John Berendt

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John Berendt (Syracuse, 5 dicembre 1939) è uno scrittore e giornalista statunitense.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

John Berendt nacque e crebbe a Syracuse, prima di trasferirsi a Boston per studiare letteratura inglese all'Università di Harvard, dove contribuì anche all'Harvard Lampoon. Dopo la laurea nel 1961, Berendt si trasferì a New York per entrare nel mondo del giornalismo. Fu editore associato dell'Esquire dal 1961 al 1969, editore del New York dal 1977 al 1979 e colonnista dell'Esquire dal 1982 al 1994.[1]

Nel 1994 ottenne un grande successo con il suo romanzo Mezzanotte nel giardino del bene e del male, che rimase in testa alle classifiche dei best seller del New York Times per 216 settimane, un record imbattuto.[2] Il romanzo gli valse anche una candidatura al Premio Pulitzer per la saggistica. Il romanzo, basato su eventi di cronaca reali e l'indagine effettuata dallo stesso Berendt, è stato tradotto in ventitré lingue ed adattato nell'omonimo film di Clint Eastwood nel 1997, con Jude Law e Kevin Spacey.[3]

Il suo secondo romanzo, Dove cadono gli angeli. Venezia e altri misteri, è stato pubblicato dalla Penguin Books nel 2005. Il romanzo racconta le vite intrecciate di alcuni personaggi a Venezia immediatamente dopo l'incendio del teatro La Fenice.

Berendt è dichiaratamente omosessuale.[4][5]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) John Berendt | Penguin Random House, su PenguinRandomhouse.com. URL consultato il 17 febbraio 2020.
  2. ^ Midnight in the Garden of Good and Evil Reading Group Guide, su Knopf Doubleday. URL consultato il 17 febbraio 2020.
  3. ^ Julia Ramey, For the Chronicle, Author John Berendt tells the truth this time, su Houston Chronicle, 9 ottobre 2005. URL consultato il 17 febbraio 2020.
  4. ^ (EN) The Lady Chablis, sassy transgender figure in Savannah book, movie, dies at 59, in Washington Post. URL consultato il 17 febbraio 2020.
  5. ^ (EN) Kevin Sack, Yankee Who Captured Savannah Is Its Hero, in The New York Times, 27 aprile 1996. URL consultato il 17 febbraio 2020.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN99658961 · ISNI (EN0000 0001 2144 9788 · LCCN (ENn97120654 · GND (DE131820826 · BNF (FRcb12532163k (data) · J9U (ENHE987007297743705171 · CONOR.SI (SL98948451 · WorldCat Identities (ENlccn-n97120654