La Repubblica (Zenone)

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La Repubblica
Titolo originaleΠολιτεία
Politeìa
AutoreZenone di Cizio
1ª ed. originaleIII secolo a.C.
Lingua originalegreco antico

La Repubblica è un testo perduto del filosofo stoico greco antico Zenone di Cizio[1].

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Critica, già nel titolo, nei confronti dell'omonimo testo platonico[2], Zenone in essa proponeva, sotto forma di liberi consigli e non di legislazioni autoritarie, il cosmopolitismo (derivata dalla scuola cinica), una legge di natura contrapposta ai sistemi politici gerarchici e "comunistici" di Platone, l'iconoclastia contro statue e templi[3], la mancanza di tribunali, ed anche la chiusura dei ginnasi[4], quest'ultima necessaria perché, a suo dire, la cultura era inutile per la formazione del buon cittadino[5].

L'eliminazione dei segni esteriori di divisioni e appartenenze tra gli uomini era un segnale che egli voleva diffondere un'etica universale, valida per tutti, greci e barbari (Zenone stesso era di origine fenicia): l'unica distinzione era tra uomini valenti e uomini inetti, praticanti o no la virtù[6], unico modo per una vera paideia sociale (ecco spiegata la proposta di abolire i ginnasi). Inoltre, Zenone enunciava molti concetti di fisica (ricavata da Eraclito) ed etica stoica, come il Logos e la necessità di accettare e uniformarsi alla legge dell'universo[7].

Da Filodemo possiamo intuire che il dibattito intorno alla Politeia fu lungo e aspro, criticando soprattutto le soluzioni più estremiste ed anarchiche, retaggio dell'insegnamento di Cratete e della lettura, probabilmente, della Repubblica di Diogene.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ I frammenti, per un totale di 31, si trovano nella raccolta di Hans von Arnim, Stoicorum vetera fragmenta, nel primo libro, dedicato appunto al fondatore della stoà e, più specificamente riferiti al testo, in N. Festa, I frammenti degli Stoici antichi, vol. I, Zenone, Bari, Laterza, 1932.
  2. ^ Come affermato da Plutarco, De Stoicorum repugnantiis, 1034F.
  3. ^ In quanto bisogna «possedere gli dei solo nella mente o piuttosto considerare come Dio la mente, poiché essa è immortale» (Fr. 26 Festa).
  4. ^ N. Festa, I frammenti degli Stoici antichi, vol. I, Zenone, Bari, Laterza, 1932, pp. 11-12.
  5. ^ Fr. 2 Festa = Diogene Laerzio, VII 32.
  6. ^ Fr. 3 Festa, in Stobeo, Ecloghe, II, 7 Wachsmuth.
  7. ^ Frr. 19-20 Festa.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • N. Festa, I frammenti degli Stoici antichi, vol. I, Zenone, Bari, Laterza, 1932.
  • Malcolm Schofield, The Stoic Idea of the City, Cambridge, Cambridge University Press, 1991.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN186073497 · LCCN (ENn2010077348 · GND (DE4747247-9 · J9U (ENHE987007345432105171
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