Giovanni Antonio da Brescia

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca

Giovanni Antonio da Brescia (Brescia, 1460 circa – Roma, 1525 circa) è stato un incisore italiano del Rinascimento. La sua opera include quasi 150 pezzi da quando quelli di Zoan Andrea sono attribuiti a lui, i due artisti sono la stessa persona[1][2].

Iniziò la sua carriera con Andrea Mantegna a Mantova, trasferendosi poi a Roma dove ebbe una certa influenza, tra le altre, su Marcantonio Raimondi.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Il Laocoonte in una delle sue prime rappresentazioni (dopo il 1506, firmata, British Museum).
Due contadini, prima del 1506 (monogramma in basso a sinistra).

Nato in una data sconosciuta, Giovanni Antonio potrebbe essere originario di Brescia, anche se nessun documento amministrativo lo attesta, a parte la sua firma, che, a metà della sua carriera, era scritta in tre forme: Io. An. Bx., Io. An. Brixia.s "o" Io. Anton. Brixiano, Brixiano che significa "da Brescia".[3] In precedenza firmava con le iniziali “Z” e “A”, componendo un monogramma , e che era stato tradotto come Zoan Andrea, e assimilato ad un altro artista, per almeno venti incisioni. Tuttavia, "Zoan (o Zovanni)" è Giovanni in dialetto veneziano. Le due opere oggi ne fanno una sola.[4]

La traccia delle sue prime opere risale al 1490, quando si trova a Mantova, collaboratore o semplice fornitore della bottega di Andrea Mantegna; il maestro era esigente e, come per Gian Marco Cavalli assunto verso i trent'anni, si presume che anche Giovanni Andrea avesse raggiunto una certa maturità. Utilizza molti motivi del maestro nell'incisione tra cui Ercole e Anteo, La discesa in arti, L'allegoria del vizio e della virtù, Le quattro Muse danzanti e I Trionfi di Cesare.[5]

È provato che si stabilì poi a Roma, tra il 1506 e il 1513: le sue ultime opere incise testimoniano infatti modelli visibili solo in questa città, come il famoso marmo noto come Laocoonte, uscito dalla terra nel 1506, e che fu il primo a riprodurre, prima dell'aggiunta di alcune parti mancanti, effettuata nel 1523. Ebbe una certa influenza su Bartolomeo Montagna e suo figlio Benedetto Montagna, operanti a Vicenza, e su Marcantonio Raimondi, arrivato a Roma nel 1510.[6]

Si ritiene inoltre che sia andato a Firenze, per copiare composizioni di Filippino Lippi.[7]

Le sue ultime incisioni traducono tele dipinte intorno al 1519-1520, si presume che sia scomparso dopo questa data. Alcuni stimano che sia il 1525 come data della sua ultima produzione.[8]

Incisioni[modifica | modifica wikitesto]

Giovanni Antonio incise essenzialmente figure che occupano l'intero spazio della composizione, lasciando poco spazio agli sfondi paesaggistici, a differenza di un pioniere come Albrecht Dürer, da cui copiò quattro composizioni dopo il 1507. Sono presenti anche ornamenti, probabilmente destinati a commissioni di arti applicate. La sua tecnica di incisione su rame è il bulino e la punta secca.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Zucker, 58; BM. The evidence was published by Landau and Zucker in the catalogue for the 1992 London exhibition on Mantegna.
  2. ^ (FR) Mantoue, Milan: Zoan Andrea, su books.openedition.org. URL consultato il 20 dicembre 2020.
  3. ^ Treccani.it Giovanni Antonio da Brescia.
  4. ^ David Landau e Mark Zucker, in Mantegna (1992), op. cit., p.58.
  5. ^ (FR) Laura Aldovini, notice 146-147, pp. 348-349, in Giovanni Agosti, Dominique Thiébaut, Arturo Galansino et Jacopo Stoppa, Mantegna (1431-1506), Musée du Louvre éditions/Hazan, coll. « Catalogue de l'exposition », 2008.
  6. ^ (EN) David Landau et Peter Parshall, The Renaissance Print, Yale, Yale University Press, 1996, p. 76.
  7. ^ (EN) Mark Zucker, in Mantegna (1992), op. cit., p. 59.
  8. ^ (EN) Jacquelyn L. Sheehan, in Jay A. Levinson (dir.), Early Italian Engravings from the National Gallery of Art [catalogue], Washington, National Gallery of Art, 1973, p. 236.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • (FR) Adam von Bartsch, Le Peintre-graveur, XIII (1811), Leipzig, 1866, pp.315-331.
  • (DE) Paul Kristeller, Giovanni Antonio da Brescia, in Ulrich Thieme, Fred. C. Willis (dir.), Allgemeines Lexikon der Bildenden Künstler von der Antike bis zur Gegenwart, volume 14 [Giddens–Gress], Leipzig, E. A. Seemann, 1921, pp. 104–106.
  • (EN) Mantegna and his printmakers, in David Landau et Suzanne Boorsch (dir.), Mantegna [catalogue d'exposition], Londres/New York, Royal Academy / Metropolitan Museum of Art, 1992, pp.52, 56–66.
  • (EN) M. J. Zucker: Early Italian Masters (1980), Commentary (1984), 25 [XIII/ii] of The Illustrated Bartsch, ed. W. L. Strauss (New York, 1978–)

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

Controllo di autoritàVIAF (EN49493717 · ISNI (EN0000 0000 5954 9656 · CERL cnp01165001 · Europeana agent/base/16190 · ULAN (EN500018135 · GND (DE137195230 · BNE (ESXX938925 (data) · BNF (FRcb149576626 (data) · WorldCat Identities (ENviaf-49493717