Jerry Brudos

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Jerry Brudos
SoprannomiThe Lust Killer
The Shoe Fetish Slayer
NascitaWebster, 31 gennaio 1939
MorteSalem, 28 marzo 2006
Vittime accertate4
Periodo omicidi26 gennaio 1968 – 22 aprile 1969
Luoghi colpitiOregon
Metodi uccisioneStrangolamento
Altri criminiStupro, sequestro di persona, atti di necrofilia e mutilazione
Arresto25 maggio 1969
ProvvedimentiErgastolo
Periodo detenzione25 maggio 1969 - 28 marzo 2006

Jerry Brudos, vero nome Jerome Henry Brudos (Webster, 31 gennaio 1939Salem, 28 marzo 2006), è stato un serial killer statunitense, noto anche come "Il killer feticista delle scarpe".

Commise quattro omicidi accertati di giovani donne nello Stato dell'Oregon tra il 1968 e il 1969.[1]

Primi anni[modifica | modifica wikitesto]

Jerry Brudos nacque a Webster, Dakota del Sud, il più giovane di due figli. Sua madre avrebbe voluto una figlia e fu molto delusa dal fatto di aver partorito un altro maschio.[2] Come conseguenza sottoponeva spesso il piccolo Jerry ad abusi sia fisici sia psicologici.[3] Brudos e famiglia cambiarono diverse case prima di trasferirsi a Salem, Oregon.

Fin dall'età di 5 anni, Brudos ebbe un forte feticismo per le scarpe da donna,[4] dopo aver trovato un paio di scarpe con il tacco a spillo in una discarica locale. Le portò a casa, dove furono sequestrate e bruciate dalla madre. In prima elementare, tentò anche di rubare le scarpe della maestra a scuola. A 16 anni, sviluppò una passione perversa per gli indumenti intimi femminili che spesso rubava dalle case dei vicini prendendoli mentre erano stesi sulle corde ad asciugare.[3] Trascorse l'adolescenza tra psicoterapeuti e ospedali psichiatrici.

Nel 1956 Brudos cominciò a pedinare ed aggredire donne della zona, tramortendole con un colpo alla testa o soffocandole fino all'incoscienza così da poter rubare loro le scarpe e poi fuggire.[5] A 17 anni, rapì e picchiò una ragazza, minacciandola con un coltello se non avesse soddisfatto le sue richieste sessuali.[1] Poco tempo dopo fu arrestato e rinchiuso nel reparto psichiatrico dell'Oregon State Hospital dove rimase per nove mesi. Fu in questo periodo che le sue fantasie sessuali si tramutarono in odio verso la madre autoritaria e forte misoginia verso tutte le donne in generale. Gli fu diagnosticata una forma di disturbo schizotipico di personalità. Nonostante fosse internato, Brudos riuscì a diplomarsi nel 1957, e poco tempo dopo divenne un tecnico elettronico.[6]

Nel 1961 Brudos, ancora vergine[7], sposò una ragazza di diciassette anni con la quale ebbe due figli, e si stabilì a Salem con la famiglia. Frequentemente chiedeva alla moglie di fare le faccende di casa completamente nuda eccezion fatta per un paio di scarpe con i tacchi a spillo, mentre lui la fotografava. In questo periodo iniziò a soffrire di forti emicranie e vuoti di memoria, che riusciva ad alleviare solamente rubando delle scarpe da donna o degli indumenti intimi. Brudos teneva le scarpe, mutandine e reggiseni, e (per qualche tempo) i corpi delle sue vittime in garage, dove la moglie non aveva accesso senza prima aver preannunciato la sua visita tramite un interfono che aveva installato lui stesso.[3]

Omicidi ed aggressioni[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 1968 e il 1969, Brudos rapì, violentò e strangolò quattro ragazze[8][9] e tentò di aggredirne altre due:[10]

  • Linda Slawson, 19 anni, venditrice porta a porta di enciclopedie che sfortunatamente bussò alla porta di casa Brudos nel gennaio 1968. Brudos la portò in cantina mentre la moglie e i figli erano in casa, la tramortì con un bastone, e poi la strangolò. Dopo averla uccisa la spogliò e le mise addosso indumenti intimi e scarpe che aveva rubato in giro, posizionando il cadavere in pose provocanti per fotografarlo. Infine, tagliò un piede alla ragazza con un seghetto a mano, per tenerlo in frigorifero e utilizzarlo come modello per la sua collezione di scarpe coi tacchi. Il resto del corpo lo gettò nel fiume Willamette.
  • Karen Sprinker, 18 anni, rapita dietro minaccia di una pistola da un parcheggio di un grande magazzino nel maggio 1968. Brudos era travestito da donna durante questa aggressione. Portò la ragazza nel suo garage, la costrinse a provare alcuni degli indumenti intimi della sua collezione, le fece delle fotografie e quindi la stuprò per poi strangolarla per mezzo di una carrucola. Brudos indugiò in atti di necrofilia con il cadavere e recise i seni per farne dei fermacarte di plastica. Infine, si sbarazzò del corpo buttandolo nel fiume Willamette.
  • Jan Susan Whitney, 23 anni, una motociclista rimasta ferma per strada tra Salem e Albany il 26 novembre 1968. Brudos le offrì un passaggio e la condusse a casa sua con la scusa di farle telefonare al carroattrezzi. Mentre era ancora in auto, la strangolò con un laccio di pelle e la violentò post mortem. Tenne il cadavere appeso alla carrucola in garage per vari giorni, durante i quali lo vestiva, fotografava, e ci faceva sesso. Questa volta, Brudos tagliò via uno dei seni della ragazza e fece uno stampo in resina dello stesso che usò come fermacarte. In seguito gettò il corpo nel fiume Willamette insieme al piede della Slawson, che ormai si era putrefatto.
  • Sharon Wood, 24 anni, tentativo di rapimento in un parcheggio sotterraneo a Portland il 21 aprile 1969.
  • Gloria Gene Smith, 15 anni, tentativo di rapimento il 22 aprile 1969.
  • Linda Salee, 22 anni, rapita dal parcheggio di un negozio il 23 aprile 1969. Brudos la portò nel suo garage dove la stuprò e strangolò, compiendo poi anche altri atti sessuali sul cadavere. Successivamente, legò al corpo un albero della trasmissione di un'auto con del nylon e buttò il cadavere nel fiume Willamette.

Solitamente, Brudos indossava tacchi a spillo durante i suoi crimini e si masturbava dopo aver commesso un omicidio.[5]

Indagine, cattura e condanna[modifica | modifica wikitesto]

Nel maggio 1969, un pescatore trovò i corpi della Salee e della Sprinker nel Long Tom River. La polizia chiese agli studenti di un campus universitario lì vicino se avessero visto qualche sospetto aggirarsi nei paraggi e una ragazza parlò loro di Brudos, che presentandosi come reduce del Vietnam, le aveva telefonato svariate volte per chiederle un appuntamento con insistenza. Interrogato, Brudos negò qualsiasi addebito. Perquisendo il suo garage, la polizia trovò del filo di rame che fu determinato essere stato tagliato con lo stesso strumento che aveva tagliato i cavi utilizzati per legare i corpi ritrovati, oltre a molte fotografie che ritraevano Brudos con le sue vittime, in posa con i loro corpi, vestite con frivoli indumenti intimi, come fossero bambole a grandezza naturale. Brudos fu arrestato e diede una piena confessione.

Il 28 giugno 1969, Jerome Brudos fu giudicato colpevole di tre imputazioni per omicidio di primo grado (relative alle uccisioni di Sprinker, Whitney e Salee) e fu condannato a tre ergastoli. Sebbene avesse confessato anche l'omicidio della Slawson, Brudos non fu né processato né condannato per esso perché non fece e conservò fotografie del corpo, a differenza degli altri casi, ma solo del suo piede. Il corpo della Whitney fu ritrovato un mese dopo la cattura di Brudos, a circa un miglio di distanza a valle da dove egli aveva detto di averlo gettato.[10]

In carcere, Brudos teneva in cella pile di cataloghi di scarpe da donna e dichiarava che per lui svolgevano la funzione di riviste pornografiche. Ricorse molte volte in appello, incluso uno in cui sostenne che una foto da lui scattata che lo ritrae insieme al cadavere di una sua vittima non poteva dimostrare la sua colpevolezza, perché quello nella foto non era il corpo di una donna per la quale era stato condannato per omicidio.[10]

Malattia e morte[modifica | modifica wikitesto]

Brudos morì in prigione il 28 marzo 2006 per le conseguenze di un cancro al fegato. All'epoca della sua morte, era il detenuto di più lunga permanenza nel penitenziario dello Stato dell'Oregon, con un totale di 37 anni passati in carcere (dal 1969 al 2006).[11]

Riferimenti nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Richard Whittington-Egan e Molly Whittington-Egan, The Murder Almanac, Castle Douglas, Scozia, Neil Wilson Publishing, 1992, pp. 31–32, ISBN 1-897784-04-X.
  2. ^ Laura Barcella, The Murderers of 'Mindhunter': What's True, What's Not?, su aetv.com, New York City, A&E Television Networks LLC, 13 novembre 2017. URL consultato il 6 gennaio 2019.
  3. ^ a b c Peter Vronsky, Serial Killers: The Method and Madness of Monsters, New York City, Penguin Books, 2004, ISBN 978-1-101-20462-7.
  4. ^ Ronald M. Holmes, Sequential Predation: Elements of serial fatal victimization, in Sexual Addiction & Compulsivity, vol. 4, n. 1, Hoboken, New Jersey, Routledge, gennaio 1997, pp. 33–42, DOI:10.1080/10720169708400129.
  5. ^ a b Katherine Ramsland, The Fetish Killer, su truTV Crime Library. URL consultato il 4 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 9 febbraio 2015).
  6. ^ Robert K. Ressler e Tom Schachtman, Whoever Fights Monsters, a cura di Charles Spicer, New York City, St. Martin's Paperbacks, 1993, p. 297, ISBN 0-671-71561-5.
  7. ^ Newton, Michael. Dizionario dei serial killer, Newton & Compton, 2004, Roma, pag. 40, ISBN 88-541-0183-4.
  8. ^ Mara Bovsun, Sicko shoe fetishist goes on a killing spree, in Daily News, New York City, 14 giugno 2014. URL consultato il 6 gennaio 2019.
  9. ^ Michael H. Stone & Gary Brucato. The New Evil: Understanding the Emergence of Modern Violent Crime (Amherst, New York: Prometheus Books, 2019), pp. 152-156.
  10. ^ a b c James Marrison, The Shoe Fetish Slayer, in The World's Most Bizarre Murders, Londra, Inghilterra, John Blake Publishing, 2010, ISBN 978-1-84358-698-2.
  11. ^ Inmate Jerome Brudos Passes Away, in DOC Public Affairs, Salem, Oregon, Oregon Department of Corrections, 28 marzo 2006. URL consultato il 4 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 21 luglio 2011).
  12. ^ (EN) Ed Smith, Scary Movies Based On True Stories: The Truth Is Worse Than Fiction, su CrimeWire, San Diego, California, Instant Checkmate LLC, 22 agosto 2018. URL consultato il 10 aprile 2018.
  13. ^ Roisin O'Connor, JK Rowling says cross-dressing killer in new Strike novel is based on real-life murderers, in The Independent, 18 settembre 2020. URL consultato il 19 settembre 2020.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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