Gruppo di Amaltea

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I satelliti del gruppo di Amaltea e gli anelli più interni del pianeta.

Il gruppo di Amaltea è l'insieme dei satelliti naturali più interni di Giove, le cui orbite si situano al di sotto di quelle dei satelliti medicei, con un semiasse maggiore che va da 128.000 a 222.000 km.[1] Si tratta di Metis, Adrastea, Amaltea e Tebe.

Parametri orbitali[modifica | modifica wikitesto]

Hanno orbite prograde e caratterizzate da scarsa eccentricità e bassa Inclinazione orbitale rispetto al piano equatoriale del pianeta. Le orbite sono molto vicine al pianeta; sono comprese tra 128 000 e 222 000 km, cioè tra 1,79 e 3,11 volte il raggio di Giove.[1]

I due satelliti più interni, Metis e Adrastea, compiono un'orbita in meno di un giorno gioviano, all'interno dell'orbita sincrona del pianeta; è l'unico caso conosciuto assieme a Fobos, uno dei due satelliti di Marte.

Le osservazioni suggeriscono che almeno Amaltea, il satellite più grande del gruppo, non si sia formato nella posizione attuale, ma provenga da un'orbita più esterna o che sia un oggetto catturato dal Sistema solare.[2]

Metis e Adrastea si trovano inoltre all'interno dell'anello principale di Giove, e contribuiscono al suo mantenimento fornendo continuamente nuovo materiale; similmente, Amaltea e Tebe contribuiscono al mantenimento degli anelli Gossamer.[1][3]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Le conoscenze a proposito del gruppo di Amaltea sono ancora limitate. Tutti e quattro hanno una forma irregolare e non sferica.

Amaltea è il quinto satellite per dimensioni dell'intero sistema di Giove; gli altri tre hanno dimensioni più limitate.[4] La massa di Amaltea è l'unica conosciuta e stimata in 0,86x103 kg/m3,[2][5] indicando che dovrebbe essere composto o da ghiaccio, o da un ammasso molto poroso di detriti, oppure è una combinazione di entrambi. La massa degli altri satelliti del gruppo non è nota, ma si stima che la composizione sia simile.

I satelliti furono individuati fra il 1979 e il 1982 dalla Terra o dalle immagini delle sonde Voyager; grazie ai ripetuti sorvoli da parte della sonda Galileo è stato possibile individuare alcuni crateri e altre formazioni geologiche presenti sulla loro superficie.

Sebbene gli intensi effetti mareali dovuti all'attrazione gravitazionale di Giove mostrino pesanti ripercussioni su Io, che pure si trova più lontano dal pianeta rispetto ai quattro satelliti più interni, le dimensioni trascurabili di questi ultimi fanno sì che la loro struttura interna non risenta in modo particolare della vicinanza alla superficie del pianeta. Ciononostante Metis e Adrastea, i due satelliti più interni in assoluto, si trovano al di sotto dell'orbita sincrona di Giove; la loro rivoluzione avviene più rapidamente della rotazione del pianeta. Le loro orbite sono pertanto destinate a decadere e i satelliti, una volta superato il limite di Roche di Giove, precipiteranno nella sua densa atmosfera.

Tavola riassuntiva[modifica | modifica wikitesto]

Il seguente prospetto riporta i satelliti del gruppo in ordine di distanza crescente da Giove.

Nome Diametro Massa Distanza media da Giove Periodo orbitale
Metis 43 km 1,2×1017 kg 127.691 km 7 h 4,5 min
Adrastea 26×20×16 km 7,5×1015 kg 128.694 km 7 h 9,5 min
Amaltea 262×146×134 km 2,1×1018 kg 181.995 km 11 h 57,38 min
Tebe 110×90 km 1,5×1018 kg 221.900 km 16 h 11,3 min

Metis[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Metis (astronomia).

Si tratta del satellite più interno di Giove in assoluto;[1] a causa delle intense forze di marea esercitate dal pianeta, la sua orbita è in costante decadimento. Il satellite è destinato a precipitare su Giove o a disgregarsi, una volta superato il proprio limite di Roche.[1]

Adrastea[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Adrastea (astronomia).

Adrastea è stato il primo satellite in assoluto ad essere scoperto grazie alle immagini catturate da una sonda interplanetaria.[6][7] Similmente a Metis, la sua orbita sta decadendo a causa dell'attrazione gravitazionale gioviana ed il satellite è destinato a precipitare nell'atmosfera del pianeta.

Amaltea[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Amaltea (astronomia).

Amaltea è il più grande dei quattro satelliti interni di Giove, ed è quello che dà il nome al gruppo. Scoperto nel 1892,[8] si tratta dell'oggetto più rosso del sistema solare; esso emette inoltre più calore di quanto ne riceva dal Sole, forse a causa delle correnti elettriche indotte dal campo magnetico di Giove nel suo nucleo ferromagnetico, o per via delle forze mareali. Rivolge sempre lo stesso emisfero verso il pianeta.[1]

Tebe[modifica | modifica wikitesto]

Lo stesso argomento in dettaglio: Tebe (astronomia).

È il satellite più esterno del gruppo di Amaltea, nonché il secondo del gruppo per dimensioni; come Amaltea, rivolge sempre lo stesso emisfero verso la superficie del pianeta.[1] La sua superficie è interessata da almeno 3-4 crateri di dimensioni planetarie (ovvero dello stesso ordine di grandezza del raggio del satellite).[1]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h Burns, J. A., Simonelli, D. P. e Showalter, M. R., Jupiter's Ring-Moon System, in Bagenal, Fran, Dowling, Timothy E. e McKinnon, William B. (a cura di), Jupiter: The Planet, Satellites and Magnetosphere, Cambridge University Press, 2004.
  2. ^ a b Anderson, John D.; Johnson, Torrence V.; Schubert, Gerald; Asmar, Sami; Jacobson, Robert A.; Johnston, Douglas; Lau, Eunice L.; Lewis, George; Moore, William B.; Taylor, Anthony; Thomas, Peter C.; Weinwurm, Gudrun, Amalthea's Density Is Less Than That of Water, in Science, vol. 308, 05/2005, pp. 1291-1293, Bibcode:2005Sci...308.1291A, DOI:10.1126/science.1110422.
  3. ^ Burns, J. A., Showalter, M. R. e Hamilton, D. P., The Formation of Jupiter's Faint Rings, in Science, vol. 284, n. 5417, 1999, pp. 1146–1150, Bibcode:1999Sci...284.1146B, DOI:10.1126/science.284.5417.1146, PMID 10325220.
  4. ^ Thomas, P. C.; Burns, J. A.; Rossier, L.; Simonelli, D.; Veverka, J.; Chapman, C. R.; Klaasen, K.; Johnson, T. V.; Belton, M. J. S., The Small Inner Satellites of Jupiter, in Icarus, vol. 135, 09/1998, pp. 360-371, Bibcode:1998Icar..135..360T, DOI:10.1006/icar.1998.5976.
  5. ^ Swiss Cheese Moon: Jovian Satellite Full of Holes, su ww.space.com, space.com, 9 dicembre 2002. URL consultato il 23 novembre 2007 (archiviato dall'url originale il 29 marzo 2006).
  6. ^ Marsden, Brian G., Editorial Notice, in IAU Circulars, vol. 3454, 25 febbraio 1980. (discovery)
  7. ^ D.C. Jewitt, Danielson, G.E. e Synnott, S.P., Discovery of a New Jupiter Satellite, in Science, vol. 206, n. 4421, 1979, p. 951, Bibcode:1979Sci...206..951J, DOI:10.1126/science.206.4421.951, PMID 17733911.
  8. ^ E. E. Barnard, Discovery and Observation of a Fifth Satellite to Jupiter, in Astronomical Journal, vol. 12, 1892, pp. 81–85, Bibcode:1892AJ.....12...81B, DOI:10.1086/101715.

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