KIC 8462852

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KIC 8462852
Nella mappa la posizione di NGC 6866. KIC 8462852 si trova a nordest, tra NGC 6866 e ο¹ Cygni.
Scoperta2011
ClassificazioneStella di classe F V
Classe spettraleF: F3 V/IV
Distanza dal Sole1480 al
CostellazioneCigno
Coordinate
(all'epoca J2000.0)
Ascensione retta20h 06m 15,457s
Declinazione+44° 27′ 24,61″
Dati fisici
Raggio medio1,58 R
Massa
1,43 M
Periodo di rotazione21,11 ore
Velocità di rotazione84 km/s
Temperatura
superficiale
6750 K (media)
Luminosità
4,68[1] L
Indice di colore (B-V)r-i = 0,305
v-r = 0,349
b-v = 0,557
j-h = 0,212
j-k = 0,264
Metallicità0
Dati osservativi
Magnitudine app.+11,705
Nomenclature alternative
  • TYC 3162-665-1
  • 2MASS J20061546+4427248

Coordinate: Carta celeste 20h 06m 15.457s, +44° 27′ 24.61″

KIC 8462852 è una stella di sequenza principale di classe F situata nella costellazione del Cigno distante circa 454 parsec (1 480 anni luce) dalla Terra. È anche nota come stella di Tabby o Stella di Boyajian, in onore di Tabetha S. Boyajian, l'astronoma statunitense che effettuò i primi studi sulla stella.

Nel settembre 2015 numerosi astronomi hanno analizzato le insolite fluttuazioni nell'emissione luminosa di questa stella misurate dal telescopio spaziale Kepler[2][3], un sensore che registra le variazioni nella luminosità di stelle distanti per rilevare la presenza di esopianeti.

Le irregolari variazioni della luminosità della stella sono compatibili con una grande massa (o un insieme di molte piccole masse) orbitante attorno a una stella in "formazione compatta"[3]. Sono state proposte alcune ipotesi per spiegare l'insolito profilo di emissione della stella ma nessuna è universalmente accettata.[4]

Nell'ottobre 2015 Jason Wright ha avanzato l'ipotesi che l'insolita variazione di emissione di luce potesse essere associata a vita extraterrestre intelligente.[5]

Osservazione[modifica | modifica wikitesto]

KIC 8462852 è localizzata nella costellazione del Cigno, circa a metà tra Deneb (α Cyg, α Cygni, Alpha Cygni) e Rukh (δ Cyg, δ Cygni) facenti parte della cosiddetta Croce del Nord. KIC 8462852 si trova a sud di Omicron¹ Cygni (ο¹ Cygni, 31 Cygni) e a nordest dell'ammasso stellare NGC 6866. Anche se scostata di pochi minuti di arco dall'ammasso, non è in relazione con esso ed è più vicina al nostro Sole di quanto non sia all'ammasso. Con una magnitudine apparente pari a 11,7, la stella è invisibile a occhio nudo.

Dati di osservazione di Kepler[modifica | modifica wikitesto]

I dati di luminosità della stella rilevati dal telescopio spaziale Kepler mostrano sia piccoli cali non periodici della luminosità di scarsa intensità che avvengono con elevata frequenza, sia due importanti cali di luminosità che sembrano avvenire circa ogni 750 giorni. L'intensità assoluta e la varianza delle riduzioni di luminosità osservate lasciano gli scienziati sconcertati[4].

Le variazioni di luminosità della stella sono compatibili con una grande massa (o un insieme di molte piccole masse) che orbita attorno alla stella in "formazione compatta"[3].

Il primo calo ridusse la luminosità della stella fino al 15%, mentre il secondo la ridusse fino al 22%. In confronto, un pianeta della dimensione di Giove potrebbe oscurare dell'1% una stella di questa dimensione; questo indica che, qualunque oggetto intercetti la luce durante le riduzioni di luminosità, non si tratta di un pianeta ma di qualcosa che copre fino a metà del diametro della stella[4]. A causa dell'avaria di due delle ruote di reazione di Kepler, non è stato possibile registrare la riduzione di luminosità del ciclo di 750 giorni prevista verso aprile 2015[2][6].

Ipotesi sulla variabilità della luminosità[modifica | modifica wikitesto]

Sulla base della classe stellare e spettrale della stella, le variazioni di luminosità della stella non possono essere attribuite alla variabilità intrinseca[2]; pertanto si ipotizza che esista materiale in orbita attorno alla stella che ne occulta la luce. Nessuna delle ipotesi fatte spiega i dati osservati.

I ricercatori ritengono che la spiegazione più plausibile sia la presenza di una nube di comete disintegrate in orbita ellittica attorno alla stella[2][7]. In questo scenario, l'attrazione gravitazionale prodotta da una stella vicina fa sì che le comete di un'eventuale nube di Oort della stella si avvicinino alla medesima. Fra le prove a supporto di questa ipotesi è la presenza di una nana rossa distante da KIC 8462852 solo 885 unità astronomiche (132,4 terametri).

Tuttavia è stato messo in dubbio che le comete di una nube di Oort perturbata possano orbitare ellitticamente attorno alla stella in numero così elevato da produrre una riduzione del 22% della luminosità osservata[4].

Un'altra ipotesi presume che la stella abbia da poco catturato un campo di asteroidi[2].

Sono state effettuate anche rilevazioni con spettroscopia ad alta risoluzione e di distribuzione dell'energia spettrale e osservazioni di immagini[2]. Uno scenario di collisioni massicce creerebbe polvere calda che splenderebbe nelle lunghezze d'onda infrarosse, ma non si è osservato alcun eccesso di energia infrarossa, cosicché l'ipotesi è stata scartata[4]. Altri ricercatori ritengono che la spiegazione basata sul disco di detriti formato da frammenti planetari non sia verosimile, perché la probabilità con la quale Kepler potrebbe aver ripreso tale evento è estremamente bassa[2].

L'astronomo Jason Wright ha ipotizzato che gli oggetti che eclissano la stella possano appartenere ad una megastruttura realizzata da una civiltà aliena, come ad esempio una sfera di Dyson[3][5][7][8], una struttura ipotetica che una civiltà avanzata potrebbe costruire attorno a una stella per intercettarne parte della luce e coprire il proprio fabbisogno energetico[9]. Il SETI Institute ha iniziato il 19 ottobre 2015 a puntare le antenne paraboliche dell'Allen Telescope Array verso la stella per ricercare emissioni radio provenienti da vita extraterrestre intelligente[5], ma le prime due settimane di ricerche hanno dato esito negativo.[10]

Nel mese di ottobre del 2017, dopo lunghi studi, la NASA ha comunicato che le variazioni di luminosità dell'astro sono dovute ad un disco di polveri e altri materiali con una struttura molto irregolare e mobile.[11] La natura di tali variazioni è stata successivamente approfondita da osservazioni mirate utilizzando una rete di telescopi, ricerca[12] finanziata grazie ad una campagna di Kickstarter[13]. Le osservazioni effettuate mediante l'osservatorio di Las Cumbres hanno evidenziato un'attenuazione accentuata della luminosità a specifiche lunghezze d'onda, fenomeno associato tipicamente della presenza di polveri.[14]

In particolare è stata osservata una variazione, in diminuzione, della componente del colore blu che è lo stesso fenomeno che si osserva sulla terra quando la luce il Sole al tramonto si fa più tendente al rosso perché attraversa una maggior porzione di atmosfera e quindi di maggiori quantità di particelle di polveri.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Boyajian, T. S. e al. (Aprile 2016). Planet Hunters IX. KIC 8462852 – where's the flux. https://arxiv.org/abs/1509.03622
  2. ^ a b c d e f g Boyajian, T. S. LaCourse, D. M. Rappaport, S. A. Fabrycky, D. Fischer, D. A. Gandolfi, D. Kennedy, G. M. Korhonen, H. Liu, M. C. Moor, A. Olah, K. Vida, K. Wyatt, M. C. Best, W. M. J. Brewer, J. Ciesla, F. Csak, B. Deeg, H. J. Dupuy, T. J. Handler, G. Heng, K. Howell, S. B. Ishikawa, S. T. Kovacs, J. Kozakis, T. Kriskovics, L. Lehtinen, J. Lintott, C. Lynn, S. Nespral, D. Nikbakhsh, S. Schawinski, K. Schmitt, J. R. Smith, A. M. Szabo, Gy. Szabo, R. Viuho, J. Wang, J. Weiksnar, A. Bosch, M. Connors, J. L. Goodman, S. Green, G. Hoekstra, A. J. Jebson, T. Jek, K. J. Omohundro, M. R. Schwengeler, H. M. Szewczyk, A., Planet Hunters X. KIC 8462852 - Where's the Flux?, 11 settembre 2015, OCLC 1098092934.
  3. ^ a b c d Ross Andersen, The Most Mysterious Star in Our Galaxy, in The Atlantic, 13 ottobre 2015. URL consultato il 13 ottobre 2015.
  4. ^ a b c d e Phil Plait, Did Astronomers Find Evidence of an Alien Civilization? (Probably Not. But Still Cool.), in Slate, 14 ottobre 2015. URL consultato il 15 ottobre 2015.
  5. ^ a b c Lee Williams, Astronomers may have found giant alien 'megastructures' orbiting star near the Milky Way, in The Independent, 15 ottobre 2015. URL consultato il 15 ottobre 2015.
  6. ^ Jacob Aron, Citizen scientists catch cloud of comets orbiting distant star, in New Scientist, 18 settembre 2015. URL consultato il 15 ottobre 2015.
  7. ^ a b Sarah Fecht, Have We Detected Megastructures Built By Aliens Around A Distant Star? Or Just A Cloud Of Comets? Scientists Want To Investigate Further, in Popular Science, 13 ottobre 2015. URL consultato il 14 ottobre 2015.
  8. ^ Good night, sleep tight: Advanced alien civilisations rare or absent in the local Universe, su astron.nl, ASTRON, 15 settembre 2015. URL consultato il 15 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 19 ottobre 2015).
  9. ^ Morris Jones, Reconsidering macro-artefacts in SETI searches, in Acta Astronautica, vol. 116, novembre–December 2015, pp. 161–165, DOI:10.1016/j.actaastro.2015.07.011.
  10. ^ G.R. Harp, Jon Richards, Seth Shostak, J.C. Tarter, Douglas A. Vakoch e Chris Munson, Radio SETI Observations of the Anomalous Star KIC 8462852, in ArXiv, 5 novembre 2015, arXiv:1511.01606. URL consultato il 23 novembre 2015.
  11. ^ Tabby’s Star, da stella della Via Lattea a star dei social: la Nasa risolve il mistero delle "infrastrutture aliene", su ilfattoquotidiano.it, 8 ottobre 2017. URL consultato il 7 novembre 2017.
  12. ^ (EN) Tabetha S. Boyajian et al., The First Post-Kepler Brightness Dips of KIC 8462852, 2 gennaio 2018.
  13. ^ (EN) The most mysterious star in the Galaxy, su kickstarter.com. URL consultato il 3 gennaio 2018.
  14. ^ media.inaf.it (a cura di), Niente alieni sulla Stella di Tabby, su media.inaf.it, 3 gennaio 2018.

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