Pittore della Fonderia

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La coppa F2294 dell'Altes Museum da cui il pittore prende il nome

Pittore della Fonderia (... – ...; fl. V secolo a.C.) è il nome convenzionale assegnato ad un ceramografo attico che lavorava usando la tecnica della ceramica a figure rosse; il nome utilizzato fa riferimento alla sua opera più famosa, la coppa F2294, conservata presso l'Altes Museum in Berlino..


Attività[modifica | modifica wikitesto]

Con diversi altri ceramografi, come il Pittore di Briseide o il Pittore della Dokimasia, lavorò nella bottega di uno dei principali ceramografi attici, il Pittore di Brygos[1] e in qualche punto della sua vita collaborò con Onesimo[2].

Gli sono attribuiti oltre cinquanta lavori, quasi tutti provenienti dall'Etruria, eccetto per un paio ritrovati ad Atene[1]. Nel suo repertorio rappresenta spesso la vita quotidiana, in particolare di atleti e di soldati, ed è specialmente importante per la rappresentazione delle tecniche degli artigiani. Per un esempio un suo vaso, ora esposto al Museo dell'olivo e dell'olio a Torgiano, ritrae uno scultore al lavoro osservato dalla dea Atena[3].

La coppa della fonderia[modifica | modifica wikitesto]

Il suo lavoro più famoso è la kylix esposta all'Altes Museum in Berlino, in precedenza parte della collezione Antikensammlung Berlin. Il suo esterno illustra le fasi principali dell'esecuzione di una grande statua in bronzo e mostra il procedimento a cera perduta, allora in uso per la fusione delle statue[1]. Questa coppa è una delle poche fonti sulle tecniche antiche di lavorazione del metallo. L'interno presenta il dio Efesto seduto mentre rifinisce con il martello l'elmo di Achille. La nereide Teti, madre dell'Eroe, esamina lo scudo e la lancia. Teti, che aveva raccolto Efesto precipitato appena nato dalla madre Era nell'Oceano per via della sua bruttezza, chiede al dio di preparare delle armi che possano proteggere suo figlio Achille dalla morte profetizzata da Calcante.

Galleria d'immagini[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c De Azevedo 1960.
  2. ^ (EN) Foundry Painter, su The J. Paul Getty Museum. URL consultato il 22 marzo 2018.
  3. ^ Concetta Masseria, L'aristeia del Banausos: l'athlon di uno scudo per Atena, Napoli, Loffredo Editore, 2001.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • M. Cagiano De Azevedo, FONDERIA, Pittore della, in Enciclopedia dell'arte antica, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1960.
  • (EN) John D. Beazley, Attic Red-Figure Vase-Painters, Oxford, Clarendon Press, 1963.
  • (DE) John Boardman, Rotfigurige Vasen aus Athen. Die archaische Zeit, collana Kulturgeschichte der Antiken Welt, vol. 4, 4ª ed., Mainz, Philipp von Zabern, 1994, p. 151, ISBN 3-8053-0234-7.

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