta.it. URL consultato il 7 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2018).
  4. ^ Gastone Mosci, Fulvio Paci, l'arte comunica la vita, su fanocitta.it. URL consultato il 7 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale l'8 gennaio 2018).
  5. ^ Gillo Dorfles, Renato Volpini. Anni ’60 e oltre, Milano, Il Gatto e la Volpe, 2007.
  6. ^ Comune di Milano, app di ricerca defunti "Not 2 4get".

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Gillo Dorfles, Ultime tendenze nell’arte d’Oggi, Feltrinelli, Milano, 1961, p.112.
  • Guido Ballo, La linea dell’arte italiana dal simbolismo alle opere moltiplicate, Edizioni mediterranee, Roma, 1964, p. 342.
  • Guido Ballo, in “Le Arti”, numero speciale, XXXIII Biennale di Venezia, 1966, pp. 76-77.
  • Daniela Palazzoni, Italian commentary, in "Studio International. Journal of Modern Art", Giugno 1968, pp. 323-325.
  • Forma Luce, n. 24/25, settembre-dicembre 1971, pp. 40-41.
  • Giorgio Di Genova, Le Realtà del Fantastico, Editori Riuniti, Milano, 1975, pp. 31-63-66-92-130.
  • Luca M. Venturi, Macchine Inutili di Volpini, in "Gala", febbraio 1975, pp. 62-63.
  • Gillo Dorfles, Arte concettuale o arte povera?, in "Il divenire della critica", Einaudi, Torino, 1976, p.190.
  • Mirella Bandini - Rosanna Maggio Serra (a cura di), Arte Italiana degli anni Settanta nelle collezioni della Galleria Civica d’Arte Moderna, cat. mostra, Fabbri, Torino, 1986, p. 455.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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