Paolo Signorelli (politico)

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Paolo Signorelli (Roma, 14 marzo 1934Roma, 1º dicembre 2010) è stato un politico italiano.

Esponente ideologico dell'estrema destra, ha militato prima nel MSI e poi è stato uno dei massimi esponenti di Ordine Nuovo e del Fronte Sociale Nazionale, da cui si è successivamente allontanato. Nel direttivo del Centro studi Ordine Nuovo, di cui era presidente Pino Rauti, Signorelli rivestiva funzioni di coordinamento sul piano operativo.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Laureato in scienze politiche, è stato docente al liceo classico Gaetano De Sanctis di Roma. Ragazzino durante la seconda guerra mondiale, fu leader del FUAN-Caravella (gli universitari missini) a Roma. È stato tra i fondatori del Centro Studi Ordine Nuovo, uscendo dal Movimento Sociale Italiano nel 1957. Rientrato con Pino Rauti nel 1969, fu eletto nel comitato centrale del partito.

Nel 1976, espulso dal MSI, fu uno dei dirigenti del Movimento politico Lotta Popolare[1].

Ha collaborato con i periodici Anno Zero e Costruiamo l'azione, che nel 1978 divenne un movimento. È stato colonna portante del Fronte Sociale Nazionale e tra i fondatori del Laboratorio politico Forza Uomo di cui era presidente.

Ha scritto nel 1996 un libro dal titolo indicativo "Di professione imputato", nel quale sottolinea di essere diventato "disoccupato di Stato" a seguito delle vicende giudiziarie che lo hanno colpito. Ha diretto per anni la rivista Giustizia Giusta che ancora oggi dà voce alle "vittime" degli errori del sistema giudiziario italiano. Su di lui, il giornalista Giuliano Compagno ha pubblicato un libro, dal titolo, appunto, Paolo Signorelli.

È scomparso nel 2010 all'età di 76 anni.

Il fratello maggiore, Ferdinando Signorelli, fu senatore del MSI e di AN dal 1984 al 1996 [2].

Procedimenti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Venne accusato di essere il mandante di alcuni omicidi, tra cui quelli dei magistrati Vittorio Occorsio e Mario Amato, nonché della strage di Bologna, per cui venne successivamente assolto. Venne invece condannato per associazione sovversiva e banda armata. Amnesty International nel rapporto annuale 1986 denunciò le pessime condizioni carcerarie di Signorelli[3]

Elenco provvedimenti[modifica | modifica wikitesto]

  • 12 novembre 1980: ordine di arresto della Procura di Bologna per concorso nell'omicidio del giudice Mario Amato.
  • 24 ottobre 1981: ordine di arresto della procura di Firenze per concorso nell'omicidio del giudice Vittorio Occorsio.
  • 5 aprile 1984: condannato dalla Corte d'assise di Bologna quale mandante dell'omicidio Amato.
  • 22 marzo 1985: condannato dalla Corte d'assise di Firenze quale mandante dell'omicidio Occorsio.
  • 6 febbraio 1986 Assolto dalla Corte d'assise d'appello di Bologna per l'omicidio Amato.
  • 14 giugno 1986: Rinviato a giudizio per la Strage di Bologna il con l'imputazione di associazione sovversiva finalizzata all'eversione dell'ordine democratico.
  • 16 ottobre 1987: la corte d'assise d'appello di Firenze conferma la condanna all'ergastolo per l'omicidio Occorsio.
  • 16 dicembre 1987: La Corte di Cassazione annulla l'assoluzione per l'omicidio Amato e rinvia per un nuovo giudizio
  • 2 luglio 1988: la corte d'appello di Bologna lo condanna all'ergastolo per l'omicidio Amato.
  • 11 luglio 1988: Processo di primo grado: la Corte di Assise di Bologna, condanna Signorelli a 12 anni per il reato di banda armata e lo assolve per la strage.
  • 28 febbraio 1989: La Cassazione annulla l'ergastolo per l'omicidio Amato e rinvia per un nuovo giudizio.
  • 15 gennaio 1990: assolto dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze per l'omicidio Amato e la sentenza passa in giudicato.
  • 7 marzo 1990: assolto dalla Corte d'assise d'appello di Bologna per l'omicidio Occorsio.
  • Processo di secondo grado: la Corte di Assise di Appello di Bologna, con sentenza del 18 luglio 1990, lo assolve, per non aver commesso il fatto. La sentenza, per quanto riguarda la sua posizione, è passata in giudicato
  • 10 maggio 1991: La Cassazione annulla l'assoluzione per l'omicidio Occorsio e rinvia per un nuovo giudizio
  • 1º dicembre 1993: assolto dalla Corte d'assise d'appello di Bologna per l'omicidio Occorsio. La sentenza è passata in giudicato.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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