Neptunus (1813)

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Neptunus
Descrizione generale
Tipovascello a due ponti
ClasseClasse Trekh Sviatitelei
CantiereCantiere navale di San Pietroburgo
Impostazione22 dicembre 1811
Varo6 giugno 1813
Entrata in servizio1813
Radiazione1820
Destino finalevenduto per demolizione
Caratteristiche generali
Dislocamento2.897 t bm
Lunghezza55,7 m
Larghezza14,8 m
Pescaggio6,8 m
PropulsioneVela
Equipaggio610
Armamento
ArmamentoArtiglieria:

Alla costruzione

  • 28 cannoni da 36 libbre
  • 30 cannoni da 24 libbre
  • 18 cannoni da 8 libbre

Totale: 74

Note
dati tratti da Todoavante[1]
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Il Neptunus (in lingua russa: Трёх Святителей) fu un vascello di linea russo da 74 cannoni che prestò servizio nella marina imperiale russa tra il 1811 e il 1818, e poi, ribattezzato Fernando VII, nella Armada Española tra il 1818 e il 1820.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il vascello da 74 cannoni Neptunus (in lingua russa Нептунус), appartenente alla Classe Trekh Sviatitelei, venne costruito presso il cantiere navale di San Pietroburgo sotto la direzione del costruttore Ilya Stepanovich Razumov.[2] La nave, costruita in legno di quercia, del dislocamento di 2.897 tonnellate, fu impostata il 22 dicembre 1811, e venne varata il 6 giugno 1813.[2] L'armamento si componeva su 28 cannoni da 36 lb, 30 da 24 lb, e 18 da 8 lb.[2] Nel 1814 effettuò una crociera nel Mare Baltico.[2] Nell'agosto 1814 trasportò truppe da Lubecca a Kronshtadt in forza alla squadra del viceammiraglio Robert Crown.[2]

Nel 1817 Antonio Ugarte y Larrazábal, figura di spicco presso la corte di re Ferdinando VII, suggerì al re di acquistare una squadra navale dall'Impero russo con il denaro, 400.000 sterline, che la Gran Bretagna si impegnava a versare alla Spagna per l'abolizione della tratta degli schiavi.[3] Ferdinando VII scrisse personalmente allo Zar Alessandro I, e ben presto fu trovato l'accordo. Il fine ultimo della Spagna era di rafforzare l'Armada, uscita malconcia dalle guerre napoleoniche, per trasportare un potente esercito di 30.000 uomini al Rio de La Plata, con cui far cessare definitivamente i movimenti indipendentisti nel Sud America.[3] L'atto di vendita fu firmato l'11 agosto 1817 dal Segretario di stato alla guerra Francisco de Eguía e l'ambasciatore russo alla corte di Madrid Dmitrij Pavlovič Tatishchev, e riguardava otto navi, 5 vascelli da 74 e 3 fregate da 40 cannoni, cedute al prezzo di 13.600.000 rubli (68.000.000 di reales).[3]

La squadra navale, al comando del contrammiraglio Otto Berend von Möller che alzava la sua insegna sul Trekh Sviatitelei, composta da cinque vascelli e una fregata, salpò da Reval il 26 settembre, incontrandosi con le altre due fregate a Kronshtadt il 30 settembre 1817.[1] Vicino all'isola di Oldenshom le navi incontrarono forti venti da ovest che causarono gravi danni alla nave ammiraglia.[1] Le navi rientrarono a Reval il 10 ottobre per salpare nuovamente il giorno 16, ma nuove tempeste e forti venti costrinsero Möller a riparare a Goteborg, partendo definitivamente per la Spagna il 4 dicembre.[1] La navigazione nel periodo invernale inflisse ulteriori danni alle navi, tanto che dapprima si fermarono a Spithead, e poi a Portsmouth il 21 dicembre.[1] Terminate le riparazioni le navi presero nuovamente il mare il 5 febbraio, ma la Trekh Sviatitelei iniziò ad imbarcare acqua a una velocità di quattro-cinque pollici l'ora.[1] Le navi arrivarono a Cadice il 21 febbraio 1818, e vennero consegnate alla Armada il 27 febbraio.[1]

A Cadice, rinominato Fernando VII, ne divenne comandante il capitano di vascello Francisco Pérez de Grandallana, e il vascello fu ispezionato presso l'arsenale de la Carraca e dichiarato abile al servizio.[1] Nel 1819 effettuò un viaggio di prova nel Mediterraneo, al termine del quale, rientrato a Cadice, fu assegnato alla squadra navale del tenente generale Francisco Mourelle de la Rua che doveva salare per Rio de La Plata al fine di trasportare un corpo di spedizione al fine di reprimere i moti indipendentisti. Lo scoppio di una epidemia di febbre gialla impedì la partenza della nave, che non ne fu interessata grazie alle misure preventive messe in atto dal capitano de Grandallana.

La nave rimase immobilizzata a Cadice sino al 1820 senza mai venire utilizzata venendo poi inviata presso l'Arsenale de La Carraca per esservi demolita, cosa che accadde nel 1823.[1] In quell'anno lo Alejandro I, il Fernando VII, lo España, e il Numancia, tutte unità ex russe, vennero vendute al commerciante don Antonio García de la Vega per la cifra di 285.000 reales de vellón.[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

Annotazioni[modifica | modifica wikitesto]


Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i j Todoavante.
  2. ^ a b c d e Sozaev, Tredea 2010, p. 194.
  3. ^ a b c Todoavante.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (ES) Alejandro del Cantillo, Tratado, Convenjo y Declaraciones de Paz y Comercio desde el año de 1700 hasta el día, Madrid, Imprenta Alegria y Chalaín, 1843.
  • (ES) Luis M. Delgado Bañón, El navío Alejandro I : la escuadra del Zar, Barnsley, Editorial Noray, S.A., 2011.
  • (ES) Cesáreo Fernández Duro, Naufragios de Armada Española, Madrid, Est. Tipográfico de Estrada, Diaz y Lopez, 1867.
  • (ES) Manuel Marliani, Combate de Trafalgar. Vindicacion de la Armada española contra las aserciones vertidas por Mr Thiers en su Historia del Consulado y el Imperio, Madrid, Imprenta y Librería de Matute, 1856.
  • (ES) Nikolay Mitiuckov e Alejandro Anca Alamillo, La escuadra rusa acquirida por Fernando VII en 1817, Pontevedra, Damaré Ediciones, 2009.
  • (EN) Eduard Sozaev e John Tredrea, Russian Warships in the Age of Sail 1696-1860: Design, Construction, Careers and Fates, Barnsley, Seaforth Publishing, 2010, p. 191, ISBN 978-1-84832-058-1.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]