Quercus pontica

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Quercia dell'Armenia
Stato di conservazione
In pericolo[1]
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi I
Ordine Fagales
Famiglia Fagaceae
Sottofamiglia Quercoideae
Genere Quercus
Specie Q. pontica
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Sottoregno Tracheobionta
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Sottoclasse Hamamelidae
Ordine Fagales
Famiglia Fagaceae
Genere Quercus
Sottogenere Quercus
Specie Q. pontica
Nomenclatura binomiale
Quercus pontica
K.Koch

La quercia dell'Armenia (Quercus pontica K.Koch) è un albero della famiglia delle Fagacee.[2] L'epiteto specifico (pontica) deriva dall'antica regione del Ponto, con cui i Romani definivano la zona dell'attuale Turchia affacciata sul mar Nero. La specie venne descritta nel 1849 dal tedesco Karl Heinrich Koch.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Foglie di Quercus pontica.

La quercia dell'Armenia è un piccolo albero deciduo, a crescita lenta, che può raggiungere a maturità altezze di 8-10 metri. La chioma ha forma arrotondata, la corteccia è liscia negli esemplari giovani ma piuttosto rugosa e fessurata negli esemplari più anziani.

Ha foglie piuttosto grandi, lunghe fino a 20 centimetri e larghe da 6 a 10 cm, di forma ovale o ovoidale, con margini dentati, che assumono tonalità giallo/bruna in autunno prima della caduta. I fiori sono amenti giallastri lunghi fino a 20 cm, che appaiono in primavera; le ghiande sono lunghe fino a 4 centimetri e vengono prodotte in gruppi da 2 a 5.

Il suo areale si estende nel Caucaso e nelle zone montuose della Turchia nordorientale, intorno al mar Nero; in queste zone cresce di preferenza sui terreni umidi.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Strijk, J.S. & Carrero, C. 2020, Quercus pontica, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) Quercus pontica K.Koch, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 19 gennaio 2021.

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